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Diario di viaggio in Tunisia, il fascino di una terra senza tempo

Sono sempre stato un tipo che ama viaggiare con la mente. Ho sempre fantasticato su grandi viaggi nel continente africano, ma per un motivo o per un altro non sono mai riuscito a muovermi da casa. Ma a dicembre 2016 accade l’imprevisto, quando decido di partire col mio amico Simone per la Tunisia. In totale 10 giorni di vacanza, dal 29 dicembre al 7 gennaio. Partenza da Felino, nostro comune di residenza alle 6 del mattino. Prendiamo il treno a Parma, arriviamo a Bologna e in taxi ci dirigiamo verso l’aeroporto. Qui in aereo facciamo lo scalo a Roma e successivamente arriviamo a Tunisi. Giunti sul posto, verso le ore 20, ci fermiamo in un paese vicino alla capitale, “El Kabaria”, non di certo un posto per turisti, dove passiamo la notte a casa della famiglia dell’ allora moglie di Simone, partita per la Tunisia qualche settimana prima di noi. Il luogo ha quasi l’aspetto di un posto appena bombardato, per così dire, ma io lo trovo affascinante. L’accoglienza è fantastica. La casa è piccola ma spaziosa, e anche se i servizi igienici sono un po’ diversi dai nostri (si versa un secchio d’acqua per pulire il wc), io mi sento totalmente a mio agio. Il mattino seguente vengo svegliato dalla voce del muezzin che chiama i fedeli alla moschea (Masjid) per la prima preghiera mattutina, poi dopo un giro per il paese, e dopo aver cambiato gli euro con i Dinari Tunisini tramite un contatto del luogo, mi reco in un centro per acquistare una scheda telefonica della compagnia Ooredoo. El Kabaria è un paese all’apparenza distrutto, ma non manca niente. Ci sono negozi, barbieri, centri di telefonia……. Non faccio fatica a comunicare, mescolando un po’ di arabo e francese all’italiano. Insieme a Simone poi prendo un taxi e ci rechiamo in una località vicina chiamata El Mouroj, quasi del tutto simile a El Kabaria, dove ritorniamo per pranzare alcune ore dopo. La madre anziana della attuale ex moglie di Simone mi prepara un piatto enorme di CousCous che ancora ricordo, poi dopo aver pranzato, prendiamo un piccolo pullman condiviso con altra gente del posto e ci dirigiamo ad Hammamet insieme ad un’altra ragazza di El Kabaria che nel frattempo si era unita a noi, dove alloggiamo in un bel residence prenotato in precedenza, situato in una zona turistica, più precisamente Yasmine Hammamet, località ricca di hotel, locali e attrazioni di vario genere, compreso il parco di divertimenti “CarthageLand”. Nonostante la buona compagnia, passo la maggior parte del tempo da solo, vagando per diversi giorni nei vari bazar e facendo conoscenza con tante persone del posto. La sera ad Hammamet è sempre festa e nei tanti piccoli locali l’intrattenimento è curato da artisti, uomini e donne, provenienti dall’ Algeria. Una cosa che mi ha lasciato di stucco è senz’altro la bellezza delle ragazze tunisine e delle cabile/berbere algerine. Penso di essermi innamorato quasi ogni giorno. Delle ragazze tunisine del Kebab (che in realtà si chiama Chawarma) situato vicino al residence, della signorina tunisina che vendeva per strada il the caldo alla menta (ci sarò andato almeno 10 volte al giorno), delle cantanti algerine, delle tante ragazze tunisine che gestivano i bazar etc….. Tutto davvero molto bello. Ma a dire il vero però tutto questa libertà ad Hammamet, e tutto questo divertimento, mi hanno stupito e al tempo stesso deluso. Non mi aspettavo ragazze in minigonna e feste in ogni angolo, ma d’altronde in un luogo turistico, dopo la primavera araba, tutto sommato ci può stare. Di certo ho preferito il mio primo giorno ad El Kabaria. Ma questo è solo un mio parere personale. Per fare spesa mi recavo in una una specie di mega supermarket poco distante dal nostro residence, dove si trovavano anche alcool e sigarette, che data la presenza della polizia, la Garde Nationale, H24, venivano prontamente occultate dai residenti in sacchetti di carta di colore scuro.

Il tempo nel nostro appartamento lo si passava a guardare la TV, ad ascoltare musica, a mangiare con le mani tutti insieme a tavola…… Ricordo con piacere la bontà di molti piatti e cibi come ad esempio il Tajiiin e la Chorba. Ad Hammamet era facile incontrare persone a bordo di una carrozza trainata da cavalli, una delle attrazioni del luogo preferita dai turisti. La gente del posto vedendomi ogni giorno aveva ormai imparato a conoscermi. Tutti mi salutavano e mi davano dell’Algerino affettuosamente. Il mio soprannome infatti era Algerien, forse per il mio viso particolare, la mia pelle chiara e la barba. Belle ragazze, la musica, il mare, sembrava di essere in paradiso. Ma qualcosa non andava. Un pensiero continuava a girare nella mia testa. Dovevo assolutamente far visita a Bettino Craxi. Mi ricordo di lui quando da bambino al telegiornale prima di andare a scuola lo sentivo nominare, ho studiato la sua storia, il suo esilio e la sua morte in Tunisia. Ho sempre avuto stima per lui. A gennaio 2017, due giorni prima del rientro in Italia, prendo un taxi e mi reco al cimitero di Hammamet. Arrivo. Percorro il vialetto. Alla mia sinistra è visibile il cimitero islamico, alla mia destra il piccolo cimitero cristiano. Entro. Mi dirigo subito verso la sua lapide, mi inginocchio, leggo l’epitaffio “La mia libertà equivale alla mia vita”, mi commuovo, rifletto, resto in silenzio per alcuni minuti. Poi lentamente decido di andarmene salutando quel “gigante” che non ho mai potuto conoscere di persona. In quel momento capisco che la semplice vacanza è diventata il viaggio più importante della mia vita. Poco dopo ritorno al residence, e si parte tutti insieme da Hammamet per fare ritorno ad El Kabaria. Una volta qui, io e Simone decidiamo di recarci al mercato di Tunisi. Tantissimi banchi. Il mercato è praticamente in mezzo alla strada. Sono avvolto da un mare di persone. Venditori, musicisti, persone provenienti da varie località vicine. Facciamo qualche acquisto e successivamente ritorniamo a El Kabaria per mangiare l’ultima volta insieme alla famiglia dell’ex moglie di Simone. Dopo cena si va a dormire. Il mattino seguente, dopo aver salutato tutti, si riparte per l’Italia.

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