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Rd Congo, restano in carcere i cinque imputati del processo Attanasio che continua a Kinshasa

Il tribunale militare di La Gombe ha negato la libertà provvisoria su cauzione ai cinque imputati accusati di essere  coinvolti nell’omicidio dell’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, Luca Attanasio, ucciso in un agguato il 22 febbraio del 2021 insieme al carabiniere che gli faceva da scorta e suo amico, Vittorio Iacovacci, e all’autista del World food programme che li accompagnava, Mustapha Milambo.
Rigettata anche la contestazione della giurisdizione della Procura militare quale organo giudicante competente.
il processo quindi non sarà spostato a Goma, da cui era stato avocato a Kinshasa per rischio di inquinamento di prove, ma rimane nella capitale  congolese.

Durante l’udienza, che si tiene sotto una struttura tendata, nel distretto amministrativo ed economico di “La Gombe, è stato ascoltato uno e degli accusati, Issa Seba Nyani, che ha ritrattato la confessione con la quale aveva ammesso di aver partecipato all’agguato, affermando che gli era stata estorta sotto tortura.
La richiesta di cauzione presentata dall’avvocato degli imputati Issa Seba Nyani, Amidu Sembinja Babu, Balume Bakulu eBahati Kiboko, i quali sostengono di essere estranei alla vicenda. non è stata accolta con la motivazione del “rischio di fuga”.

Soddisfatto della decisione della Corte il procuratore che rappresenta l’accusa, il tenente colonnello Joseph Malikidogo, che aveva argomentato con efficacia sul perché, essendo state usate “armi e munizioni da guerra” nell’attacco, il processo fosse di competenza militare.

”Era la decisione giusta,  rilasciare gli imputati sarebbe stato scandaloso vista la “gravità indescrivibile” dei loro crimini” ha affermato il procuratore Malikidogo.
Il processo è iniziato il 12 ottobre ma era stato immediatamente sospeso su richiesta dei difensori di cinque dei sei imputati (il sesto, Marc Prince Nshimimana, ritenuto colui che ha sparato e presunto leader del gruppo, è in fuga e giudicato in contumacia), sostenendo di non aver preso visione del fascicolo.
Oggi è stata la prima udienza che ha permesso di entrare nel vivo del processo ma dopo la testimonianza del primo imputato è stato rinviato al 2 novembre.
Anche oggi era presente l’ambasciatore italiano nella Rd Congo Alberto Perrangeli, che assisterà a tutto il dibattimento.
Proprio grazie all’impegno del nostro diplomatico è stato possibile arrivare a questa svolta giudiziaria, un primo passo per accertare come siano andati i fatti il 22 febbraio dello scorso anno in Nord Kivu, realtà congolese sempre più instabile dopo la ripresa degli scontri tra le Fardc e il gruppo armato M23.
Tanti, ancora, i dubbi da chiarire sulla dinamica e soprattutto sui mandanti dell’agguato, non un sequestro improvvisato, che avrebbe avuto come obiettivo prefissato proprio l’ambasciatore italiano in Congo.

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