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Etiopia, colloqui di pace in Sud Africa per la guerra genocida strumentalmente ignorata dal mondo.

Etiopia, colloqui di pace in Sud Africa per la guerra genocida strumentalmente ignorata dal mondo.

Lo stato regionale del Tigray è il terreno della guerra che avanza e tiene in una morsa più di 6 milioni di persone: il 4 novembre 2022 saranno 2 anni esatti dall’inizio del conflitto.

Guerra di cui la comunità occidentale, USA ed Europa, ed i media, soprattutto nel mainstream italiano, non danno degno spazio, si potrebbe dire alcuno: occupati a discutere e informare su altre guerre in cui le risorse da tutelare o conquistare son ben maggiori della tutela dei diritti umani negati in Tigray.

Che si definisca giuridicamente genocidio o etnocidio, ad oggi risulta la guerra più atroce in atto a livello globale. Si stimano 600.000 vittime, catastrofe umanitaria che ha visto la politicizzazione dei servizi di base (elettricità, telefoni e internet, conti correnti bancari) e del materiale salvavita, cibo e medicinali, come arma di guerra. Gli aiuti umanitari bloccati per mesi da volontà politiche.

Massacri extragiudiziali, arresti e deportazioni di massa su base etnica verso la popolazione del Tigray, distruzione sistematica di strutture sanitarie e abusi e violenze sui civili: ad oggi il 90% degli ospedali risulta non operativo ed in mancanza di medicinali e materiale igienico sanitario. Bombardate chiese, monasteri. Confermata attività di pulizia etnica verso i tigrini come confermato da HRW – Human Rights Watch ed Amnesty International.


Approfondimento: Etiopia, prove video di prigionieri bruciati vivi per vendetta.


Implicati in questi crimini di guerra e contro l’umanità il governo etiope assieme all’alleata Eritrea di Isaias Afwerki e i loro eserciti. Tutte le parti sul terreno, comprese le forze speciali amhara, le milizie Fano e il TDF – Tigray Defence Forces, le forze di difesa tigrine, sono state denunciate da diversi report delle agenzie umanitarie internazionali.

Definizione di guerra civile che non tiene, in quanto oltre all’Eritrea invaditrice, lo stesso dittatore eritreo ha inviato cadetti somali addestrati e circuìti per missione in Qatar, invece sono andati a morire in una guerra non loro in prima linea in Tigray: bisognerebbe parlare ormai di guerra regionale con tutto quello che ne comporta.

Lunedì 25 ottobre l’Unione Africana ha dichiarato aperti i colloqui di pace in Sud Africa.

Comunicato avvio colloqui di pace - Unione Africana
Comunicato avvio colloqui di pace – Unione Africana

Ai tavoli negoziali i rappresentati del governo etiope e quello tigrino.

L’Africa Union – AU è mediatrice.

Partecipanti:

  • l’ alto rappresentante per il Corno d’Africa, l’ ex presidente della Nigeria, Olesugun Obasanjo in veste di mediatore;
  • l’ex capo di Stato del Kenya, Uhuru Kenyatta
  • l’ex vicepresidente sudafricano Phumzile Mlambo-Ngcuka
  • Questi ultimi due in supporto ad Obasanjo.
  • E’ presente anche una rappresentanza:
  • dell’ IGAD – Intergovernmental Autority on Development (Autorità intergovernativa per lo sviluppo del Corno d’Africa);
  • delle Nazioni Unite – UN;
  • degli USA di Joe Biden;

Manca ai tavoli di negoziato l’Unione Europea – UE: Annette Weber, inviata speciale di Bruxelles per il Corno d’Africa non è stata invitata.

La prima chiamata dell’Unione Africana ai colloqui di pace era fallita sul nascere per problemi logistici: problemi organizzativi di Uhuru Kenyatta per l’invito troppo repentino.

Degno di nota è il colloquio avvenuto il 23 ottobre tra il segretario americano Antony Blinken contattato da Naledi Pandor, ministro degli esteri del Sud Africa.

I colloqui partiti il 25 si chiuderanno domenica 30 ottobre, come dichiarato in una conferenza pubblica da Cyril Ramaphosa, presidente del Sudafrica, mentre in Tigray la guerra, le violenze e l’assedio continua.

Infatti in Tigray continua l’avanzata dell’ENDF – Ethiopian National Defence Forces e le truppe eritree: hanno preso il controllo di diverse città e luoghi strategici come Shire, Alamata, Adwa ed Axum. Controllo che solitamente, come strategia bellica, viene preceduto da attacchi aerei per mezzo drone con conseguente epilogo di vittime tra i civili, adulti e bambini.

