Al via il piano Mattei, strategico per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano.
Il piano prende il nome da Enrico Mattei ed ha un approccio “non predatorio” nei confronti dell’Africa.
Si tratta di un piano strategico per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati del Continente africano, un piano energetico e sociale per il continente, che richiama il nome dell’ex presidente Eni scomparso nel 1962 di cui cerca di imitare quello che chiama un approccio “non predatorio” nei confronti dell’Africa da parte europea, volto alla promozione di uno sviluppo sostenibile e duraturo.
Nelle intenzioni del nostro governo, l’iniziativa dovrebbe avere un contenuto strategico, mettendo l’Italia al centro di un sistema complesso di relazioni fra Africa ed Europa: la funzione di “ponte” o “hub” spesso evocata dalla nostra premier Giorgia Meloni.
Al momento si parla soprattutto di idrocarburi, si tratta, in breve, dell’importazione dall’Africa di idrogeno verde prodotto in quei paesi, attraverso l’utilizzo di pipeline già esistenti o costruendone di nuove che attraversano il nostro paese.
Promuovere, in altre parole, un Green Deal euromediterraneo con un triplice vantaggio: aumentare la nostra sicurezza energetica; incentivare l’Agenda climatica dell’UE; rafforzare le relazioni con i paesi produttori fornendoli delle tecnologie appropriate per trasformare sole e vento in idrogeno verde.
A New York a fine settembre si è svolta l’assemblea generale delle Nazioni Unite a cui l’Italia ha partecipato con un solida delegazione guidata dal presidente del consiglio Giorgia Meloni con il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
Di fronte a pulsioni predatorie, nuove e vecchie, verso l’Africa, il governo Meloni ha scelto un eroe, mai troppo valorizzato, del pantheon repubblicano che costruì un modello alternativo al neocolonialismo, basato sulla cooperazione nel Mediterraneo allargato.
Un modello in grado alimentare una stagione di pace e stabilità, nel contesto della Guerra Fredda.
Ora tale piano è finalmente divenuto uno strumento operativo, con il quale la diplomazia italiana potrà confrontarsi con i nuovi partners africani.