vai al contenuto principale

Crisi tra RDCongo e Rwanda: un vertice in Angola per scongiurare una nuova guerra

La tensione tra Kinshasa e Kigali cresce da mesi, con particolare preoccupazione nelle ultime settimane: prima la Repubblica Democratica del Congo ha sospeso i voli provenienti dal Rwanda, poi ha bloccato tutti i loro accordi commerciali e diplomatici. Questo ha preoccupato immediatamente i Paesi della regione dei Grandi Laghi e numerose autorità internazionali, che hanno subito invitato a una de-escalation, il cui momento più importante è avvenuto il 20 giugno a Nairobi, in Kenya, quando si è tenuto un summit dell’EAC (East African Community, Comunità dell’Africa orientale) per tentare una pacificazione nelle province orientali congolesi.

In tale contesto, alcuni giorni fa l’Unione Africana ha incaricato il presidente dell’Angola, João Lourenço, di fare da mediatore in questa crisi, per cui ha invitato a Luanda i presidenti congolese Felix Tshisekedi e il ruandese Paul Kagame, al fine di cercare una soluzione all’intensificazione dell’inquietudine nella RDC orientale, dove da oltre 25 anni si trascina uno scontro sanguinoso e recrudescente.

Ieri, mercoledì 6 luglio, i due capi di stato si sono incontrati di persona nella capitale angolana, dove, secondo il resoconto di João Lourenço, Tshisekedi e Kagame hanno iniziato un “processo di de-escalation”. Il presidente angolano ha potuto pronunciare queste parole perché i due omologhi hanno raggiunto un accordo sul cessate il fuoco, in modo da allentare le tensioni nel Nord Kivu, teatro principale del conflitto tra l’esercito congolese (FARDC) e i ribelli dell’M23 (composto da tutsi filo-rwandesi). Per assicurare il rispetto di tale accordo, sarà istituito un meccanismo di osservazione ad hoc, guidato da un ufficiale angolano, che si aggiunge al già presente meccanismo di verifica congiunta introdotto con la Conferenza internazionale sulla regione dei Grandi Laghi (ICGLR), la cui efficacia è tuttavia contestata da entrambe le parti.

In una roadmap diffusa su twitter da un account rwandese, i presidenti Kagame, Tshisekedi e Lourenço concorderebbero che la questione M23 è intracongolese, per cui sarà trattata all’interno del processo di pace di Nairobi, e che le FDLR (le “Forces démocratiques de libération du Rwanda”, un gruppo ribelle anti-Kagame) e i suoi alleati scissionisti devono essere sconfitti:

Il percorso di de-escalation, però, sarà lungo e graduale e, soprattutto, sarà effettuato principalmente attraverso la Commissione mista RDC-Rwanda, che ha l’obiettivo di ricostruire la fiducia reciproca tra i due Paesi e, in prospettiva, ripristinare le diverse questioni bilaterali, tra cui sicurezza, commercio e migrazione, su cui erano stati firmati vari accordi durante l’ultimo anno. In base a quanto riferito da entrambe le presidenze durante le rispettive conferenze stampa, oltre agli aspetti bellici sono state discusse anche questioni riguardanti lo sfruttamento delle risorse minerarie della RDC: il punto riguarda alcuni sospetti sul Rwanda, che risulta uno dei Paesi principali nell’esportazione di coltan, sebbene non ne sia tra i maggiori produttori, come invece è l’est congolese.

Nei giorni scorsi le tensioni tra i due Paesi avevano raggiungo un punto preoccupante. Prima di partire per l’Angola, il presidente Kagame aveva detto di augurare il meglio alla RDC e al Rwanda, “ma se il meglio non arriva, bisogna sempre prepararsi al peggio”:

Dal canto suo, il presidente congolese Félix Tshisekedi aveva avvertito del rischio di una guerra con il Rwanda in una intervista concessa al “Financial Times”: “Questa possibilità non può essere esclusa. Se la provocazione del Rwanda continua, non resteremo a guardare. Non siamo deboli”.

I problemi tra RDC e Rwanda sono dunque lontani dall’essere risolti; tuttavia, questo incontro in Angola segna un piccolo passo avanti, sebbene nella delegazione di Kinshasa ci sia maggior delusione, dal momento che sperava in un riconoscimento pubblico da parte del Rwanda sul suo supposto appoggio al gruppo ribelle M23 o in un’esplicita sua definizione come “organizzazione terroristica”.

Intanto i combattimenti sul campo continuano: lunedì 4 luglio si sono registrati scontri tra i ribelli e l’esercito congolese nella zona di Rumangambo, dove l’azienda “Virunga Energie”, che gestisce la centrale idroelettrica di Matebe, ha evacuato a Goma il suo personale non essenziale:

Il prossimo 12 luglio ci sarà un altro incontro tra le autorità congolesi e rwandesi, sempre a Luanda, capitale dell’Angola, il cui governo resta quindi il mediatore della crisi. Il tutto dovrebbe avere un’accelerazione ulteriore dai primi del mese di agosto, quando si prevede sul campo l’impiego di una forza militare regionale, come stabilito il 20 giugno a Nairobi durante l’ultimo vertice dei capi di Stato dell’Africa orientale.

Torna su