Lo stesso giorno di martedì 25 ottobre altri due eventi importanti

Incontro diplomatico sui diritti umani e la tutela alla vita

In concomitanza dell’avvio dei colloqui di pace, martedi 25 ottobre, ad Addis Abeba i rappresentanti degli stati Membri A3 (Gabon, Ghana e Kenya) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno avuto un incontro con i Commissari della Commissione internazionale degli esperti di diritti umani sull’Etiopia (ICHREE) e il Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Myanmar. Sono stati informati sugli “allarmanti abusi contro i civili” denunciati al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite in entrambe le “situazioni”, secondo la Missione permanente del Kenya presso le Nazioni Unite.

Il report prodotto dall’ICHREE in cui denuncia che tutte le forze in guerra hanno commesso crimini, dichiara anche che lo stesso governo di Abiy Ahmed Ali é implicato in cirmini contro l’umanità per aver bloccato l’accesso umanitario e la fornitura di materiale umanitario salvavita, alimenti e medicinali.

L’ Etiopia ha respinto il rapporto affermando che la commissione è “motivata politicamente” e le sue conclusioni sarebbero “non professionali e di parte”.

L’ONU ha recentemente prorogato di un anno il mandato della Commissione.

Comunicato sul rischio di genocidio e di escalation atrocità di massa in Tigray

Il Museo Commemorativo dell’Olocausto degli Stati Uniti – USHMM si è detto profondamente preoccupato per ulteriori crimini contro l’umanità e per un accresciuto rischio di genocidio nella regione del Tigray in Etiopia.

Dal 24 agosto 2022 è iniziato un nuovo fronte pesante di guerra in Tigray. La situazione è peggiorata esponenzialmente quando le forze di sicurezza etiopi, supportate dalle forze eritree e dalle forze speciali di Amhara, hanno sequestrato città e paesi chiave mettendo in pericolo tutti i civili vulnerabili in Tigray.

L’United States Holocaust Memorial Museum già un anno fa aveva avvertito e messo in guardia.

“Sono presenti molteplici segnali di avvertimento di un potenziale genocidio contro il popolo del Tigray: segnalazioni di massacri e altre uccisioni mirate di civili tigrini, disumanizzazione e incitamento all’odio, amplificati sui social media, che incoraggiano la violenza contro i membri del gruppo etnico, arresti di massa e detenzioni arbitrarie e possibili punizioni collettive sotto forma di carestia provocata dall’uomo nella regione del Tigray”

Aggiungendo:

“Questi rischi sono solo cresciuti e il nostro progetto di allerta preventiva ha costantemente classificato l’Etiopia come uno dei primi dieci paesi al mondo a più alto rischio per una nuova insorgenza di uccisioni di massa.”

Riguardo ai colloqui di pace USHMM ha sentenziato

Naomi Kikoler, direttrice del Centro Simon Skjodt per la prevenzione del genocidio dello United States Holocaust Memorial Museum ha affermato:

“Le notizie sui colloqui di pace sono un passo positivo, ma è fondamentale ricordare che spesso continuano a essere perpetrate atrocità di massa mentre i negoziati sono in corso. Allo stesso modo, spesso non si riesce a riconoscere che l’invocazione di “combattere una guerra civile” è usata dagli attori per nascondere intenzioni e azioni persecutorie. Sebbene l’attenzione dei responsabili politici sia stata altrove, si dice che quasi mezzo milione di persone siano state uccise o morte a causa della fame forzata. Le donne e le ragazze del Tigray hanno subito violenze sessuali diffuse, tra cui stupri, stupri di gruppo e mutilazioni sessuali.”

Conferme di guerra in corso

Mercoledì 26 ottobre giunge notizia dalla BBC che un’alta carica militare delle forze del Tigray ha riferito di pesanti combattimenti vicino alla città di Adwa che hanno coinvolto carri armati e artiglieria pesante. L’esito dei combattimenti nei pressi di Adwa potrebbe determinare chi controlla le 2 strade che portano a Mekelle, la capitale del Tigray. Segnalazioni anche di scontri che coinvolgono forze eritree vicino al confine con la regione di Afar. Mentre nella serata arriva la smentita sulle molteplici segnalazioni che le truppe eritree abbiano preso la città di Adigrat: infatti i combattimenti si svolgono ancora vicino a Zelambessa.

