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Il presidente della Repubblica Centrafricana durante la campagna elettorale a dicembre con guardie del corpo di Wagner. Ph. Credit: AFP

Wagner in Africa. Un futuro incerto tra guerre e grandi affari

La stretta del 10 giugno scorso sulla Wagner PMC ha sancito la rottura definitiva tra Evgenij Prigozhin e il Cremlino. Il Ministero della Difesa aveva richiesto (entro la data del 1 Luglio) l’assorbimento dei mercenari al soldo delle società satellite della holding “Patriot” la stipula di contratti di assunzione con la difesa russa e il rimpatrio degli elementi stranieri.

Una mossa che aveva portato Prigozhin a inscenare una protesta dal grande impatto scenico, con la sua cavalcata verso Mosca e dalla grande eco mediatica, soprattutto per le sue dichiarazioni al vetriolo contro il Ministro della difesa Sergei Shoigu e contro il generale Sergei Surovikin, già capo delle operazioni militari in Ucraina; proprio loro, secondo il capo della Wagner, sarebbero stati i responsabili del disastro al quale migliaia di uomini russi sarebbero andati incontro, privi di mezzi, munizioni e addestramento.

Ora sappiamo tutti come è andata, la sorte di Prigozhin sembra ormai relegata al dimenticatoio se non a qualcosa di ben peggiore (i russi ci hanno abituato ai grandi colpi di scena), le forze della Wagner richiamate in Bielorussia in attesa di un nuovo inquadramento nell’esercito. Il 30 giugno, Prigozhin, fondatore della PMC insieme a Dmitriy Valeryevich Utkin annuncia il licenziamento dei dipendenti della holding sancendo così la chiusura ufficiale del gruppo al servizio sin dal 2014 degli interessi geopolitici di Mosca.

La base aerea di al-Khadim, Libia, colpita nella notte del 29 giugno da missili a lungo raggio. La base è controllata dalle forze Wagner presenti nel paese.

Un destino segnato per gli uomini in servizio in Ucraina al fianco delle truppe russe, ma incerto per quelli impegnati in altri scenari, come quello africano. Sudan, Burkina Faso, Libia, Siria, Repubblica Centrafricana, sono solo i più noti nel panorama della presenza della Wagner in Africa, una presenza che passerà una fase di transizione, non sempre indolore. Nella notte tra il 29 e il 30 giugno in Libia, le forze della Wagner in servizio presso la base aerea di al-Khadim sono state colpite da missili a lungo raggio, sembrerebbe attraverso l’uso di UAV Bayraktar Akıncı (notizia non confermata, ma che rilancerebbe la tesi dell’attacco da parte delle milizie filoturche presenti nell’area).

Non è del tutto chiaro cosa accadrà agli altri 6000 combattenti presenti nel continente, quale sarà la loro sorte e se abbandoneranno le loro posizioni e come verranno gestiti gli interessi portati avanti dalla Wagner (attraverso una serie di società ad essa riconducibili).

Sudan: la Wagner, l’estrazione dell’oro e il ruolo delle RSF

Il presidente della Repubblica Centrafricana durante la campagna elettorale a dicembre con guardie del corpo di Wagner. Ph. Credit: AFP
Il presidente della Repubblica Centrafricana durante la campagna elettorale a dicembre con guardie del corpo di Wagner. Ph. Credit: AFP

Non è un caso che a poche ore dal colpo di spugna del Cremlino, che ha messo la parola fine alla Wagner, il Ministero degli esteri russo si sia precipitato a rassicurare i partner africani dei paesi nei quali viene impiegata; tra le prime telefonate quelle fatte a Faustin-Archange Touadéra e al Presidente del Mali, Assimi Goïta, che proprio nella giornata del 1 Luglio, attraverso un provvedimento fatto adottare dal governo all’unanimità e con effetto immediato ha decretato la parola fine della missione Onu “Minusma”: dal 1 Luglio i “caschi blu” hanno dovuto cessare tutte le attività nel paese e attivarsi per la partenza prevista per il 31 Dicembre 2023.

Nel contempo una serie di emissari del Ministero della difesa russo sono partiti alla volta di Bamako, Bangui, Khartoum, Damasco e Ouagadougou per garantire la transizione in sicurezza ed assicurare ai partner il proseguimento – sotto controllo – della “collaborazione”.

Se fino ad oggi la PMC è stata descritta dal ministero della difesa russo come un’entità indipendente (pur essendo stati riscontrati e provati -nel tempo – i legami con il governo) è bastato far saltare l’uomo al comando per dire candidamente al mondo che in realtà Wagner era la longa manus del Cremlino.

Uomini della Wagner PMC in Libia. Ph Credit: analisidifesa.it
Uomini della Wagner PMC in Libia. Ph Credit: analisidifesa.it

Fuori dal panorama russo ed Ucraino, la Wagner ha offerto fino ad oggi programmi di addestramento e supporto ad eserciti e milizie attive sul campo. E’ il caso della Siria (Assad) e della Repubblica Centrafricana (Faustin-Archange) o nel secondo dei casi della Libia (con il generale Haftar) o del Sudan (nel tempo con Al Bashir e definitivamente con Mohamed Hamdan Dagalo); molto spesso a questi programmi di supporto militare e di intelligence si sono affiancate operazioni commerciali piuttosto spregiudicate, che nell’arco di questi 11 anni (Wagner mette la prima volta piede in Africa nel 2012 a fianco delle truppe maliane, nella lotta contro i gruppi terroristici affiliati allo Stato Islamico) hanno prodotto introiti consistenti al gruppo.

