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Fenomeni sociali e giustizia

La violenza contro i ragazzi nella Repubblica Centrafricana, un tuffo nell’abisso

Nella Repubblica Centrafricana (RCA), la violenza sessuale legata ai conflitti armati ha interessato molto i minori ed è perpetrata anche contro i minori di sesso maschile. Il ragazzo vittima di queste violenze è doppiamente vittimizzato, sia dalla violenza che dallo stigma sociale legato alla perdita di mascolinità che la società gli attribuisce come conseguenza di…

Nella Repubblica Centrafricana (RCA), la violenza sessuale legata ai conflitti armati ha interessato molto i minori ed è perpetrata anche contro i minori di sesso maschile. Il ragazzo vittima di queste violenze è doppiamente vittimizzato, sia dalla violenza che dallo stigma sociale legato alla perdita di mascolinità che la società gli attribuisce come conseguenza di questo crimine. Le vittime, quindi, tendono a nascondere le loro esperienze per paura di essere emarginate dalle loro famiglie o comunità, il che aumenta il trauma. Questo spiega la mancanza di dati ufficiali sull’entità del problema nella RCA.  Sebbene il fenomeno rimanga nascosto a causa dello stigma e della vergogna che provoca, alcune violenze cominciano a essere documentate.

Il perpetuarsi del conflitto nella RCA sta causando danni continui ai bambini centrafricani, i cui diritti fondamentali sono ampiamente ignorati. La piaga sociale del reclutamento dei bambini e del loro utilizzo nelle ostilità continua senza sosta. Un rapporto delle Nazioni Unite del 2014 ha stimato che tra i 6.000 e i 10.000 bambini sono stati reclutati sia dai Séléka che dagli anti-Balaka, le due fazioni in guerra. I bambini reclutati comprendono sia bambine che bambini dai sei anni in su.

L’accordo di Khartoum prevedeva clausole specifiche sulla violenza sessuale, ma sembra essere caduto nel vuoto: migliaia di atti di violenza sessuale hanno colpito donne, ragazze e ragazzi. Nel 2016, il governo ha firmato un comunicato congiunto con le Nazioni Unite per affrontare il fenomeno, in particolare creando un consigliere speciale del Presidente su questi temi.

Tra il 2014 e il 2021, si stima che 17.038 bambini (4.517 femmine e 12.521 maschi) siano stati rilasciati dai gruppi armati e assistiti dall’UNICEF nell’ambito di programmi di reintegrazione e riabilitazione, mentre diverse migliaia di altri non hanno avuto accesso ad alcuna assistenza a causa della mancanza di risorse. Questi bambini, durante il periodo di affiliazione ai gruppi, hanno subito molti traumi fisici e mentali che richiedono programmi di assistenza specifici. Manca anche la possibilità per questi bambini di ottenere giustizia per i traumi subiti.

Nel 2019 è stato lanciato un Piano d’azione nazionale per combattere la violenza di genere, il matrimonio forzato, le mutilazioni genitali femminili e la violenza sessuale contro i ragazzi. Sono stati inoltre creati l’Unité d’Exécution du Programme National de Désarmement, Démobilisation, Réinsertion et Rapatriement (UEPNDDR) e un Punto focale strategico sulla violenza sessuale. Le autorità nazionali sono supportate dall’UNICEF e dalla MINUSCA.

Il 27 febbraio 2020, l’Assemblea nazionale ha approvato una legge sul Codice di protezione dell’infanzia nella RCA, che si applica a tutti i bambini dal concepimento ai 18 anni. Questo codice punisce tutte le forme di violenza sessuale contro i bambini e rende lo Stato responsabile della smobilitazione, della reintegrazione e della riabilitazione fisica e mentale dei bambini soldato, in conformità con una strategia nazionale adottata al Forum di Bangui nel 2015. Dunque, il Paese sembra che si stia mobilitando per contrastare le violenze contro i minori. Ad esempio, le procedure di smobilitazione prevedono l’identificazione dei bambini e la stesura di una lista che viene consegnata alla MINUSCA, la quale verifica che il bambino sia stato associato a un gruppo armato per poterlo considerare idoneo al programma. Il bambino viene quindi destinato alle cure mediche e protetto da eventuali rischi di rappresaglie. Il supporto legale è fornito anche da organizzazioni come l’Association des Femmes Juristes de Centrafrique (AFJC), ma l’insicurezza del Paese rende difficile l’assistenza legale.

Malgrado questi sforzi, l’amministrazione della giustizia è ancora molto difficile e incerta nel Paese. In alcune aree, come Zemio, non esiste una gendarmeria, né tribunali funzionanti, né avvocati. L’accesso alla giustizia ordinaria è molto costoso e molte persone non considerano affidabile la giustizia a livello nazionale, perché i colpevoli sono spesso protetti e restano impuniti. Per questo motivo, nel 2015 è stata creata la Corte Penale Speciale, un tribunale ibrido a metà strada tra una giurisdizione nazionale ed una internazionale con il compito di perseguire i crimini più gravi legati al conflitto.