Trattative diplomatiche e compromessi negli accordi di pace

Un punto di cui tener presente e sottolineato da William Davison, analista senior di Crisis Group:

“AU nomina una parte negoziale come “TPLF”, che il governo federale [etiope n.d.r.] classifica come organizzazione terroristica. Questa guerra è in parte dovuta a una disputa costituzionale tra i governi federale e del Tigray. I mediatori [l’Unione Africana n.d.r.] lotteranno per fare progressi a meno che non lo riconoscano.”

Infatti il governo etiope ha dichiaratamente avvertito recentemente che determinate definizioni non possono venir utilizzate per classificare i “terroristi” a meno di non voler deteriorare la sovranità del governo dell’Etiopia. Costituzionalmente c’è la possibilità di secessione regionale, questo Paese, come le sue regioni, vengono definite federazioni. Però per la regione tigrina c’è il veto governativo di non poter essere definita come “Stato Regionale del Tigray” ed i suo amministratori come “governo del Tigray”. Il TPLF – Tigray People’s Liberation Front, il partito che governava la regione e che è stato capo coalizione per 27 anni prima dell’amministrazione del Premier Abiy Ahmed Ali, oggi per il governo centrale è il gruppo dissidente, legalmente denunciato e normato da maggio 2021 come gruppo terroristico.

Ethiopia Current Issues Fact Check, ente governativo etiope, ha sancito con un comunicato che:

“Espressioni come “Governo di” o “Stato del Tigray”, “Servizio esterno del Tigray” non sono solo semplici errori, ma minacciano la sovranità dell’Etiopia e devono essere verificate.”

Nelle trattative per la pace anche queste tematiche sono questioni che devono essere affrontate e che potrebbero destabilizzare gli stessi negoziati.

La comunità occidentale dopo due anni si fa attendere

E’ da due anni ormai che parte della società civile globale e della diaspora implorano con appelli e richieste la comunità occidentale, USA ed Europa, di agire per la tutela dei diritti umani e per mettere in salvo milioni di vite. Per due anni la comunità occidentale si è semplicemente preoccupata e sdegnata delle violenze ed atrocità perpetrate nella guerra genocida in Tigray e nel resto del nord Etiopia. Infatti a giugno 2021 era sconfinata anche nelle regioni Amhara ed Afar creando milioni di sfollati interni.


Appello inviato: Focus on Africa ha dato voce a parte della società civile e diaspora tigrina in Italia per l’appello di giustizia e trasparenza al Governo nei confronti della catastrofe umanitaria in Tigray. In attesa di riscontro, anche una non risposta sarà una risposta.


Giustizia e pace, accoppiata sinergica fondamentale

Mai come in questo preciso momento storico in cui i negoziati di pace sono in corso, la comunità occidentale si guarderà bene dall’agire, aspettando solo il verdetto: poi si vedrà.

Anche se la giustizia è accoppiata sinergica e fondamentale con la pace, la sentenza per i giudizi su crimini e criminali arriverà a suo tempo.

La storia italiana del colonialismo ed imperialismo fascista in Etiopia

Ricordiamo per esempio il periodo del 1936 e l’avanzata violenta dell’impero fascista di Mussolini in Africa. Nella metà degli anni novanta del secolo scorso la polemica tra lo storico Angelo Del Boca e Indro Montanelli: lo storico denunciava l’uso di iprite, armi chimiche in Etiopia da parte italiana per le conquiste di quel territorio del Corno d’Africa e la repressione del suo popolo, mentre il giornalista negò per poi doverlo riconoscere.

La conseguenza fu che le prove d’archivio storico raccolte da Del Boca fecero confessare la realtà dei fatti anche nelle sedi istituzionali governative. Nel febbraio 1996, il ministro della Difesa del governo Dini, generale Domenico Corcione, ammise che le armi chimiche erano state usate dagli italiani anche nella battaglia decisiva di Mai Ceu (ማይጨው – 50 km a nord di Alamata – Tigray) cui aveva partecipato Montanelli.

Giustizia arrivò solo dopo 60 anni, come sempre tardi. Speriamo che arrivi prima quella per tutti gli etiopi in Tigray in Amhara e Afar ancora martoriati dalla guerra e dalle sue conseguenze.

Le priorità urgenti sono l’accesso ed il supporto umanitario, i servizi di base

C’è solo bisogno di un cessate il fuoco immediato: una tregua per fare in modo che possano essere ripristinati i servizi base e che l’accesso umanitario possa portare tutto il necessario, cibo e materiale igienico-sanitario, medicinali, a milioni di persone. In contemporanea che possano essere ripristinati linee telefoniche, internet e conti correnti bancari.

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