Skip to content

Il vicepresidente della Guinea Equatoriale è in Italia mentre nelle carceri del suo paese c’è un italiano

Anche quest’estate, come si evince da una foto postata su uno dei suoi tanti profili social, il vicepresidente, ministro della Difesa e presidente designato della Guinea Equatoriale fa la villeggiatura in Italia.

Ne ha dato ieri la notizia il giornalista Andrea Spinelli Barrile, che da anni cerca di seguire le mosse di Teodorin Nguema: ricercato dalla giustizia di vari paesi per reati comuni di natura economica, tra cui il riciclaggio, si trincera nel nostro paese dietro lo schermo dell’immunità diplomatica.

Sarebbe importante che, attraverso il principio della giurisdizione universale, potesse essere ricercato e processato per i crimini di natura politica commessi nel suo paese nei confronti di chiunque, in questi decenni, abbia osato dissentire.

Dalla Guinea Equatoriale filtrano poche informazioni. Ciò che è certo è che decine di persone condannate per motivi politici o per reati del tutto inesistente, languono in condizioni inumane nelle carceri del paese.

La storia di una di queste persone ci riguarda, o dovrebbe riguardarci da vicino. È quella di un cittadino italiano, l’ingegnere pisano Fulgencio Esono Obiang.

Insieme al suo amico Francisco Micha, equato-guineano residente in Spagna dalla fine degli anni Novanta, nel 2018 parte da Roma per questioni di affari in Togo. Il 18 settembre compare in Guinea Equatoriale, con ogni probabilità rapito dai servizi segreti.

Fulgencio e Francisco vengono processati nel 2019 insieme ad altri 110 imputati, tutti accusati di aver preso parte, nel 2017, a un tentato colpo di stato contro il presidente Teodoro Obiang.

Vengono condannati a 60 anni. Le loro famiglie non hanno contatti diretti da anni e anche gli avvocati non riescono a incontrarli.

Il disegno dell’immagine di copertina è di Gianluca Costantini

Torna su