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Burundi, chiuse le frontiere con il Rwanda

Ieri, giovedì 11 gennaio 2024, il ministro degli Interni del Burundi, Martin Ninteretse, ha annunciato che il suo Paese ha chiuso tutte le frontiere terrestri con il Rwanda, che ha definito come un “cattivo vicino”. In particolare, Bujumbura accusa Kigali di ospitare gruppi armati la cui ambizione è destabilizzare il Burundi, ma assicura anche che i rapporti con il presidente rwandese riprenderanno quando Paul Kagame tornerà “con le migliori intenzioni”.

Ulteriore conseguenza di questa situazione è che i cittadini rwandesi presenti sul territorio burundese verranno espulsi.

Più nello specifico, il Burundi ritiene che il gruppo RED-Tabara (Resistenza per lo Stato di Diritto in Burundi) abbia lanciato un attacco il 22 dicembre vicino al confine con la Repubblica Democratica del Congo, uccidendo 20 persone, tra cui donne e bambini, come raccontato da “Focus on Africa” in questo articolo:

Burundi, 20 morti per un attacco ribelle al confine con la RDCongo

Successivamente, il 29 dicembre, il presidente del Burundi Evariste Ndayishimiye ha accusato il Rwanda di sostenere i ribelli, ma Kigali ha respinto tali affermazioni.

Le relazioni tra Burundi e Rwanda sono state spesso difficili, ma erano leggermente migliorate con l’elezione nel 2020 di Evariste Ndayishimiye a Capo di Stato burundese, fino alla riapertura dei confini nell’autunno del 2022, dopo sette anni di chiusura, quando nel 2015 a Bujumbura era esplosa una grave crisi socio-politica intorno all’autoritarismo del presidente precedente, Nkurunziza. Ne scrivemmo qui:

Burundi: tra scontri di contadini e timide riaperture delle frontiere

Nel corso del 2023 le tensioni crescenti tra Rwanda e RDCongo si sono progressivamente allargate anche al Burundi, sia perché quest’ultimo ha partecipato con un suo contingente alla Forza Militare Regionale nelle province orientali congolesi, ritirato poche settimane fa, sia perché sono aumentati gli scontri e le violenze, come nel caso delle decine di ribelli rwandesi uccisi dall’esercito burundese o, sull’altro fronte, come le sempre più frequenti e sanguinose incursioni dei miliziani RED-Tabara (burundesi anti-governativi) nel Sud Kivu e nello stesso Burundi, con una forza stimata tra 500 e 800 combattenti.

Il governo di Kigali ha negato le accuse burundesi, affermando in un comunicato il Rwanda “non è associato, in alcun modo, ad alcuno dei gruppi armati burundesi”. Il Rwanda afferma, inoltre, di essere venuto a conoscenza della decisione del Burundi attraverso i resoconti dei media, violando i principi della Comunità degli Stati dell’Africa Orientale (EAC) di cui entrambi i Paesi fanno parte: una “decisione infelice” che “limiterà la libera circolazione delle persone e delle merci”.

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