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RDC: il Kenya ritira i suoi militari dalla Forza Regionale voluta dall’EAC per la pacificazione dell’est congolese

Secondo uno scoop del media congolese “Infos.cd”, riferito in via confidenziale da fonti diplomatiche e di sicurezza, negli ultimi giorni il Kenya avrebbe ritirato tutti i suoi ufficiali militari schierati nell’est congolese, dopo un mese dall’inizio dell’operazione dell’esercito kenyota nella RDC, nell’ambito della Forza Regionale internazionale di interposizione per la pacificazione dell’area.

Questo “disimpegno” del Kenya è un nuovo segno di rottura del nuovo presidente kenyota, William Ruto, rispetto al percorso diplomatico avviato dal suo predecessore, Uhuru Kenyatta, il quale aveva dato iniziato il processo di pace di Nairobi dello scorso giugno, quando era stata lanciata l’idea della creazione della Forza Regionale, di cui il Kenya avrebbe dovuto assicurare il comando. A questo, però, vanno aggiunti anche altri elementi critici, che vanno dalle difficoltà di finanziamento della Forza Regionale, i cui Paesi membri non sono in grado di affrontare, fino al fatto che, ad oggi, la forza militare internazionale non ha ancora ricevuto alcun mandato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per operare nella RDC. Evidentemente, in tali condizioni è molto difficile che possa attivarsi una reale collaborazione con la MONUSCO, l’operazione di peacekeeping dell’ONU, presente nell’oriente congolese da almeno 20 anni.

Al di là di tutto, però, il ritiro degli ufficiali kenyoti dalla Forza Regionale è un duro colpo all’attuazione della componente militare del processo di pace che i Paesi membri dell’EAC speravano di attuare per disarmare i tanti gruppi ribelli e scongiurare una recrudescenza del conflitto. Le truppe del Kenya avrebbero dovuto occuparsi soprattutto di contenere il gruppo ribelle filo-rwandese M23, che dallo scorso giugno controlla la località strategica di Bunagana, e che dallo scorso 20 ottobre (forse proprio in contemporanea con il ritiro degli ufficiali kenyoti) ha ripreso le ostilità con le FARDC, le Forze armate della RDC.

Da quasi un anno nelle regioni del Nord e del Sud Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, si è riacceso un conflitto che dura da decenni e che è combattuto sia per le tensioni interne al grande Paese africano, sia per le pressioni di alcuni attori della regione dei Grandi Laghi africani, in particolare Rwanda e Uganda, i quali ambiscono ad accrescere il loro ruolo geopolitico africano.

Per tentare una normalizzazione dei rapporti internazionali, alla fine di marzo 2022 la RDC è stata ammessa nella Comunità dell’Africa Orientale (EAC) ; un evento definito “storico” dal segretario generale dell’organizzazione, il keniota Peter Mathuki, alla presenza dei rappresentanti di Burundi, Kenya, Rwanda, Sud Sudan, Tanzania e Uganda. Da allora, tuttavia, le tensioni nelle province orientali congolesi sono peggiorate, al punto che a giugno a Nairobi (Kenya) e a luglio a Luanda (Angola) si sono tenuti dei summit tra i Paesi aderenti all’EAC e tra i soli Rwanda e RDC, al fine di “mettere in sicurezza l’intera regione”, con particolare riferimento alla recrudescenza della crisi nelle province orientali congolesi.

Il risultato di questi colloqui è emerso alla fine di luglio, quando è stato presentato un progetto di de-escalation che prevedeva nelle settimane successive il dispiegamento di una forza militare internazionale regionale, di cui tuttavia non fanno parte le truppe rwandesi. Tra fine agosto e settembre sono intervenuti i primi contingenti, quelli dell’Uganda e del Burundi, mentre alla fine di settembre è arrivato quello del Kenya, come aveva annunciato lo stesso presidente congolese Félix Tshisekedi a margine della 77isma sessione ordinaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, tenutasi lo scorso settembre a New York.

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