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Summit Russia - Africa

Summit Russia-Africa: Putin e la geopolitica del grano

Il Cremlino ha confermato la partecipazione di 49 paesi africani al vertice. Una dichiarazione tronfia di fronte le voci di una partecipazione ridotta dei paesi del continente.

Summit Russia-Africa, San Pietroburgo. Il secondo summit (il primo si è tenuto nel 2019) che vede coinvolta la Federazione Russa di Putin ed i paesi africani ha molti obiettivi davanti a se, in primis tessere relazioni politiche e commerciali sempre più strette con il continente africano, in primis per uscire dall’isolamento dovuto dalla guerra scatenata contro l’Ucraina, in cui risvolti stanno pesando più del previsto sul paese.

In realtà a partecipare al vertice vi saranno 17 capi di stato, rispetto ai 43 del 2019, una rappresentanza più limitata del previsto, anche se lo stesso Cremlino, attraverso il portavoce Yuri Ushakov, il principale consigliere per la politica estera del presidente russo Vladimir Putin, si è affrettato a dire che diversi paesi i cui leader non parteciperanno al vertice hanno invece inviato ministri degli Esteri e vice primi ministri.

L’obiettivo principale del secondo vertice Russia-Africa è vedere cosa è stato fatto negli ultimi anni. Di fronte i cambiamenti dell’economia mondiale, dovuti sia alla pandemia di Covid-19, poi a quella che il Cremlino ha definito “operazione militare speciale” (la guerra in corso in Ucraina. ndr), il quadro all’interno del quale la Russia e l’Africa interagiscono è profondamente cambiato.

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C’è un bisogno estremo per la Russia di uscire dall’isolamento nel quale sta man mano sprofondando e i due tour africani del Ministro degli esteri Lavrov ne sono testimonianza, c’è bisogno di ricomporre i rapporti e di tesserne altri, difendere gli interessi russi nel continente e soprattutto affrontare il nodo del grano, dell’accordo sul grano non rinnovato dalla federazione, le cui conseguenze potrebbero essere devastanti per i paesi africani.

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Credit: Graphic News

La presenza della Wagner PMC in Africa copre una bella fetta del continente (Libia, Eritrea, Sudan, Algeria, Mali, Burkina Faso, Camerun, Sud Sudan, Guinea equatoriale, Repubblica Centrafricana, Madagascar, Mozambico e Zimbabwe) ed è ben nota; meno noti (perché a volte illegali) sono gli “affari” della compagnia, che come dimostrato in molti casi non ha operato solo come soggetto privato e terzo rispetto al Cremlino, bensì come longa manus dello stesso.

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Putin ha sostenuto che l’accordo sul grano è stato utilizzato dagli Usa e dai partner occidentali come ulteriore metodo per arricchire le proprie tasche, con oltre il 70% del grano trasportato che è andato a finire in paesi a medio alto reddito e con il solo 3% invece nei paesi a reddito bassissimo come il Sudan, l’Afghanistan, l’Etiopia, lo Yemen, il Sud Sudan.

Summit Russia - Africa
Credit: World of statistics

Il tentativo del Cremlino, è evidente ormai, sarà quello di sostituire nel corso del tempo le importazioni di grano dall’Ucraina con quelle dalla Federazione Russa. In effetti i dati ci dicono che le percentuali di importazioni di Egitto, Uganda, Eritrea, Algeria stanno aumentando in alcuni casi a doppia cifra, segno che gli abbondanti raccolti di questo anno stanno per essere impiegati in tal senso.

Il nodo però sarà il prezzo del grano, che a causa dell’inflazione, dovuta anche all’aumento del costo dei carburanti e di quelli legati alla logistica, andranno ad impattare notevolmente sulle economie africane (i prezzi d’acquisto sono aumentati del’8,1% dall’annuncio del mancato rinnovo dell’accordo sul grano da parte russa). In secondo luogo vi saranno i cereali destinati al Programma alimentare mondiale, che fino ad oggi ha potuto contare per il 40% sul grano ucraino.

