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Tanzania, ventiquattro anni fa moriva il padre fondatore Julius Nyerere

Il 14 ottobre, come ogni anno, i tanzaniani celebreranno la memoria di Julius Nyerere, primo presidente e padre fondatore della Repubblica di Tanzania. Penso che ai lettori di Focus on Africa potrà interessare sapere perché questo statista è stato così importante per la storia dell’Africa.

Julius Nyerere nacque il 13 aprile 1922 a Butiama, un piccolo villaggio del Tanganica, che era allora una colonia inglese. Nonostante fosse figlio di un capo tribù, nella sua infanzia visse in modo relativamente povero e cominciò a frequentare la scuola solo all’età di 12 anni. Molto brillante negli studi, si laureò nella prestigiosa Università Makerere di Kampala (Uganda) e nel 1949, dopo aver ottenuto una borsa di studio, proseguì gli studi di storia ed economia all’Università di Edimburgo, in Scozia. Questa fu una grande opportunità per Nyerere, che fu il primo tanzaniano a studiare in un’università britannica: ad Edimburgo iniziò a conoscere il socialismo, nella versione riformista e nonviolenta della Fabian Society. Nel 1952 rientrò in patria e andò ad insegnare storia, inglese e swahili al St. Francis College, vicino a Dar Es Salaam: per questo motivo verrà poi soprannominato mwalimu, che in swahili significa maestro.
Ben presto Nyerere iniziò ad interessarti di politica e nel luglio del 1954 fondò il TANU (Unione Nazionale Africana del Tanganica). Gli inglesi allora gli imposero di scegliere tra la scuola e l’attività politica e il mwalimu decise di lasciare l’insegnamento e di dedicarsi alla politica a tempo pieno.
La sua grande integrità morale e la sua abilità oratoria lo resero molto popolare nel Paese: seguace di Gandhi, nel 1961 Nyerere riuscì ad ottenere l’indipendenza del Tanganica (che poi nel 1964 sarà chiamato Tanzania) senza guerre e senza spargimenti di sangue. Nel 1962, il mwalimu fu eletto Presidente della Repubblica: rimase in carica fino al 1985, quando decise volontariamente di cedere il potere ad Ali Hassan Mwinyi.
Uno dei grandi meriti di Julius Nyerere è stato quello d’imporre il kiswahili come lingua ufficiale, insieme all’inglese. Ogni sera i tanzaniani accendevano la radio per ascoltare le lezioni di swahili del presidente-maestro: oggi non c’è cittadino di questo nobile Paese che non sappia parlare correttamente questa bella lingua. Il mwalimu aveva capito che i tanzaniani dovevano liberarsi di un complesso d’inferiorità nei confronti degli inglesi e che la lingua era un elemento importante d’identità nazionale.
Piuttosto fallimentare, invece, fu la politica economica di Nyerere: era una forma di socialismo rurale africano, basato sulla cosiddetta Ujamaa (“famiglia estesa”). In un mondo in cui l’uomo è un lupo per l’altro uomo (“homo homini lupus”), l’idea di fraternità e di uguaglianza economica si dimostrò un’utopia e fece sprofondare la Tanzania nella povertà. Alla fine anche il mwalimu se ne rese conto e nel 1985 lasciò volontariamente il potere.
Julius Nyerere fu un convinto assertore del panafricanismo: “Senza unità, i popoli dell’Africa non hanno futuro, se non come perpetue e deboli vittime dell’imperialismo e dello sfruttamento”. Grazie a lui e ad altri grandi leader africani (uno su tutti, Kwame Nkrumah), nel 1963 fu fondata ad Addis Abeba l’OUA (Organizzazione dell’unità africana). Il mwalimu non si stancò mai di appoggiare i movimenti di liberazione nazionale e diede un grande aiuto all’ANC di Mandela, al Frelimo del Mozambico, all’MPLA dell’Angola, allo ZANLA dello Zimbabwe e allo SWAPO della Namibia. Durante la guerra fredda, schierò la Tanzania con i Paesi non allineati e riuscì ad avere buoni rapporti sia con gli USA che con l’URSS.
Dopo il suo ritiro dalla politica attiva, viaggiò molto; nel 1996 fu nominato mediatore nel conflitto che dilaniava il Burundi. Morì a Londra il 14 ottobre 1999.
Dopo la sua morte, la Chiesa cattolica ha iniziato il suo processo di beatificazione e nel 2005 Julius Nyerere è stato dichiarato servo di Dio. Si tratta di uno dei pochissimi politici in odore di santità e ciò è dovuto soprattutto al suo disinteresse per il denaro, oltre che alla sua profonda fede in Dio. Il mwalimu ha sempre vissuto in modo sobrio e anche da presidente ha abitato in un appartamento molto modesto. A differenza di molti altri capi di stato e di governo, Julius Nyerere decise di servire Dio e non il denaro.

Giuseppe Liguori

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