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Dall’Egitto “partner ineludibile” in sette anni solo bugie e depistaggi su Giulio Regeni

Bugie, misteri, depistaggi e accuse infamanti. Di tutto, tranne collaborazione e verità, ci è stato riversato addosso dall’Egitto in questi sette anni dal rapimento e dall’uccisione, dopo atroci torture, di Giulio Regeni.
Eppure oggi, mentre prendeva il via la seconda udienza del processo contro i quattro agenti dei servizi egiziani accusasi della morte del ricercatore italiano ritrovato senza vita a Il Cairo nove giorni dopo la scomparsa avvenuta il 25 gennaio del 2016, dalla capitale egiziana arrivano notizie di nuovi accordi e partnership tra il nostro governo e l’Egitto, che resta, è  sempre stato un “partner ineludibile”. A discapito della dignità e del rispetto dei principi di uno stato di diritto com’è quello italiano.
Solo grazie ai genitori di Giulio,  anche oggi “ostinatamente presenti” in Tribunale a Roma, è stato possibile avviare un percorso di giustizia.
Mentre nel fine settimana appena passato abbiamo dovuto registrare l’ennesimo affronto alla famiglia Regeni e alle persone che chiedono da anni a gran voce la verità sulla triste vicenda di Giulio.
Tante voci, sia dal mondo dell’associazionismo per i diritti umani sia della politica,  si sono levate alte per chiedere che il governo faccesse tutti i passi formali per chiedere che l’Egitto rispondesse delle sue responsabilità, anche con Il richiamo del nostro ambasciatore, per ottenere giustizia per il giovane ricercatore torturato e ucciso al Cairo e per la sua famiglia.
Ma a parte sostituire il mostro diplomatico, lasciando vacante la posizione dopo poche settimane, mai nessun passo avanti dei nostri rappresentati è stato  compiuto verso la verità.
Dall’Egitto abbiamo ricevuto solo false informazioni e, poi, ostinati silenzi.
ub quadro melmoso di depistaggi continui, da cui è emerso che l’Italia è stata sistematicamente offesa da un paese che si definiva ‘alleato’.
Per tutti vale la pena di citare un “dossier” su una pista ritenuta attendibile dagli egiziani.
Secondo il fascicolo  “riservato” fatti avere ai nostri magistrati, il massacro di Regeni doveva servire a far saltare i rapporti tra Renzi e Al Sisi, un complotto che mette insieme interessi politico-industriali e conflitti interni ‘gestiti’ da servizi deviati.
La pista “suggerita” al Governo Italiano per far luce sulla feroce uccisione del 28enne friulano è avvalorata da un’analisi approfondita dello scenario ricca di riferimenti specifici, nomi e persino rilevamenti satellitari che porterebbero all’individuazione dei responsabili del delitto nel Regno Unito.
Un documento all’apparenza attendibile se non fosse per l’ardita teoria secondo cui la morte di Giulio sarebbe da inquadrare come un complotto di paesi nemici dell’Egitto.
Insomma uno scenario spacciato per concreto con tanto di nomi di alti ufficiali della milizia egiziana dediti al doppio gioco, o comunque sul libro paga di servizi segreti stranieri, che avrebbero operato in modo da far ricadere sulle spalle del presidente Al Sisi tutte le responsabilità del caso.
Ma a tutti è apparso chiaro e inequivocabile che si sia trattato solo di un tentativo di depistaggio davanti al quale non un governo serio e credibile non avrebbe dovuto restare indifferente. E invece dinanzi all’ennesima presa in giro egiziana lItalia non ha reagito con una risposta forte e dignitosa.
Dal Cairo negli anni sono arrivate solo notizie insufficienti, contraddittorie e con il chiaro intento di prendere tempo. E su questo non si può più transigere. E non si tratta certo di una questione di decoro, per quanto ne vada di mezzo la credibilità di una nazione e dei suoi cittadini, ma di giustizia e verità per una vittima innocente. Verità e giustizia per Giulio Regeni, richiesta che anche noi di Focus on Africa non ci stancheremo mai di ribadire e che sosterremo con i nostri articoli di denuncia sulle innumerevoli violazioni dei diritti umani di un regime che tutto è tranne che un partner affidabile.

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