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Burkina Faso, espulsione per tre diplomatici francesi accusati di “attività sovversiva”

Ieri, 18 aprile, il governo militare del Burkina Faso ha espulso tre diplomatici francesi con l’accusa di “attività sovversiva”, alimentando ulteriormente le tensioni con la Francia. Questa mossa segue una serie di azioni che hanno raffreddato i rapporti tra i due Paesi, un tempo stretti alleati.

La lettera del Ministero degli Esteri del Burkina Faso non specifica la natura delle presunte attività, ma due dei tre espulsi erano consiglieri politici, facendo presumere che le loro azioni diplomatiche standard siano state interpretate come sovversive. Una fonte anonima con conoscenza diretta della situazione sostiene che i diplomatici siano stati espulsi a causa di incontri con membri della società civile burkinabè. La Francia ha respinto le accuse come infondate e ha espresso rammarico per la decisione.

Questa espulsione si inserisce in un contesto di crescente tensione tra Burkina Faso e Francia. Dal colpo di stato militare del 2022 che ha portato al potere la giunta attualmente al governo, le relazioni tra i due Paesi si sono deteriorate in modo significativo. Il Burkina Faso ha da allora allontanato le truppe francesi che erano state dispiegate nel Paese per aiutare a combattere i militanti jihadisti. Ha inoltre richiamato l’ambasciatore francese e sospeso le trasmissioni di alcuni media francesi.

La giunta del Burkina Faso sta affrontando una difficile situazione interna, impegnata a contenere un’insurrezione jihadista legata ad al-Qaeda e allo Stato Islamico. Tuttavia, le sue azioni per contrastare la minaccia sono state criticate da organizzazioni internazionali per i diritti umani. La giunta è accusata di limitare la libertà di espressione e di intimidire i critici.

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