Un organismo nazionale, creato nel 2015 e sostenuto dalle Nazioni Unite, è l’Unité Mixte d’Intervention Rapide et de Répression des Violences Sexuelles faites aux Femmes et aux Enfants (UMIRR), diventata operativa nel 2017. L’obiettivo finale di questo programma è il ritorno dei bambini alle loro famiglie d’origine. Tuttavia, non tutti i bambini fuggiti dai gruppi armati hanno accesso a queste forme di assistenza. Infatti, alcuni di loro non ne sono a conoscenza, altri pensano di poter essere ricatturati e puniti, oppure non possono essere reintegrati perché non sarebbero più accettati dalle loro comunità dopo aver commesso crimini orrendi. Questa forma di stigma è molto persistente nella società centrafricana. Diverse organizzazioni stanno compiendo sforzi di mediazione e sostegno per incoraggiare questa difficile riabilitazione.

Nella difficile situazione del Paese, la violenza sessuale contro i minori maschi è nascosta e non documentata come dovrebbe. Infatti, a causa della mancanza di dati ufficiali soddisfacenti, questi ragazzi non beneficiano degli stessi programmi di riabilitazione delle donne e delle ragazze.

Nel 2021, le fonti di informazione ufficiali hanno riportato 1964 casi di violenza contro i bambini, 153 dei quali erano ragazzi, 82 dei quali di età inferiore ai 12 anni.  Tuttavia, le informazioni non rivelano l’entità del fenomeno. Questo perché gli stereotipi di genere dominano la società africana, che considera la violenza sessuale contro gli uomini più umiliante e ritiene che la mancanza di consenso sessuale da parte delle donne possa essere più tollerata, al punto che l’abuso sessuale sulle donne è considerato quasi normale nella RCA.

La criminalizzazione delle vittime maschili di violenza sessuale comporta il loro abbandono. Costoro sono visti come complici e consenzienti alla violenza. La società non li accoglie come vittime, li emargina ritenendo che abbiano perso la loro mascolinità o che siano omosessuali. Diventano in sostanza vittime dell’ostracismo sociale, ciò che comporta una vittimizzazione secondaria. Anche le loro famiglie si vergognano di loro. La religione stessa contribuisce a questa stigmatizzazione. Agli uomini centrafricani non è permesso essere fragili; devono sempre mostrarsi forti, coraggiosi e superiori alle donne. La violenza sessuale contro gli uomini è considerata molto peggiore della semplice violenza fisica. Di conseguenza, queste vittime ricorrono al suicidio per sfuggire alla doppia sofferenza causata dalla società, che considera anormali i rapporti sessuali tra uomini. Anche le famiglie dei ragazzi vittime sono stigmatizzate, il che aumenta l’omertà e il silenzio e fa sì che le vittime non ricevano assistenza. Se l’autore dell’abuso è una persona di potere, aumenta la paura di vendetta e la stigmatizzazione, perché l’autore è garantito dall’impunità.

Tutto ciò contribuisce a rendere invisibile il fenomeno, che però è certamente più diffuso di quanto si pensi, perché la violenza sessuale è già molto diffusa in RCA ed è stata esacerbata dal conflitto. A questo si aggiunge la minore importanza dei bambini nella gerarchia sociale e nella cultura centrafricana, che fa sì che non vengano creduti, tanto che gli abusi sessuali su di loro sono considerati meno gravi di quelli sugli adulti. L’invisibilità della violenza sessuale contro i ragazzi fa sì che non si possano mettere in atto programmi efficaci di cura e riabilitazione, che quindi sono quasi inesistenti per loro. I ragazzi non hanno accesso agli stessi servizi delle ragazze perché la loro sofferenza non è riconosciuta né compresa.

In relazione a queste violazioni dei diritti dei bambini, la RCA ha degli obblighi preciso, essendo firmataria della Convenzione sui diritti dell’infanzia del 1989 e del suo Protocollo opzionale sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati. Tuttavia, a causa della mancanza di risorse e di capacità da parte del governo, l’attuazione dei programmi di integrazione e di assistenza viene gestita dalle ONG, anche se è difficile operare nella situazione di precarietà e di emergenza che caratterizza Paese.

La persistenza del conflitto in RCA ha quasi normalizzato la violenza sessuale, che lo Stato non è in grado di combattere. A causa dei pregiudizi prevalenti nella società, i ragazzi sono ancora più vittimizzati, soprattutto quelli che sono stati costretti a commettere violenza. La situazione rimane drammatica e il lavoro della comunità internazionale ha mitigato solo in parte la gravità di questo problema, che caratterizza tristemente la RCA.

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