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Caso Attanasio, qualcuno cerca di impedire il processo di pace tra Congo e Ruanda?

L’esecuzione extra giudiziaria dell’ambasciatore in Congo Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e dell’autista del Programma Alimentare Mondiale Mustapha Milambo, è divenuta oggetto di uno sciacallaggio mediatico promosso da chi dovrebbe essere ancorato sul cammino della pace, ma al contrario sembra essere prigioniero di fosche ideologie del passato della martoriata regione dei Grandi Laghi.
Dopo una settimana dai tragici fatti di sangue circolava in Italia la “rivelazione” sulle dinamiche della sua tragica morte, le ragioni e i mandanti. I sostenitori di queste “rivelazioni” pretendono di spiegare al pubblico italiano tutta la verità, rivelandogli la famosa Operazione Milano.
In cosa consiste questa operazione, dai chi è stata orchestrata e per quali ragioni?
Secondo i promotori di questa versione l’Operazione Milano è un piano premeditato per eliminare l’Ambasciatore Attanasio facendo passare l’esecuzione extra giudiziaria come un ennesimo fatto di sangue che quotidianamente accade nelle martoriate province est del Congo. L’esecuzione si era resa necessaria in quanto Attanasio avrebbe scoperto delle fosse comuni contenenti corpi di civili congolesi trucidati dai soldati ruandesi per il controllo delle materie prime abbondanti nelle province est della Repubblica Democratica del Congo.
L’Operazione Milano sarebbe stata orchestrata dai servizi segreti ruandesi. È noto che l’Intelligence ruandese è il servizio segreto più efficace della regione, direttamente addestrato dal MOSSAD. La sua principale missione è di combattere contro le forze genocidarie sopravvissute alla sconfitta inflittale nel 1994 dal Fronte Patriottico Ruandese che liberò il paese dal 1973 in ostaggio di un regime totalitario che si basava sul dominio razziale: HutuPower (Potere agli Hutu) ai danni della minoranza Tutsi.
Un regime che aveva adottato identici mezzi usati dai nazisti contro gli ebrei negli anni quaranta compresa la distinzione dei tutsi tramite iscrizione della loro appartenenza etnica sulle carte di identità e responsabile di 3 pulizie etniche prima di arrivare alla soluzione finale: 1994, un milione di morti in soli 100 giorni.
Purtroppo queste forze genocidarie continuano ad essere un costante pericolo non solo per il Ruanda ma per le popolazioni dell’est del Congo e per il Burundi.
Forze raggruppate sotto la bandiera delle Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda – FDLR, formatesi nel 2000 e inserite nel 2006 nella lista internazionale delle organizzazioni terroristiche.
L’intelligence ruandese da 20 anni è impegnata in una guerra segreta senza esclusione di colpi per impedire un secondo genocidio in Ruanda.
Chi avrebbe ordinato alla intelligence ruandese l’eliminazione di un testimone ritenuto scomodo: Luca Attanasio? Niente meno che il Presidente ruandese Paul Kagame! il nostro ambasciatore sarebbe stato a conoscenza di “dossier” estremamente compromettenti che avrebbero incolpato il Capo di Stato africano e rovinato per sempre la sua reputazione a livello internazionale.
Queste rivelazioni sono esplosive in quanto coinvolgono direttamente un governo di uno Stato Sovrano che, non dimentichiamoci, ha subito l’ultimo genocidio del Ventesimo secolo. Un fatto che porterebbe, come minimo, alla rottura delle relazioni diplomatiche tra Italia e Ruanda e un processo internazionale per il crimine commesso contro un diplomatico occidentale.
Una attenta analisi delle rivelazioni, rivela lacune, contradizioni e, soprattutto, mancanza di prove certe a loro sostegno.
Chi sarebbe stato l’esecutore materiale dell’esecuzione extra giudiziaria? Il colonnello Jean Claude Rusimbi, ex comandante del colonello congolese Laurent Nkunda (di origine etnica tutsi) che nel 2009 aveva promosso una ribellione contro il regime totalitario di Joseph Kabila Kabange all’est del Congo.
