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Niger: a un mese dal golpe militare, persiste lo stallo diplomatico

Nella sera del 26 luglio 2023, un colpo di stato militare ha rovesciato il presidente Mohamed Bazoum, democraticamente eletto il 20 febbraio 2021, ponendo fine alla Settima Repubblica e al governo del Primo Ministro Ouhoumoudou Mahamadou. Il 28 luglio, il generale Abdourahamane Tchiani si è autoproclamato capo di stato de facto del Paese e l’ex ministro delle finanze Ali Lamine Zeine è stato dichiarato il nuovo Primo Ministro del Paese.

La Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS/CEDEAO) ha concesso ai golpisti del Niger una settimana di tempo, il 30 luglio 2023, per ripristinare Bazoum, altrimenti avrebbe dovuto affrontare sanzioni internazionali e l’uso della forza. Scaduto il 6 agosto l’ultimatum, il 10 agosto l’ECOWAS, presieduta dalla Nigeria, ha ordinato l’immediata attivazione della sua forza di riserva. Ad oggi, 26 agosto, non è avvenuta alcuna iniziativa militare, ma è bene ricordare che l’ECOWAS è già intervenuta in Gambia per ripristinare la democrazia dopo la crisi costituzionale del 2016-2017.

Tutti gli Stati membri attivi dell’ECOWAS, ad eccezione di Capo Verde, si sono impegnati a contribuire con truppe militari delle loro forze armate nel caso di un intervento militare guidato dall’ECOWAS contro la giunta nigerina, la quale, tuttavia, è sostenuta dalle giunte militari del Burkina Faso e del Mali, che hanno minacciato di unirsi militarmente a fianco del Niger se dovesse essere lanciato un attacco.

In queste settimane di tensione non sono mancati, naturalmente, anche dei tentativi di negoziazione diplomatica, l’ultimo dei quali proprio pochi giorni fa: giovedì 24 agosto la delegazione inviata dall’ECOWAS a Niamey ha riferito al presidente nigeriano Bola Tinubu che l’unica apertura che la giunta nigerina sarebbe disposta a fare per il momento è “la discussione su molti punti, ma non il ritorno del presidente Mohamed Bazoum”.

All’interno dell’ECOWAS queste dichiarazioni vengono interpretate in maniera diversa. Soprattutto Capo Verde si è dichiarata apertamente contraria ad un possibile intervento militare contro la giunta di Niamey per il ritorno all’ordine costituzionale. La Commissione ECOWAS ricorda che l’opzione dei “negoziati” non è affatto abbandonata, ma ribadisce anche che l’ipotesi del “possibile intervento militare contro i golpisti” è ancora sul tavolo. A questo proposito, alcuni Paesi membri ritengono che il presidente nigeriano Bola Tinubu debba essere “più deciso che mai”, perché “ha preso degli impegni e deve rispettarli”, ha affermato un diplomatico ghanese.

Dal canto suo, la giunta militare al potere in Niger ha autorizzato il Mali e il Burkina Faso a inviare le proprie truppe in caso di attacco. Con due decreti firmati dal capo della giunta, il generale Abdourahamane Tiani, il Paese del Sahel si prepara anche sul piano bellico, lasciando intendere che i golpisti intendono resistere alle pressioni esterne per ripristinare l’ordine costituzionale.

Ulteriore azione del Niger è stata l’espulsione dell’ambasciatore della Francia, mentre sono risultati falsi i comunicati circolati ieri secondo cui il Niger avrebbe invitato a lasciare il Paese anche gli ambasciatori di Germania, Stati Uniti, Nigeria e Costa d’Avorio:

Al momento, il solo diplomatico che deve lasciare la nazione entro 48 ore è quello francese, per cui Parigi ha protestato dicendo che la giunta militare non ha alcuna legittimità e potere per un atto di questo tipo.

Per recuperare le notizie pubblicate da “Focus on Africa” sulla crisi in Niger, ecco l’elenco cronologico di tutti gli articoli, dall’inizio della vicenda fino ad oggi:

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