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Repubblica democratica del Congo – Rwanda: sospesi gli accordi commerciali e diplomatici

Il Consiglio Superiore di Difesa della Repubblica Democratica del Congo si è riunito stamattina a Kinshasa, sotto la presidenza del Capo di Stato, Félix Antoine Tshisekedi. La motivazione dell’incontro è la sicurezza nell’est del Paese, dove gli scontri tra l’esercito regolare e i gruppi ribelli, soprattutto l’M23, si fanno sempre più frequenti e devastanti. In particolare, la presa di Bunagana, una importante città commerciale del Nord Kivu al confine con l’Uganda, da parte dei guerriglieri dell’M23, il 14 giugno scorso, ha segnato una escalation piuttosto grave, a cui hanno reagito anche molte cancellerie occidentali, in particolare quelle dei paesi membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Il Consiglio di Difesa congolese si è concluso con due punti, dai quali sembra difficile tornare indietro: la convinzione, ribadita ancora una volta, che il Rwanda sostiene di nascosto l’M23 e la sospensione di tutti gli accordi e dei preaccordi firmati tra i due Stati.

Pur ribadendo fino ad ora di voler mantenere relazioni pacifiche con i loro vicini, le autorità di Kinshasa avevano preso un provvedimento forte già il 28 maggio, quando avevano sospeso i voli RwandAir sul territorio congolese per protestare contro il presunto sostegno di Kigali all’M23.

Ulteriore risultato del Consiglio è anche l’invito al governo congolese di fornire alle FARDC un maggior numero di mezzi logistici per poter affrontare il nemico.

Dal canto suo, il Rwanda respinge le accuse di collusione con l’M23, un gruppo composto principalmente da tutsi congolesi, e, anzi, accusa ritiene che la RDC sostenga un altro gruppo armato, i ribelli hutu rwandesi delle Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (FDLR).

Intanto aumentano anche le prese di posizioni internazionali di intellettuali e personalità della cultura, come Denis Mukwege, Premio Nobel per la Pace 2018, che denuncia la “aggressione” del Rwanda contro la RDC e chiede al Belgio di agire: “può giocare un ruolo molto importante“, come quello avuto nel 2012 dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che all’epoca “aveva chiamato il presidente ruandese per chiedergli di fermarsi e una settimana dopo, il gruppo M23 si era ritirato in Rwanda; una telefonata che ci ha dato pace per dieci anni“.

La tensione sale anche nella società civile e il picco si è avuto nella mattinata del 15 giugno a Goma, sul confine con il Rwanda, dove migliaia di persone sono scese in strada, proprio davanti al posto di frontiera, per una manifestazione anti-rwandese. Il corteo è stato piuttosto teso e la polizia in tenuta antisommossa ha fermato molte persone:

In città sono state chiuse banche, distributori di benzina, scuole, negozi e altri esercizi commerciali, ad eccezione di alcune farmacie. In preda al panico, i cittadini rwandesi che si trovavano a Goma sono fuggiti dall’altro lato della frontiera, mentre i congolesi che si trovavano in Rwanda hanno fatto il movimento opposto. A Goma, i manifestanti, soprattutto giovani, si sono mossi in direzione del confine tra la RDC e il Rwanda, intonando slogan contro il Paese vicino e, soprattutto, contro il suo Presidente, Paul Kagame, ritenendo che dietro le incursioni militari dell’M23 nella Repubblica Democratica del Congo ci sia proprio il governo e l’esercito rwandese:

Nel corso della giornata, inoltre, nel quartiere commerciale di Goma si sono avuti saccheggi di vari negozi appartenenti a cittadini rwandesi, al grido di “Non vogliamo più rwandesi, andiamo ad affrontare Kagame a casa sua”. In alcuni casi, i propositi sono stati ancora più inquietanti perché hanno evocato l’etnia, come in questo video in cui un manifestante dice di sapere dove vivono le famiglie tutsi a Goma e lui intende raggiungerle, brandendo una grossa pietra tra le mani:

Giusto un anno fa, il 23 maggio 2021, in quegli stessi luoghi migliaia di abitanti di Goma attraversavano la frontiera con il Rwanda per scappare dalla drammatica eruzione del vulcano Niyragongo e trovare rifugio nella vicina città di Gisenyi:

Dopo un mese, come riferì Focus On Africa, i Presidenti dei due Paesi, Tshisekedi e Kagame, ebbero un incontro storico proprio tra Goma e Gisenyi, per ribadire cooperazione e solidarietà: un gesto di speranza che oggi, purtroppo, sembra molto lontano.

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