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Flussi migratori, la tempesta perfetta

La tempesta perfetta si addensa sull’Italia. Crescono a dismisura gli sbarchi e principalmente dalla Tunisia, dove la Presidente del Consiglio e la Presidente della Commissione si sono recate per concordare un pacchetto di aiuti con il Presidente Kais Saied. Le due ci tornano per verificare lo stato di applicazione dell’intesa.

La parte tunisina è insoddisfatta. Da Bruxelles gli aiuti promessi non arrivano, o non arrivano in congrua quantità, le autorità locali non collaborano. Sfax è un piccolo porto, sarebbe relativamente facile da controllare, i controlli latitano. La minaccia di catturare gli scafisti in tutto l’orbe terracqueo, la reboante dichiarazione a commento del Decreto Cutro, non sortisce alcun effetto. Gli scafisti ignorano il Decreto,  praticano tariffe ridotte per aumentare il numero dei passeggeri: la traversata verso Lampedusa è low cost.

Francia e Germania sorvegliano le frontiere per non accogliere coloro che l’Italia lascerebbe liberi di muoversi verso gli altri stati membri. I controlli sono difficili se non impossibili, quando gli ospiti temporanei dei centri di accoglienza decidono di sistemarsi altrove. Non sono prigionieri infatti, il loro status starebbe per cambiare se entrano in vigore le misure più coercitive in esame al Governo.

Il Presidente dei Popolari europei vagheggiava un’alleanza a Strasburgo con i Conservatori, a detrimento dei Socialisti e Democratici. Il che avrebbe messo in gioco Fratelli d’Italia, colonna portante dei Conservatori. I sondaggi escludono un’avanzata prepotente della Destra in generale. Martin Weber è costretto alla retromarcia e, giocoforza, riconosce l’utilità della tradizionale collaborazione con i Socialisti e Democratici.

Se in primavera le urne confermeranno le previsioni, al Parlamento europeo tornerà la coalizione fra Popolari, Socialisti e Democratici, Liberali. I Conservatori, e con loro FdI, sarebbero tagliati fuori dalle decisioni importanti. La coalizione vincente influenzerà la nomina del Presidente della Commissione. La proposta spetta al Consiglio europeo che, nel formularla,  deve tenere conto del voto.          Ursula von der Leyen si candida al secondo mandato, alla testa della cosiddetta maggioranza Ursula che la elesse nel 2019.

Mario Draghi is back. La Commissione gli affida l’incarico di un rapporto sulla competitività dell’Unione. Da Francoforte, sede del suo ultimo incarico europeo, a Bruxelles. Rimarrà nella capitale belga anche dopo la consegna del rapporto? Nella veste di Presidente del Consiglio europeo?  Il Consiglio europeo elegge il Presidente a maggioranza dei suoi membri, lo sceglie fra gli ex Capi di Stato o di Governo dei Ventisette. Draghi ha il profilo giusto. E’ pensabile che il Consiglio europeo elegga un Presidente avversato, o non appoggiato con convinzione, dallo stato membro di provenienza? Una bella domanda per la Presidente Meloni quando la scadenza si porrà.

Enrico Letta is back. La Commissione gli affida un rapporto sul mercato unico. Letta, per le stesse ragioni di Draghi, ha il profilo giusto per presiedere il Consiglio europeo. Una poltrona per due, come il film di John Landis? Per due candidati non esattamente in linea con la linea governativa?

La politica espansiva delle promesse elettorali si infrange sulle restrizioni di bilancio. Anche se il Patto di stabilità e crescita non tornerà ai rigori dell’origine, i vincoli di bilancio restano. Pesano le spese dei Governi precedenti, vedi superbonus, quota 100, altre provvidenze decise in tutta fretta per guadagnare il consenso in tempi grassi. Ora che i tempi sono magri, sarà difficile assecondare le richieste. La BCE aumenta il saggio di sconto  per combattere l’inflazione, la crescita dello spread con i titoli di stato della Germania minaccia i nostri. L’impennarsi dello spread causò le dimissioni dell’ultimo Governo Berlusconi.

La rotta da tenere con la tempesta è per un nostromo accorto. Evitare le secche e gli scogli. Ripristinare un rapporto corretto con i principali attori dell’Unione. Ripensare ai temi di politica estera.

Per la prima volta nella storia del Parlamento europeo, la campagna elettorale si svolgerà attorno alle risposte da dare alle crisi esterne. E’ finito il tempo delle futili polemiche sull’eccesso di legiferazione. Ora bisogna misurarsi con il conflitto in Ucraina e le sue conseguenze, con l’aggressività commerciale della Cina, con la diversificazione energetica e la crisi climatica. Con le presidenziali americane che seguiranno di poco le europee.

* Associazione-Apertamente

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