Attualmente Laurent Nkunda si trova agli arresti domiciliari in Ruanda. Il colonello Rusimbi fu successivamente integrato all’interno dell’esercito repubblicano congolese: Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo – FARDC.
Jean Claude Rusimbi è il vice comandante delle operazioni di intelligence del 3409° reggimento della FARDC che nel 2019 ha ricevuto il mandato ufficiale dal Presidente congolese Félix Antoine Tshisekedi Tshilombo di coordinare le operazioni militari congiunte con il Ruanda per combattere il gruppo terroristico FDLR all’est del Congo all’interno della Operazione Corridoio Est a seguito della firma degli accordi di collaborazione militare tra RDCongo e Ruanda per la lotta contro il terrorismo internazionale nella Regione dei Grandi Laghi.
L’operazione Corridoio Est continua tutt’ora sotto una nuova forma tramite lo stato d’assedio decretato dal presidente Tshisekedi nelle province del Nord Kivu e Ituri e le operazioni militari in corso contro le FDLR e altri gruppi terroristici. Alle attuali operazioni militari non partecipa il Ruanda ma l’Uganda. Entrambe le operazioni anti terroriste sono monitorate dalle Nazioni Unite tramite il suo contingente di pace in Congo: MONUSCO.
Quindi, secondo i promotori delle “rivelazioni” un alto ufficiale dell’esercito congolese sarebbe l’esecutore materiale dell’esecuzione extra giudiziaria del nostro ambasciatore. Avrebbe agito per conto del Ruanda. Un’accusa che coinvolge anche il governo di Kinshasa visto che non ha mai sollevato dubbi sul suo alto ufficiale.
Quali sono le fonti di queste importanti rivelazioni che comportano gravi conseguenze a livello diplomatico non solo tra Ruanda e Italia ma anche per il Congo? “Fonti ruandesi e congolesi contattate sul fatto di sangue”.
Anche se i promotori di queste rivelazioni tendono a proteggere le loro fonti l’identità è facilmente individuabile. Due giorni dopo la morte di Luca Attanasio il gruppo terroristico ruandese FDLR emette un comunicato dichiarando la sua estraneità dal fatto di sangue a seguito delle dichiarazioni ufficiali del presidente congolese Thisekedi che attribuisce a loro la colpa.
Il dettagliato comunicato delle FDLR è stato considerato dal pool di inchiesta congiunto Congo Italia come non credibile e le FDLR rimangono gli unici indiziati dell’esecuzione extra giudiziaria di cui indagini sono ormai alla fase finale e preso le autorità italiane e congolese trasmetteranno gli esiti.
Il fatto più sorprendente sta proprio nel comunicato FDLR che accusa il loro nemico storico: Paul Kagame come autore del fatto di sangue. La versione delle FDLR è praticamente identica alle rivelazioni fatte da noti attori italiani che da anni interagiscono nelle complicate e drammatiche vicende della regione dei Grandi Laghi. Anche la sequenza temporale delle due versioni apre ulteriori interrogativi. La versione fornita dai principali indiziati: FDLR precede di 8 giorni le rivelazioni fatte in Italia.
Il gruppo terroristico ruandese è il primo a incolpare il colonello Jean Claude Rusimbi come esecutore materiale dell’esecuzione extra giudiziaria. Un’accusa ritenuta dalla magistratura congolese infondata.
Il colonello Rusimbi è uno dei principali attori nella guerra contro il terrorismo all’est del Congo che ha inflitto pesanti perdite alle FDLR. Nell’aprile 2020 comandò l’attacco congiunto degli eserciti congolese e ruandese contro la strategica roccaforte FDLR di Kazahoro, Nord Kivu infliggendo pesanti perdite e costringendo il gruppo terrorista ruandese a perdere una posizione avanzata per le loro operazioni militari.
Nel maggio 2020 un commando terroristico FDLR tentata di assassinare il Colonello Rusimbi tendendo un’imboscata sulla strada tra Goma e Rutshuru, in un posto non lontano da quello in cui è avvenuto l’assassinio di Attanasio. Purtroppo i terroristi hanno attaccato un veicolo di civili convinti che a bordo vi fosse il Colonello della FARDC.