Repubblica Centrafricana, Wagner controlla tutte le basi militari del paese

Il gruppo infatti porta sul campo non solo mercenari e “consulenti militari” ma anche tecnici, operai, specialisti nelle estrazioni minerarie di oro ed uranio, imprenditori nel campo del commercio del legname, del cacao, del caffè, specialisti in campo logistico e social media manager in grado di supportare la propaganda e la narrativa dei governi (non è un caso che siano tutti in mano a militari) con i quali collabora.

Dopo la sigla del patto del 2017 tra Al Bashir e Putin, in quel di Sochi, due società appena costituite, la M Invest e la Meroe Gold mettono le mani sulla sicurezza dei siti minerari: tradotto, nel 2019 prendono pieno possesso delle miniere site nel Darfur, appaltando quello che era il loro compito, la sicurezza dei siti, alle Forze di supporto rapido (RSF) di Dagalo, detto “Hemeti”, facendo di lui uno degli uomini più ricchi del paese. Alle RSF verrebbero affidate le rotte per il commercio di oro che in una sorta di triangolazione, lo farebbero volare dal Sudan alla penisola araba e da qui in Russia.

Ph. Credit: AFP
Ph. Credit: AFP

La logistica merita il nostro interesse, perché denota quanto la Wagner fosse dipendente, anche negli “affari”, dal Ministero della difesa. Le PMC si sono sempre affidate ai servizi logistici dell’esercito russo, in ogni scenario, anche se in quello africano è apparso molto più evidente. Hanno utilizzato aerei e mezzi dell’esercito per il trasporto di uomini, mezzi e merci, hanno avuto un afflusso costante di armi e sistemi di dotazione dell’esercito russo. Smarcarsi dallo scenario africano, del resto, può risultare molto più difficile da quello -seppur difficile- in cui la Wagner si è impantanata nel teatro ucraino.

Elicotteri della Compagnia Wagner nella base di Mpoko, RCA. Il 9 Maggio è stato issato il vessillo della Compagnia nella base.

E’ ragionevole, quindi, pensare che non cambierà molto dello status quo attuale; Wagner o cosa ne resterà della Wagner manterrà gli interessi in atto, in una sorta di subentro che forse obbligherà la Russia a rivedere lo status dei combattenti sul campo, fino ad oggi formalmente dei soggetti privati, in appartenenti a tutti gli effetti delle forze armate russe.

Per molto tempo, l’utilizzo della Wagner in Africa ha fatto si che la Russia potesse aumentare la propria presenza e la propria influenza senza coinvolgere direttamente il Cremlino, mettendolo al riparo da scandali, accuse di crimini di guerra e affari illeciti. Tutto ciò, mantenendo in piedi gli enormi interessi economici costruiti nel tempo.

Una settimana fa, mentre Lavrov affidava a Russia Today queste parole, nel tentativo di rassicurare i partner africani, “non ho visto alcun panico particolare, non ho visto alcun cambiamento nell’atteggiamento dei Paesi africani nei confronti della Federazione Russa. Al contrario. I membri di Wagner stanno lavorando in Mali e nella Repubblica Centrafricana come istruttori. Naturalmente questo lavoro continuerà“, Fidèle Gouandjika, consigliere del presidente della Repubblica Centrafricana, ha riferito  al The New York Times, scherzando: “Se Wagner non è più disponibile, i russi ci mandino Beethoven o Mozart, noi ce li prendiamo”.

Appare verosimile che in paesi dove la Wagner ha avuto rapporti prettamente militari e impieghi in campo strategico sarà molto più facile smarcarsi dai teatri in cui la società è stata impiegata (basterebbe che il Ministero della difesa russo tagliasse il supporto logistico e militare al personale sul campo). Più difficile sarà farlo ove vi sono rapporti con l’establishment politico o a maggior ragione gli interessi sono per lo più commerciali.

Dobbiamo ricordare e sottolineare che gli uomini di Wagner in Africa, differentemente dal resto della compagnia, vengono pagati direttamente  dalla holding di Prigozhin e qualora venissero tagliati i fondi a disposizione, potrebbe esserci il rischio che il personale tenterà di smarcarsi, andando a rimpolpare le fila di quelle milizie a servizio del signore della guerra di turno.

Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che i combattenti di Wagner dovrebbero arruolarsi nell’esercito regolare, potrebbero tornare a casa o dirigersi verso la Bielorussia dove li attende una base a loro dedicata, ma appare improbabile che ciò accada per i soldati di ventura russi in Africa.

Potrebbe profilarsi una sorta di compromesso che vedrebbe Prigozhin smarcarsi completamente dal teatro ucraino e mantenere un controllo, seppur parziale, delle forze dispiegate in Africa, interessi economici compresi?

Le fabbriche di troll social disseminante nel continente, rimaste silenziose durante “l’ammutinamento” di Prigozhin, negli ultimi giorni hanno sposato appieno la linea del Cremlino, definendo il presidente russo Putin “maestro della guerra”. Una posizione ancora più evidente dopo la mediazione del presidente bielorusso Aljaksandr Lukašėnka che non ha portato però le migliaia di account esistenti a non nominare mai Prigozhin né a tentare di screditarlo (come il manuale della propaganda vorrebbe), quasi ad indicare che un accordo tra Putin e Prigizhin è pur sempre possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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