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Focus internazionale

L’Afghanistan che resiste all’oppressione talebana con l’arte

Dopo il crollo del governo repubblicano in Afghanistan, oltre al resto dei problemi, il mondo dell’arte, la pittura in particolare, ha subito notevoli restrizioni, tanto che gli artisti che attualmente sono all’interno del paese non possono esprimere il proprio punto di vista sull’arte pittorica e,  sia a causa di problemi economici che dell’impossibilità di avere…

Dopo il crollo del governo repubblicano in Afghanistan, oltre al resto dei problemi, il mondo dell’arte, la pittura in particolare, ha subito notevoli restrizioni, tanto che gli artisti che attualmente sono all’interno del paese non possono esprimere il proprio punto di vista sull’arte pittorica e,  sia a causa di problemi economici che dell’impossibilità di avere una propria voce, sono costrettiaddirittura a cambiare lavoro, depauperando in modo irrimediabile l’ambiente artistico del paese.

Sono più di due anni che i Talebani sono tornati al potere in Afghanistan e durante questo periodo le attività degli artisti della miniatura, della calligrafia e della pittura sono decisamente diminuite.

W. F. è un artista che ha studiato pittura e calligrafia ad Herat prima dell’arrivo dei talebani, ma adesso ha iniziato a studiare da carpentiere invece che insegnare la propria disciplina. Mi ha raccontato la sua storia così: “Ho sempre avuto una passione per la pittura, sin da quando ero piccolo. Dopo averla studiata per 4 anni, ho aperto un mio corso di pittura e calligrafia e ho insegnato a centinaia di studenti. Nel 2018 ho esposto le mie opere e ho preso parte a moltissime mostre. Ma quando i talebani sono tornati al potere ed è stata vietata l’educazione delle ragazze, le mie studentesse, che costituivano la maggior parte degli allievi, sono rimaste a casa, e anche il resto ha poi abbandonato il corso”. W.F. è padre di tre figli ed ha dovuto cercare un altro lavoro per poterli sostenere. Attualmente sta lavorando come praticante carpentiere in un negozio di Herat. Ecco come è finita la passione di una vita.

L’attuale governo afghano e le istituzioni che dovrebbero supportare gli artisti non prestano affatto attenzione alla pittura e all’arte in generale e, secondo lui, questa situazione sta causandouna vera stagnazione dell’arte pittorica invece della sua crescita. L’arte è il nutrimento della nostra anima, quando viene trascurata non resta alcuna speranza, è tutto finito.

Nella seconda metà degli anni ’90, nel primo periodo del loro dominio, i Talebani si sono opposti alla rappresentazione della figura umana nella pittura, considerandola come un atto contrario ai valori islamici, provvedimento che, secondo l’artista, è in vigore ancora oggi.

I pittori afghani sono molto preoccupati sul futuro dell’artenel proprio, visto che il regime attuale è apertamente contrario alla pittura a allarte figurativa in generale. La situazione attuale è così difficile da costringere gli artisti, soprattutto i pittori, a fuggire altrove, oppure a cambiare mestiere…come se l’arte fosse un mestiere.

UNA COMUNITA’ DI ARTISTI ALL’ESTERO

Ad ogni modo, molti artisti dal “mondo della migrazione” sono ottimisti e affermano che possono rappresentare l’arte afghana con manifestazioni artistiche anche dall’estero.

Hakeem Karimzada è un artista afghano che attualmente vive in America. Prima dell’arrivo dei Talebani curava un corso di calligrafia, ma al loro ritorno è emigrato negli Usa, nel 2023. Recentemente ha esposto le sue opere di calligrafia ad Alameda, in California. “Dancing words”, “Le parole danzanti” è stata la prima mostra di calligrafia islamica ad Alameda ed ha ottenuto una calorosa accoglienza, “L’inizio di un domani pieno di speranza” ha commentato l’artista.

“La ricezione da parte del pubblico è stata più forte di quanto immaginassi, di fatto l’arte non conosce confini e può creare un senso di bellezza comune tra le nazioni”. Per un mese i diversi stili di calligrafia tradizionale, come  Nastaliq, Thoulth, Shekaste, Nilofar e Kofi, sono stati esposti. L’artista ha proposto la scuola calligrafica di Herat come un modello di bellezza, speranza e resistenza.

Nonostante tutto, gli artisti afghani ruggiscono ancora. Come ha detto lo scrittore Tahar Ben Jelloun un paio d’anni fa, “Dobbiamo sostenere la cultura afghana nonostante il governo. Non meritano questa dominazione, non meritano il nostro silenzio.

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Guido Gargiulo

Appassionato di Taiwan, Asia e Africa. Laureato in Lingue e Culture dell’Europa e delle Americhe presso l’Università L’Orientale di Napoli, ho approfondito lo studio del cinese al Taiwan Mandarin Educational Center e all’Istituto Confucio. L’Africa ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, con studi anche del Kiswahili, una delle lingue più parlate nel continente.

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