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Memorandum UE-Tunisia: tutto è tranne un modello virtuoso di cooperazione in materia di immigrazione

Da qualche ora, grazie a una stretta di mano a quattro che ha suggellato un accordo con poche luci e molte ombre, Ursula von der Leyen, Giorgia Meloni e Mark Rutte stanno raccontando che il Memorandum d’intesa tra Ue e Tunisia è “una svolta che rafforza le relazioni e la cooperazione in materia di migrazione con i Paesi del Nordafrica”, come ha tenuto a sottolineare la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni.
Lo schema del Memorandum sottoscritto oggi segue la dichiarazione congiunta siglata lo scorso 11 giugno rimessa poi in discussione da alcuni coup-de-theatre del presidente Kais Saied che alla fine ha spuntato tutto ciò che voleva e ha firmato.
Ma l’intesa in questione non è “un modello virtuoso di partenariato”, seppur raggiunto dopo ampi sforzi diplomatici, ma semplicemente un accordo che legittima qualsiasi azione riterrà il capo di stato tunisino idonea per contenere i flussi migratori.
 La Meloni, accompagnata dalla presidente della Commissione europea  e dal premier olandese  Rutte, ha espresso “grande soddisfazione” dopo l’incontro con il presidente Saied al palazzo presidenziale, definendo quello che si è concluso oggi “un percorso verso una solida partnership basata su cinque pilastri, tra cui la stabilità macroeconomica, il commercio e gli investimenti, la transizione verso l’energia verde, i contatti interpersonali e la migrazione”.
Ma l’unica certezza, per ora, è che il memorandum rappresenta un punto di partenza per una collaborazione più profonda tra Ue e Tunisia che comporterà “sforzi” reciprocamente vantaggiosi
.
L’UE ha promesso un consistente pacchetto di investimenti e sostegno diplomatico per aiutare la Tunisia a ottenere un prestito dal Fondo monetario internazionale (FMI), con l’obiettivo di alleviare la sua grave crisi finanziaria ed evitare il rischio di default. Mossa che ha piegato le resistenze di Saied.
 Ma chi conosce bene il contesto tunisino e il modus operandi dell’autoritario presidente non può che comprendere che di fatto si stanno solo legittimando nuove violazioni di diritti o e torture.
Siamo di fronte alla riproposizione di “modelli” di gestione dei flussi migratori affatto vistosi. Assisteremo alla replica di quanto accaduto in Libia e in Turchia. 
Abbiamo già appurato i danni di un accordo che, bypassando il parlamento con lo strumento del “Memorandum”, poco più di una lettera di intenti senza l’avvallo di tutti gli Stati coinvolti, garantisce fondi a governi che non hanno certo il baluardo dei diritti come principio prioritario.
È stato sottoscritto “un parto col diavolo” che autorizza Tunisi a fermare con ogni mezzo i tentativi di fugga dal paese. 
E non solo i  giovani tunisini oppressi da una crisi economica e sociale senza fine, ma migliaia di subsahariani la cui vita è messa a rischio dai proclami razzisti di  Saied. 
Non è il primo Memorandum che si stringe con la Tunisia ma la fase particolare che sta attraversando il Paese lo rende ancora più pericoloso. 
Come spiegano bene Maurizio Acerbo e Stefano Galieni, parlando a nome del Partito della Rifondazione Comunista Sinistra Europea e Coordinamento Unione Popolare “si usa qualche centinaio di milioni di euro per fermare le migrazioni, anche mandando nella terra di nessuno del confine con la Libia, decine di migliaia di uomini, donne e bambini, condizionati al fatto che la Tunisia, per “risolvere la propria crisi” accetti il prestito cappio del FMI, riforme che distruggeranno quanto resta dello Stato sociale in cambio di valuta. Una politica neocoloniale di guerra che l’Italia persegue sia con governi di centro destra che di centro sinistra, in nome di una falsa lotta ai trafficanti. Tunisia, Libia, Turchia, non sono porti sicuri ma luoghi di violazione continuata dei diritti fondamentali”.
Pur non avendo questa testata e chi scrive nessun interesse politico, riteniamo che sia giusto denunciare che stanno profilando nuovi crimini di cui non vogliamo essere complici restando in silenzio.
Da settimane in Tunisia si registrano deportazioni di massa verso il confine libico e algerino. 1.200 persone sono state lasciate per giorni senza cibo e acqua, inclusi bambini e donne incinte. A Sfax migliaia di persone vivono per strada dopo essere state cacciate dalle loro case. La polizia ha sparato ad altezza d’uomo.
Il Memorandum firmato oggi  dall’Unione Europea e Tunisia, sponsorizzato dal Governo italiano, ignora volutamente tutto questo.

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