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Libia, la catastrofe di Derna è sempre più grande

Il bilancio della catastrofe di Derna, nella Libia orientale, è attualmente ignoto, ma nell’ordine di migliaia di morti. Circolano molte cifre, ma la più verosimile, allo stato attuale, è di oltre 5.000 morti e almeno 10.000 dispersi, fornita dall’OCHA, l’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite.

Come ha dichiarato Salah Aboulgasem dell’organizzazione umanitaria “Islamic Relief”, il bilancio delle vittime “sicuramente aumenterà, forse raddoppierà, se non quadruplicherà”.

Almeno il 30% della città è “completamente scomparsa”, ha aggiunto Aboulgasem: “Il modo migliore per descriverlo è come un mini-tsunami che spazza via completamente tutto sul suo cammino”.

Dalle foto satellitari del prima e del dopo il disastro, Derna risulta in gran parte distrutta: la città ha circa 100.000 abitanti e molte zone urbanizzate lungo le rive del fiume sono state spazzate via in seguito di una piena dovuta alle forti e intense piogge, ma anche al crollo di ben due dighe a monte della città. Derna, infatti, è circondata da colline e tagliata in due da quello che normalmente è un letto di fiume asciutto in estate, ma che si è trasformato in un torrente impetuoso di acqua fangosa che ha cancellato anche diversi ponti.

Emad al-Falah, un operatore umanitario di Bengasi raggiunto al telefono dall’agenzia stampa AP, ha detto che la situazione è “indescrivibile” e che “intere famiglie sono andate perdute; i corpi sono ovunque, nelle case, nelle strade, in mare. Ovunque tu vada, trovi uomini, donne e bambini morti”.

I corpi recuperati vengono sepolti in fretta nelle fosse comuni dell’unico cimitero intatto di Derna. La Libia, che da oltre un decennio è un Paese spaccato in due, con due governi e due eserciti in forte tensione tra loco (ci sono state anche due guerre, negli ultimi anni), ha chiesto aiuti e assistenza urgente alla comunità internazionale. Ad oggi, hanno materialmente già inviato soccorsi l’Italia (una squadra di vigili del fuoco e funzionari della protezione civile), il Qatar (con due aerei di aiuti umanitari per un ospedale da campo e pompe d’acqua), la Turchia (tre aerei con aiuti umanitari e una squadra di soccorso di 168 persone, più due veicoli di ricerca e salvataggio e due imbarcazioni di salvataggio), gli Emirati Arabi Uniti (con 150 tonnellate di cibo, forniture mediche e aiuti umanitari). Ulteriori aiuti sono in partenza da Egitto, Giordania, Tunisia e Kuwait. Infine, anche le Nazioni Unite, l’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno stanziando fondi di emergenza.

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