In Nigeria milioni di persone che vivono in nei sei Stati federali più attigui ai confini con il Niger hanno iniziato a subire il peso della chiusura delle frontiere nigeriane da parte del Ministero dell’Economia.
La chiusura delle frontiere nigeriane da parte della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) è stata voluta per punire i complottisti del colpo di Stato nella Repubblica del Niger ma sta mettendo a dura prova l’economia di parte del Paese.
Alcuni commerciante della comunità limitrofe della Repubblica del Niger, hanno detto che, inizialmente, nonostante la chiusura, hanno usato le moto (tipo Apecar) per rifornire le merci, ma questo tipo di trasporto leggero è stato bandito qualche giorno fa.
Il mercato di Jibia (capoluogo della Repubblica Federale della Nigeria appartenente allo stato di Katsina) popolato da commercianti provenienti dalla Repubblica del Niger, è ora deserto.
Un commerciante di Mai Mujiya, una comunità di frontiera della Repubblica del Niger, vicino a Kongolam dell’area di governo locale di Mai’adua in Nigeria, ha detto che sebbene non ci sia stato un dispiegamento significativo di truppe nell’area, Mai Mujiya è stata in gran parte abbandonata, poiché non si svolgono più
attività commerciali e con la chiusura della frontiera i prezzi dei prodotti di base sono aumentati. Negli ultimi giorni un sacco di riso costa il doppio di quanto costava qualche giorno fa e solo in pochi possono permetterselo.
Sono centinaia i camion carichi di merci bloccati alla frontiera senza alcuna speranza di attraversare il confine in tempi brevi.
Il presidente nigeriano Bola Tinubu, in una comunicazione ufficiale al Senato venerdì scorso ha chiesto il sostegno del Parlamento per l’attuazione delle risoluzioni dell’ECOWAS sulla situazione politica della Repubblica del Niger.
La tensione rimane alta.