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La Repubblica democratica del Congo ammessa nella Comunità dell’Africa Orientale

Con il 19° Vertice Straordinario dei Capi di Stato della Comunità dell’Africa Orientale (EAC), tenutosi martedì 29 marzo, i rappresentanti di Burundi, Kenya, Rwanda, Sud Sudan, Tanzania e Uganda hanno deciso di includere nella loro organizzazione anche la Repubblica Democratica del Congo (RDC).
Il segretario generale, il keniota Peter Mathuki, ha definito «storico» l’evento, congratulandosi con tutti i presenti per il coraggio e la lungimiranza della decisione:

Anche gli altri leader hanno espresso soddisfazione, come ad esempio Yoweri Museveni, presidente dell’Uganda, che ha parlato di ricucitura dopo lo strappo causato dal colonialismo:

Con la RDC, l’EAC raddoppia la sua estensione territoriale, che ora va «dall’Oceano Indiano all’Oceano Atlantico»:

Inoltre, accogliendo i 90 milioni di congolesi nel mercato unico dell’Africa Orientale, che già contava circa 200 milioni di abitanti, ci si attende una crescita delle esportazioni e degli scambi internazionali, anche grazie all’assenza di dazi doganali e al conseguente calo dei costi delle comunicazioni e delle strutture per viaggiare nella regione. Tuttavia, bisognerà governare con estrema attenzione questo cambiamento, perché lo shock potrebbe avere gravi ripercussioni sull’economia congolese, che è poco industrializzata e poco bancaria.
Storicamente, l’EAC contemporanea è un’evoluzione di un progetto precedente, conclusosi nel 1977, quando Kenya, Tanzania e Uganda ruppero la loro collaborazione che andava avanti fin dagli inizi del XX secolo. La riconciliazione avvenne nel 1993, con la firma ad Arusha di un trattato di cooperazione, che poi divenne la nuova EAC nel luglio 2000. Successivamente, si aggiunsero nel 2007 il Burundi e il Rwanda e, nel 2016, il Sudan del Sud, fino alla nuova espansione di ieri con l’ammissione della RDC.
Fin dall’inizio del suo mandato, il presidente congolese Félix-Antoine Tshisekedi ha cominciato un lungo dialogo internazionale che ha avuto dei momenti topici nell’estate 2021, quando ha tenuto degli incontri bilaterali con il Rwanda nel mese di giugno, con il Burundi a luglio e con la Tanzania ad agosto. Chiedendo l’ingresso del suo Paese nell’organizzazione dell’Africa Orientale, Tshisekedi ha favorito la fine dell’isolamento diplomatico del suo Paese, riallacciando i rapporti diplomatici che, nella regione, sono stati molto tesi per anni (e talvolta lo sono ancora). Nella sua allocuzione in videoconferenza, il presidente congolese ha riassunto per punti i vantaggi della nuova EAC, ringraziando gli altri Stati membri per aver accolto la RDC:

Il lavoro per l’allargamento dell’EAC non è stato semplice o automatico, i passaggi formali da parte delle istituzioni comunitarie, ma anche del governo e del parlamento congolese sono stati molti: le procedure hanno riguardato i settori politico, giuridico e istituzionale, infrastrutturale, produttivo e sociale, senza tralasciare gli affari economici e il commercio, che poi sono al centro dell’accordo.
Il tutto è stato poi verificato da un gruppo transnazionale che ha esaminato, tra l’altro, l’attuale situazione della RDC nel diritto internazionale e ha stabilito il livello di conformità del Paese ai criteri per l’ammissione nella Comunità dell’Africa Orientale.
Come osservato da Jonathan Ang’ani Omuchesi, docente di governance e integrazione regionale all’Università Cattolica dell’Africa orientale, l’integrazione all’interno di questa comunità prevede il rispetto di quattro pilastri: «l’unione doganale, il mercato comune, l’unione monetaria e la federazione politica». Secondo i dati, dal 2006 l’EAC ha permesso un miglioramento del commercio e degli investimenti nella regione, portando a un rafforzamento delle relazioni tra i Paesi membri, ma d’ora in avanti l’obiettivo è preparare gli altri due pilastri, l’unione monetaria e la federazione politica.

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