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Hamas, l’attacco in un’ottica di crisi globale

L’attacco a sorpresa di Hamas alla Striscia di Gaza il 7 ottobre 2023 ha messo in discussione la stabilità e la sicurezza della regione e ha sollevato molte domande. Perché Hamas ha scelto proprio questo momento per attaccare e perché sembra che non abbia incontrato una resistenza significativa? Quali saranno le conseguenze di questo attacco?
Per capire meglio questo evento, proviamo a considerare le possibili ragioni il contesto globale in cui si è verificato.

Secondo Martin Indyk, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Israele intervistato da Foreign Affairs, ci sono diverse ragioni dietro l’attacco di Hamas.

Prima di tutto, Hamas ha sfruttato la situazione geopolitica globale. La Russia è un sostenitore di lunga data di Hamas ed ha attirato l’attenzione dell’Occidente con la sua azione in Ucraina, che ha di fatto distratto l’attenzione dal conflitto israelo-palestinese.
In secondo luogo, ha ritenuto di poter capitalizzare la crisi economica e politica in corso in Israele dato che il governo israeliano, diviso e indebolito, appariva come un obiettivo maggiormente vulnerabile per l’organizzazione terroristica.
E terzo, con questo atto di forza, ha consolidato il proprio sostegno interno dato che l’organizzazione era stata in passato criticata per non essere in grado di migliorare le condizioni di vita dei palestinesi a Gaza, mentre con questo attacco ha dimostrato di essere il difensore della causa palestinese.

Sempre secondo Indyk, l’attacco ha messo in evidenza le lacune nel sistema di difesa israeliano che Hamas è riuscito a eludere, nonostante disponesse di sofisticati sistemi di sicurezza e  ha descritto l’evento come il completo fallimento del sistema di difesa e di intelligence israeliano che ha sottovalutato la volontà di Hamas di attaccare.

Ora proviamo ad andare oltre.

L’attacco da parte di Hamas può essere visto come un sintomo di una tendenza più ampia verso l’instabilità e la violenza a livello globale, ricordiamo infatti che negli ultimi 3 anni sono accorsi altri eventi violenti in Africa:

  • 2021
    Ciad: il 20 aprile, un gruppo di militari ha deposto il presidente Idriss Déby Itno, che è morto in combattimento.
    Sud Sudan: il 25 ottobre, un gruppo di militari ha deposto il presidente Salva Kiir Mayardit.
  • 2022
    Burkina Faso: il 24 gennaio, un gruppo di militari ha deposto il presidente Roch Marc Christian Kaboré.
    Guinea: il 5 settembre, un gruppo di militari ha deposto il presidente Alpha Condé.
    Mali: il 24 maggio, un gruppo di militari ha deposto il presidente Ibrahim Boubacar Keïta.
    Sudan: il 25 ottobre, un gruppo di militari ha deposto il primo ministro Abdalla Hamdok.
    Niger: il 30 ottobre, un gruppo di militari ha tentato un colpo di stato contro il presidente Mohamed Bazoum. Il tentativo è stato respinto dalle forze fedeli al governo.
  • 2023
    Niger: il 26 luglio, un gruppo di militari ha deposto il presidente Mohamed Bazoum.
    Gabon: il 30 agosto, un gruppo di soldati ha tentato un colpo di stato contro il presidente del Gabon, Ali Bongo Ondimba. Il tentativo è stato respinto dalle forze fedeli al governo.

In particolare, i colpi di stato in Mali, Ciad e Burkina Faso sono stati accompagnati in queste zone da un aumento dell’influenza cinese e russa. La Cina ha infatti investito massicciamente in infrastrutture e risorse naturali in questi paesi, mentre la Russia ha fornito armi e sostegno ai militari.

In Mali, i militari che hanno preso il potere nel 2020 hanno ricevuto sostegno dalla Russia che ha fornito ai militari maliani armi, addestramento e assistenza logistica mentre la Cina forniva assistenza economica e militare.

In Ciad, il generale Mahamat Idriss Déby Itno, figlio del defunto presidente Idriss Déby Itno, ha preso il potere in seguito alla morte del padre in combattimento. Il generale Déby è un alleato della Russia, che ha fornito al Ciad armi e addestramento.

In Burkina Faso, il colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba ex ufficiale dell’esercito francese, ha preso il potere nel 2022 e ha ricevuto sostegno sia dalla Russia che dalla Cina.

È ovviamente per noi difficile dire con certezza se l’ingerenza cino-russa sia stata un fattore determinante nei colpi di stato in questi paesi e anche nel conflitto israelo-palestinese. Tuttavia, è chiaro che questi paesi africani sono diventati sempre più importanti nel loro scacchiere, il che ha aumentato l’interesse delle potenze straniere a sostenere i militari che sono favorevoli ai loro interessi.

Oltre ai colpi di stato in Mali, Ciad e Burkina Faso, è possibile che l’ingerenza cino-russa abbia giocato un ruolo anche in altri colpi di stato in Africa. Ad esempio, la Cina ha investito massicciamente in Guinea, e la Russia ha fornito armi e sostegno ai militari guineani rendendo plausibile pensare che questi fattori abbiano contribuito al colpo di stato in Guinea nel 2022.

E ora la domanda: è possibile che la Russia abbia avuto un ruolo nell’attacco di Hamas?

Esistono possibili motivi per cui la Russia potrebbe aver avuto un ruolo nell’attacco:

  • Per distrarre l’attenzione dall’invasione dell’Ucraina. L’attacco di Hamas è avvenuto in un momento in cui l’attenzione internazionale era concentrata sull’invasione russa dell’Ucraina ed è logico pensare che l’attacco di Hamas avrebbe distratto l’attenzione dall’Ucraina e rafforzato la sua posizione nella regione.
  • Per rafforzare Hamas. Rafforzare Hamas come alleato nella regione significa rafforzare la sua posizione in Palestina. L’attacco di Hamas ha dimostrato la capacità del gruppo di lanciare attacchi contro Israele.
  • Per destabilizzare Israele. Creare un clima di incertezza e tensione nella regione rende più difficile trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese.

In un’epoca in cui siamo sommersi da una dieta di informazioni rapide e superficiali, ritengo che sia imperativo per coloro che provano a presentare i fatti, offrano una visione più ampia di quanto stia accadendo nel mondo, che non si limiti a una semplice cronaca degli eventi.

Dobbiamo superare la tentazione del “fast food” delle notizie, dove gli eventi si consumano fino al prossimo evento devastante, senza scavare a fondo nelle loro complesse sfaccettature.

Una visione dall’alto, sebbene non ambisca a essere l’indiscutibile verità né una chiave di lettura definitiva, dovrebbe essere scelta e dovrebbe porsi l’obiettivo di rappresentare una lucida riflessione su ciò che, con amara consapevolezza, potrebbe essere possibile.

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