Una attenta ricostruzione dell’imboscata è stata fornita all’epoca dal gruppo di ricerca Kivu Security Tracker, un progetto di monitoraggio dei conflitti e attività terroristiche nella regione dei Grandi Laghi e in particolare dell’est del Congo, creato da ricercatore ed esperti di intelligence congolesi e americani con sede all’interno della Università di New York.
Le rivelazioni del presupposto intrigo internazionale orchestrato dal presidente Paul Kagame non sono state prese in considerazione dalle autorità congolesi e italiane, anche se hanno causato delle “problematiche” ai due Paesi a seguito di richieste di spiegazioni da parte del governo ruandese.
Una crisi risolta sul nascere che poteva però avere conseguenze drammatiche nella regione vista le relazioni conflittuali tra Congo e Ruanda che hanno già causato due guerre Panafricane e diverse ribellioni nelle province congolesi dell’est a causa del controllo delle risorse naturali strategiche: oro, diamanti e coltan. Le rivelazioni non hanno trovato spazio tra i media internazionali e italiani ad esclusione di una manciata di testate italiane in cerca di facili scoop e con poca dimestichezza della realtà della Regione dei Grandi Laghi.
Tuttavia i promotori delle rivelazioni insistono a proporre la loro verità, affermando di avere una grande conoscenza ed esperienza delle dinamiche della regione.
Purtroppo, o per fortuna, più passa il tempo, più le rivelazioni diventano confuse e i loro promotori costretti a palesi contradizioni.
Nell’ultimo tentativo di promozione della “verità” sulla morte di Attanasio attraverso una nota rivista nazionale italiana, gli stessi autori delle teorie del complotto ammettono di non possedere prove schiaccianti ma insistono nel certificare la credibilità delle loro fonti “ruandesi” per poter sostenere la validità delle loro tesi.
Essendo i promotori impegnati nel difficile mestiere di proporre informazione indipendente soprattutto per le vicende africane, è abbastanza incomprensibile capire come si possono lanciare pesanti accuse ad uno Stato Sovrano che potrebbero riaccendere focolai di guerra nella regione affermando però di non possedere “prove schiaccianti”.
Gli stessi promotori di questa teoria del complotto si dimostrano assai reticenti a diffondere notizie di cui prove concrete abbondano e che riguardano il gruppo terroristico FLDR. Per esempio l’inchiesta ONU del 2007 sui fondi umanitari ricevuti dall’Italia dirottati verso le FDLR da due missionari italiani. La riunione di due comandanti militari delle FDLR ricercati dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità commessi in Congo e partecipazione al genocidio ruandese del 1994, giunti a Roma con falsi documenti di identità.
La riunione aveva come obiettivo quello di promuovere un governo di transizione in Ruanda a cui il gruppo terroristico FDLR avrebbe partecipato in attesa di “libere elezioni”. Proposta rifiutata dal governo ruandese che all’epoca espresse tutta la sua indignazione per simile proposta in quanto le FDLR erano formate e guidate dai esecutori materiali del massacro di 1 milione di persone, per la maggior parte tutsi ma anche hutu moderati che si opponevano al genocidio: circa 200.000.
I promotori delle rivelazioni dimostrano un particolare accanimento contro il Governo ruandese, intenti periodicamente a denunciare i suoi presunti “crimini contro l’umanità” e una strana indulgenza verso leader di movimenti eversivi come per esempio Paul Rusesabagina leader del gruppo terrorista Forze Nazionali di Liberazione (FNL) affiliate alle FDLR.
Rusesabagina è attualmente sotto processo a Kigali con nove capi d’accusa tra cui: terrorismo, incendio doloso, rapimento e omicidio. Tutti crimini perpetuati dalle FNL in stretta collaborazione con le FDLR e la giunta militare attualmente al potere in Burundi, contro civili ruandesi disarmati in Ruanda nel periodo 2018 – 2019.