Credit: World of statistics

I bombardamenti dei porti sul Mar Nero, Odessa in primis (che il il Kenya ha definito “una pugnalata alla schiena“) stanno mettendo a rischio le centinaia di migliaia di tonnellate stoccate e pronte a salpare anche per l’Africa. Se ciò non facesse parte di un piano ben congegnato, dovremmo ripensare alla serie di casualità che stanno regolando i fatti degli ultimi giorni.

Missione di pace. Il presidente russo Vladimir Putin, a sinistra, parla al presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, durante una sessione plenaria al vertice Russia-Africa nella località del Mar Nero di Sochi, in Russia, il 24 ottobre 2019. Ramaphosa ha dichiarato martedì 16 maggio 2023 che le sue controparti russa e ucraina hanno concordato incontri separati con una delegazione di capi di stato africani per discutere un possibile piano per porre fine alla guerra in Ucraina. (Sergei Chirikov/Foto tramite AP)
Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, al vertice Russia-Africa nella località del Mar Nero di Sochi, in Russia, il 24 ottobre 2019.  (Sergei Chirikov/Foto tramite AP)

Vorrei ribadire che attribuiamo grande importanza al prossimo secondo vertice Russia-Africa. Ci aspettiamo che il vertice adotti una dichiarazione globale, una serie di dichiarazioni congiunte e approvi il piano d’azione del Forum di partenariato Russia-Africa fino al 2026” ha affermato Putin.

Indubbiamente il ruolo dell’Africa nella congiuntura internazionale è aumentato e forse per la prima volta molti leader africani hanno cominciato a prendere coscienza del peso che il continente può avere all’interno della congiuntura internazionale. In alcuni casi, i presidenti africani hanno voluto sottolineare marcatamente di non essere i tirapiedi al soldo dell’una o dell’altra sfera d’influenza.

E’ sottinteso, gli interessi sono le variabili che regolano tali rapporti, ma le cancellerie occidentali e asiatiche hanno dimostrato attenzioni sempre maggiori nei confronti dei governi africani, anche (ma non solo) all’interno del riposizionamento geopolitico e strategico di livello mondiale che essi stanno determinando o subendo.

L’invasione russa dell’Ucraina e il mancato rinnovo dell’accordo sul grano, che avrebbe permesso ai cereali ed ai fertilizzanti ucraini di raggiungere il continente hanno diviso e polarizzato l’opinione pubblica e i governi africani.

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E’ vero, alcuni paesi intrattengono relazioni con la Russia da decenni, a volte retaggio dei rapporti politici con l’Unione sovietica, ciò si è evidenziato nei voti espressi dal continente sulla condanna dell’aggressione russa all’Ucraina in sede Onu. Ma i grandi assenti al vertice, ci portano a pensare che le pressioni occidentali in merito a tale questione hanno dei loro effetti, che il tema della sicurezza alimentare è il principale deterrente e che quello della “sicurezza interna” preme su alcuni in modo particolare.

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Il Presidente del Kenya, William Ruto, non parteciperà e con esso Félix Tshisekedi della Repubblica Democratica del Congo, Bola Tinubu della Nigeria, Paul Kagame del Ruanda, il presidente dello Zambia Hakainde Hichilema. Certamente, la presenza del Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, di quello senegalese Macky Sall, di quello sudafricano Cyril Ramaphosa (che ha guidato la delegazione per la proposta di pace a targa africana per far cessare i combattimenti tra Russia e Ucraina), dell’ugandese Yoweri Museveni e del Primo Ministro etiope Abiy Ahmed ha un peso non indifferente, ma sono la prova evidente di quanto appena affermato.

C’è forse un altro tipo di consapevolezza? Quanto spendersi oggi con la Russia quando domani ci si potrebbe trovare di fronte evoluzioni politiche del tutto improvvise? Val bene una pacca sulla spalla, ma domani di fronte la necessità di sostegno finanziario e politico, come giustificare un proprio allineamento su posizioni russe?

Da qui la volontà di non coinvolgimento, espressa anche in sede Onu il 23 Febbraio scorso, con le numerose astensioni (almeno una dozzina) o di non partecipazione al voto, giudicate in prima battuta in occidente come pura ignavia: l’ennesimo affrettato e piuttosto superficiale giudizio su un continente dalle dinamiche assai complesse.

 

 

 

 

 

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