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Niger: i golpisti affermano di aver rovesciato il presidente Mohamed Bazoum

Nella serata di ieri, 26 luglio 2023, un gruppo di militari golpisti del Niger, che si fa chiamare “Consiglio nazionale per la salvaguardia del paese”, riuniti intorno al colonnello-maggiore Amadou Abdramane, ha affermato alla televisione di stato di aver rovesciato il presidente Mohamed Bazoum: “Noi, le Forze di difesa e sicurezza (FDS), uniti all’interno del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria (CNSP), abbiamo deciso di porre fine al regime che conoscete [per cui] tutte le istituzioni della 7a Repubblica sono sospese”, ha pronunciato il leader.

È stata dichiarata la chiusura delle frontiere del Paese e il coprifuoco, mentre il presidente Bazoum, democraticamente eletto due anni fa, è detenuto in una località attualmente ignota. Come ha spiegato il portavoce dei golpisti, la deposizione di Bazoum si è resa necessaria a causa del “continuo degrado della situazione della sicurezza e della cattiva gestione economica e sociale”. Al contempo, Abdramane ha ‘rassicurato’ “la comunità nazionale e internazionale rispetto al rispetto dell’integrità fisica e morale delle autorità decadute secondo i principi dei diritti umani”.

Nelle prime ore di questa mattina, 27 luglio, l’account twitter ufficiale del presidente Mohamed Bazoum ha pubblicato un messaggio di resistenza: “I successi duramente conquistati saranno salvaguardati. Ci penseranno tutti i nigerini che amano la democrazia e la libertà”.

Quindi in che condizioni si trova Bazoum? Per il momento non si hanno ulteriori informazioni, se non che il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate del Niger ha annunciato di aver sottoscritto la dichiarazione dei golpisti. Comunque sia, ieri “Focus on Africa” ha tempestivamente riferito che il golpe era ancora incerto, ma che tuttavia le tensioni erano alle stelle e la condanna del tentativo di colpo di stato era ampiamente condivisa a livello internazionale:

Niger, tentativo di golpe di un movimento anti repubblicano. La condanna occidentale

Oggi le dichiarazioni critiche verso il putsch dei militari sono ancora più nette. Ad esempio, il capo della diplomazia americana, Antony Blinken, ha sottolineato che gli aiuti americani sono strettamente legati al “mantenimento della democrazia e del rispetto dello stato di diritto”, per cui il golpe va in direzione decisamente contraria al mantenimento di una “forte partnership economica e di sicurezza [degli Stati Uniti] con il Niger”. Inoltre, Blinken ha chiesto il “rilascio immediato” di Mohamed Bazoum, dicendo di aver parlato telefonicamente con lui e assicurandogli che “gli Stati Uniti sono fermamente al suo fianco come presidente democraticamente eletto del Niger”.

Similmente, anche la Francia ha condannato fermamente “qualsiasi tentativo di prendere il potere con la forza”, come ha detto la ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, aggiungendo che si unisce agli “appelli dell’Unione Africana e dell’ECOWAS (la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) per ripristinare l’integrità delle istituzioni democratiche del Niger”:

Il golpe è condannato anche dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che si dice “profondamente turbato” dall’arresto di Mohamed Bazoum e sottolinea come il cambio di governo sia avvenuto in modalità incostituzionali.

Secondo le informazioni raccolte da “Radio France International”, il presidente del Benin, Patrice Talon, dovrebbe recarsi oggi in Niger per fungere da mediatore: “La situazione è abbastanza preoccupante, per cui l’ECOWAS prende la questione sul serio e intende agire rapidamente”.

Dall’indipendenza di questa ex colonia francese nel 1960, quella del Niger è una storia costellata di colpi di stato. Ve ne sono stati addirittura quattro: il primo nell’aprile 1974 contro il presidente Diori Hamani, l’ultimo nel febbraio 2010 che ha rovesciato il presidente Mamadou Tandja, ma nel mentre ci sono stati anche numerosi tentativi di golpe, come nel 2021 da parte di Ousmane Cissé, ex ministro dell’Interno nigerino di un regime di transizione militare (2010-2011).

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