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Sudan, uno scatto delle rivolte del 2019 fotografia dell’anno per il World press photo

L’immagine più commovente della Resistenza! Un ragazzo legge una poesia, per protestare in mezzo alla guerriglia, illuminato dalle luci dei cellulari dei suoi coetanei: è l’opera del giapponese Yasuyoshi Chiba, fotografo della France Presse, che con la potenza di questo scatto ha vinto il World Press Photo 2020. Ad essere immortalato è un giovane che recita versi tra i manifestanti che chiedono un governo civile a Khartoum, in Sudan, dopo il colpo di stato militare che ha destituito dopo 30 anni Omar al-Bashir.

Durante quella marcia pacifica, a giugno 2019, sono stati tantissimi i ragazzini uccisi: il sangue sulle cartelle di innocenti studenti delle medie!! E lui davanti al pericolo della morte, declama versi! Un gesto che va oltre il coraggio, la Bellezza e la commozione! Ed è proprio l’importante focus “Sudan: bambini in trincea” con i giornalisti/testimoni Abdelaziz Yakub (Sudan) e Jok Madut Jok (Sudan del Sud) ad aver aperto a settembre 2019 l’ultima edizione di Imbavagliati, Festival Internazionale Giornalismo Civile, da me ideato e diretto. Durante l’incontro, moderato da Ottavio Ragone, responsabile della redazione di Repubblica Napoli, Antonella Napoli, giornalista, scrittrice, analista di questioni internazionali e direttrice di “Focus on Africa”, che era appena rientrata dal Paese, ha offerto uno spaccato delle prospettive del processo democratico appena avviato, dei conflitti irrisolti e la questione dei bambini soldato. Enzo Nucci, corrispondente Rai per l’Africa Subsahariana, ha approfondito il tema del difficile cammino di pace in Sud Sudan, a partire dai fallimenti dei numerosi accordi e della difficoltà delle forze in-ternazionali di ritagliarsi un ruolo politico, Padre Daniele Moschetti, responsabile dei Missionari Combo-niani in Sud Sudan, ha raccontato la complessa situazione umanitaria nel Paese, che vive una profonda crisi. Da brividi, le poetiche Illustrazioni realizzate “in diretta” di Fabio Magnasciutti.

Dalla Siria all’Afghanistan, passando per Libia, Spagna e Marocco, la quinta edizione del Festival contro i bavagli ha acceso i fari sulle “Guerre Innocenti” in Paesi in cui i minori vivono in situazioni di guerra e povertà e su di essi pende la minaccia della morte e dell’esilio.

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