Rusesabagina è stato arrestato a Dubai nel settembre 2020 grazie ad una operazione dell’intelligence ruandese a seguito del mandato di arresto internazionale spiccato dalla magistratura ruandese nel 2018 e alle rivelazioni fatte del terrorista Nsabimana Callixte ‘Sankara” comandante di un terzo gruppo terrorista ruandese: MRCD (Movimento Ruandese per il Cambiamento Democratico).
Callixte, arrestato nel 2019, confessò che il suo gruppo terroristico faceva parte di un network eversivo che coinvolgeva Rusesabagina, le FDLR, il defunto dittatore burundese Pierre Nkurunziza e l’Uganda che aveva come obiettivo attaccare il Ruanda, deporre il governo in carica, massacrare la minoranza tutsi e ripristinare il regime razziale HutuPower (Potere agli Hutu) che aveva controllato il paese dal 1973 al 1994.
L’arresto di Rusesabagina è stato effettuato con metodi non convenzionali ma concordati con le autorità di Dubai. Il presunto terrorista (il processo è ancora in corso) si stava recando in Burundi per incontrare alti esponenti del regime razziale CNDD-FDD per discutere piani di attacco al Ruanda. Resesabagina ha ammesso di essere il leader del gruppo terrorista FNL ma si è dichiarato estraneo agli atti terroristici commessi dal suo movimento armato… Il processo è verso la sua fase finale e il leader delle FNL rischia l’ergastolo.
Come possiamo comprendere la morte di Attanasio si inserisce in un complicato e sanguinoso contesto regionale che verte sul controllo delle risorse naturali e su una guerra senza esclusione di colpi portata avanti dai fanatici della supremazia razziale HutuPower dal 1994 in poi.
A differenza di altri “esperti” non vogliamo addentarci in terreni scivolosi fatti di insinuazioni, “rivelazioni” e fonti anonime, limitandoci ad attenersi ai fatti storici comprovati. Purtroppo non possiamo esentarci nell’osservare le speculazioni fuori luogo e politicamente motivate sulla tragedia di Luca Attanasio che rischiano di interrompere il processo di pace nella regione dei Grandi Laghi.
Per fortuna il corso della storia si muove nella direzione opposta. Una direzione auspicata da Papa Francesco durante lo storico incontro al Vaticano con il presidente ruandese Paul Kagame avvenuto nel marzo 2017. Nell’occasione il Santo Padre ammise le pesanti colpe della Chiesa Cattolica durante il genocidio Ruanda 1994 e promise un impegno attivo e costante per la pace, il superamento degli odi etnici e l’integrazione dei popoli della regione dei Grandi Laghi.
Promesse che sabato 26 settembre hanno preso consistenza concreta grazie allo storico incontro tra i Presidenti Felix Tshisekedi e Paul Kagame che mette fine a 27 anni di conflittualità agendo proprio sulle vere cause di tante guerre, ribellioni e di decine di migliaia di morti innocenti: i minerali preziosi e rari.
I due leader regionali si sono concordare nel regolamentare lo sfruttamento comune, trasparente, e armonioso delle risorse naturali per lo sviluppo regionale, la pace duratura e l’integrazione dei popoli dei Grandi Laghi.
“Da quando ho assunto le funzioni di Capo di Stato della Repubblica Democratica del Congo ho realizzato che abbiamo perso fin troppi anni a vivere guardandoci come cani arrabbiati, a vivere in situazione di tensione, a farci la guerra, a condividere l’odio. Ora basta! È giunto il momento di sperimentare la condivisione della pace, dell’amore e degli scambi commerciali tra i nostri due Paesi.” Ha dichiarato il Presidente congolese Tshisekedi.
Invitiamo gli autori delle “rivelazioni” a sostenere il processo di pace voluto dai leader regionali che, fino a prova contraria, sono gli unici abilitati a decidere del futuro delle loro rispettive popolazioni. Un futuro che ora vuole abbandonare le scorie radioattive dell’odio etnico per garantire un’era di pace e progresso. Quella stessa era di pace in cui il nostro Ambasciatore ha sempre creduto e promosso fino all’ultima conseguenza di perdere la vita a causa di chi, questo cambiamento regionale non lo vuole.

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