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Sudan, arrestato staff di Emergency. Rilasciato dopo il saccheggio del centro pediatrico di Nyala

Gli operatori umanitari, soprattutto chi è impegnato nel settore sanitario, continuano a subire incursioni e violenze in Sudan.
Nella giornata di mercoledì 25 ottobre alcuni membri dello staff sudanese del Centro pediatrico di Emergency a Nyala, nel Sud Darfur, sono stati arrestati dalle Forze di Supporto Rapido.
A causa delle difficoltà di comunicazione che permangono dall’inizio della guerra, la sede principale della ong ha appreso dell’arresto da un video pubblicato su alcuni social media. Erano stati inoltre persi i contatti con il resto dello staff, non riuscendo quindi ad avere certezza sul numero delle persone arrestate né sulla loro identità.
A distanza di quasi una settimana i colleghi sudanesi sono stati tutti liberati con le scuse di RSF. Sono scossi, ma stanno bene.
Lo staff è stato rilasciato, ma il Centro pediatrico è stato saccheggiato: sono stati danneggiati i locali, le attrezzature, ma soprattutto è stata violata la sicurezza del personale sudanese della struttura che da due mesi gestisce l’ospedale in autonomia pur di garantire l’assistenza necessaria ai bambini, alle madri e ai pazienti cardiopatici di Nyala e dei centri vicini.
Dallo scoppio della guerra lo scorso 15 aprile, il Centro ha continuato il proprio lavoro per garantire l’assistenza essenziale a una popolazione fortemente colpita dal conflitto. Nelle ultime tre settimane era rimasto aperto con grandi difficoltà a causa dell’intensificarsi dei combattimenti.
“I colleghi sudanesi sono stati i primi a chiedere di tenere aperto il Centro pediatrico per garantire la continuità delle attività sanitarie. Vedono in prima persona l’impatto del lavoro sulla propria comunità, ogni giorno, e per questo non si sono mai tirati indietro. Tuttavia, senza rassicurazioni sulla sicurezza dello staff, dei pazienti e sulla possibilità di lavorare in modo indipendente non sarà possibile riaprire l’ospedale” fa sapere l’ong attraverso un comunicato.
Anche nella capitale Khartoum la gestione delle strutture sanitarie sta diventando sempre più difficile.
La città è irriconoscibile, dilaniata dai bombardamenti che vanno avanti da oltre sei mesi, la maggior parte degli ospedali sono chiusi per inagibilità o perché non sono più in grado di garantire assistenza per la mancanza dei farmaci e del materiale necessario.

“Emergency sta proseguendo faticosamente la sua attività a Khartoum anche con personale internazionale presso il suo Centro Salam di cardiochirurgia e il Centro di chirurgia di urgenza e traumatologia dove scarseggiano i farmaci, i materiali di consumo e il carburante necessario a far funzionare i generatori. Mancano le autorizzazioni per far arrivare il materiale sanitario e manca anche il personale necessario: molti colleghi sudanesi hanno dovuto lasciare il Paese a causa dell’aumento dei combattimenti e vengono ricevuti con molta lentezza i visti per il personale internazionale che sta aspettando da mesi di entrare nel Paese per dare il cambio ai colleghi che stanno gestendo le attività dall’inizio del conflitto” fanno sapere gli operatori che operano a Khartoum.
Emergency non ha alcuna intenzione di sospendere le attività nella capitale sudanese e chiede il rispetto dei pazienti, del personale e delle strutture sanitarie per poter continuare a garantire alla popolazione sudanese il diritto alla cura, anche in guerra.

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