Skip to content

Congo, rinviata al 18 ottobre l’udienza preliminare sul delitto Attanasio

L’attesa per una risposta nella vicenda legata alla tragica morte dell’ambasciatore italiano in Congo, Luca Attanasio, e del carabiniere Vittorio Iacovacci, si protrae ancora. L’udienza preliminare prevista per oggi, che avrebbe dovuto fare chiarezza sulla questione dell’immunità diplomatica del funzionario del Programma alimentare mondiale (Pam), Rocco Leone, accusato di omicidio colposo, è stata rinviata al 18 ottobre, quando il giudice si pronuncerà in merito.

Il 22 febbraio 2021, i due uomini persero la vita in un agguato nel corso di una missione del PAM in Congo, a pochi chilometri dal confine con il Ruanda. Sette uomini armati fecero fuoco contro il convoglio diplomatico, uccidendo Attanasio e il carabiniere Iacovacci, insieme all’autista dell’auto.

Fin da subito, gli avvocati di Rocco Leone avevano sollevato la questione dell’immunità diplomatica, sostenendo che il loro cliente non potesse essere giudicato in tribunale. Tuttavia, la Procura di Roma, con il Procuratore Aggiunto Sergio Colaiocco e la PM Gianfederica Dito, ha sottolineato che è stato il Governo Italiano a chiedere con un atto di procedere nei confronti dei funzionari del Pam indagati, sottolineando l’interesse delle autorità italiane a fare luce sulla tragica vicenda.

L’avvocato Bruno Andò, difensore di Rocco Leone, ha rinnovato l’eccezione della sussistenza dell’immunità al GUP e ha informato che il rappresentante permanente italiano all’ONU è stato convocato dall’ufficio legale del segretario generale delle Nazioni Unite per chiedere chiarimenti in tema di immunità. Durante l’incontro che si è svolto a New York, sono state chieste delucidazioni sul perché l’Italia stia procedendo con il processo a Roma, nonostante l’eccezione di immunità avanzata.

Un altro elemento complicante è la condizione di irreperibilità di Mansour Rwagaza, un altro dipendente del PAM coinvolto nell’indagine.

Durante l’udienza del luglio scorso, la famiglia Iacovacci e il Comune di Limbiate, città natale di Attanasio, si sono costituiti come parti civili nel procedimento. Sorprendentemente, Palazzo Chigi non ha scelto di costituirsi parte civile, sollevando interrogativi sulla posizione del Governo Italiano in questa vicenda.

La famiglia di Luca Attanasio ha accettato il risarcimento offerto dal PAM e ha rinunciato alla costituzione come parte civile e oggi è emerso che anche la famiglia del carabiniere Vittorio Iacovacci ha raggiunto un accordo risarcitorio con l’agenzia delle Nazioni Unite, annunciando così la rinuncia alla costituzione come parte civile.

Il padre di Luca Attanasio, Salvatore Attanasio, ha dichiarato:
“Siamo in fiduciosa attesa, di più non possiamo fare. Ci sono ancora moltissimi punti da chiarire in tutta la vicenda ma probabilmente si potranno chiarire solo andando a processo. Poi la storia è tutta da scrivere. L’auspicio è che il giudice si pronunci a nostro favore, certo è che se l’immunità non viene rimossa non parte nemmeno il processo, questa è la dura realtà.”

Attanasio ha espresso preoccupazione riguardo alla possibilità che ci siano interessi nascosti nell’insabbiare la vicenda, sottolineando l’importanza di un processo per far emergere tutti i lati oscuri della tragedia.

L’arringa del Pubblico Ministero a New York e le obiezioni delle parti civili in merito all’immunità diplomatica, hanno condotto al rinvio dell’udienza al 18 ottobre, quando si spera di ottenere una risposta definitiva su come procedere in questa complessa vicenda.

La morte di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci continua a suscitare interrogativi e preoccupazioni sulla giustizia e la trasparenza nell’ambito delle missioni diplomatiche internazionali, il mondo attende con ansia il verdetto che potrebbe, finalmente, fare luce su questa tragedia.

Intanto continua la nostra campagna #veritaperlucavittorioemustapha.
Per sottoscrivere la petizione inviare una mail a redazione@focusonafrica.info

Torna su