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Sudan, nuove violenze in Darfur. Massacro di civili e operatori sanitari

Nuovi terribili crimini emergono dal conflitto sudanese: almeno 200 persone sono state uccise nelle ultime 48 ore nella regione occidentale del Darfur, e più di mille case date alle fiamme. Le autorità sudanesi sostengono che le vittime siano la conseguenza di scontri tra pastori arabi armati e le popolazioni delle Jebel Moon mountains, vicino al confine con il Ciad. Ma il Sudan liberation movement, gruppo politico che non ha mai voluto firmare gli accordi di pace con i militari, accusa le Rapid support force, braccio armato del Consiglio sovrano guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan. La repressione si è intensificata in vista delle proteste di oggi, organizzate nelle più importanti città darfuriane.

in particolare l’ondata di violenza hai è abbattuta sulile città di Kreneik e El Geneina.
Il Darfur ha una lunga storia di instabilità e violenze. Dal 2003 è devastato da una guerra civile che ha visto i ribelli delle minoranze etniche contrapporsi al governo di Omar Hassan al-Bashir, l’ex presidente – dittatore del Sudan. Secondo le Nazioni Unite, più di 300 mila persone sono morte e 2 milioni e mezzo di persone sfollates. Al-Bashir, per i crimini in Darfur, ha su di sé un mandato di arresto pendente della Corte penale internazionale che lo accusa di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio.

Tra le vittime degli attacchi di questo fine settimana, anche medici e cooperanti. Oltre alle violenze contro la popolazione, sono state distrutte e saccheggiate strutture mediche e uccisi numerosi operatori sanitari.
“I violenti attacchi del weekend sono iniziati a Kreneik e abbiamo avuto conferma che l’ospedale che supportiamo nella città è stato attaccato. Tre persone, tra cui due operatori sanitari, sono state uccise. La farmacia dell’ospedale è stata saccheggiata. Le équipe di MSF non erano nella struttura in quel momento, perché erano rientrate alla base a El Geneina il 19 aprile.

Ieri nell’ospedale universitario di El Geneina, capitale del Darfur occidentale, dove il personale di MSF era al lavoro, c’è stata una violenta intrusione, con spari all’interno della struttura e nel pronto soccorso. Un membro del personale ospedaliero è stato ucciso e gli operatori sanitari, inclusi quelli di MSF, sono stati evacuati.

Siamo scioccati dall’accaduto e inviamo le nostre condoglianze alle famiglie delle persone che sono state uccise. Condanniamo questi attacchi con tutta la nostra forza. Nei conflitti, le strutture e gli operatori sanitari devono essere protetti e questo deve essere rispettato da tutte le parti coinvolte in qualsiasi conflitto.

A causa della violenza e dell’insicurezza in corso nelle diverse parti del Darfur Occidentale, compresi questi attacchi mortali a due ospedali, le équipe di MSF non possono raggiungere le strutture mediche supportate e non possono tornare a Kreneik, né condurre cliniche mobili a El Geneina. Siamo molto preoccupati per l’impatto che questo avrà sulle persone coinvolte dalla violenza, impedendo loro di cercare le cure di cui hanno bisogno e lasciandole in una situazione di disperato bisogno di assistenza, già tale prima di quest’ultimo attacco.

I nostri team stanno seguendo da vicino la situazione di sicurezza per poter riprendere a fornire le cure mediche e il supporto umanitario necessario non appena sarà sicuro”.
Nonostante il conflitto principale in Darfur sia circoscritto in poche aree della regione, dopo un accordo di pace raggiunto lo scorso anno tra il Consiglio sovrano e i principali gruppi ribelli a Juba, la regione è ancora invasa dalle armi e la violenza spesso scoppia per l’accaparramento delle terra e per l’accesso all’acqua. L’anno scorso in Darfur si è conclusa una missione di pace delle Nazioni Unite, l’unico argine alle violenze delle milizie che spadroneggiano nella regione.
Gli ultimi scontri avvengono in un contesto di turbolenze politiche, mentre il Sudan vacilla per le conseguenze del colpo di Stato del mese scorso che ha suscitato un’ampia protesta in tutto il Paese.

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