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Covid-19, l’Africa prova a resistere ma la pandemia avanza inarrestabile

L’Africa ci sta provando. Resiste e tenta di non farsi sovrastare dal Covid-19, un nemico subdolo che si è insinuato in 46 paesi su 54 del continente. Il Centro africano per il controllo e la prevenzione della malattia conferma, per ora, circa 5000 contagi, 120 vittime e 300 persone guarite.
Con la determinazione e la forza che solo un grande continente è capace di mettere in campo nei momenti più difficili, la gran parte degli stati africani ha adottato tutte le misure possibili per il contenimento della pandemia.
Ma il nuovo coronavirus, meno letale di altre epidemie che in passato hanno disastrato decine di realtà, riesce a insinuarsi nelle maglie di una rete che purtroppo non appare efficace abbastanza a scongiurarne l’espansione su grande scala.
Tra gli Stati più colpiti il Sudafrica con 1.170 casi confermati, seguito dall’Egitto con 495, l’Algeria con 409 e il Marocco con 275.
La repentina impennata del numero di casi di coronavirus nell’ultima settimana ha portato il paese in testa alla classifica dei paesi con più contagi. Sulla base di oltre 12.800 tamponi effettuati, il Sudafrica ha registrato nelle ultime 24 ore 158 nuovi casi, aggravando un bilancio che dall’inizio dell’epidemia pesa principalmente sulle tre più importanti province del paese: il cuore finanziario del Gauteng, l’hub tecnologico del Capo occidentale (100) e la provincia costiera dello Kwazulu-Natal (60), seconda più popolosa del paese e storica patria dell’etnia zulu.
Nel tentativo di arginare una pandemia che rischia di mettere in ginocchio il sistema sanitario nazionale ed un’economia già gravemente fiaccata dalla recessione, il presidente Cyril Ramaphosa ha annunciato nuove misure drastiche.
L’allarme cresce al punto da spingere il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus, ad affermare che gli sforzi dei governi e delle autorità sanitarie di tutto il continente nel limitare la diffusione del virus non sono sufficienti.
L’Oms ha invitato l’Africa a “svegliarsi” davanti alla minaccia del coronavirus che potrebbe contagiare milioni di persone. Questa prospettiva è estremamente allarmante, perché in Africa i sistemi sanitari sono palesemente inadeguati a gestire l’emergenza.
Pur avendo le popolazioni africane una discreta esperienza in merito alle emergenze sanitarie, dalla malaria all’hiv e all’ebola, la tenuta delle strutture ospedaliere, alcune sprovviste di rianimazioni.La maggior parte degli stati africani ha solo poche decine di ventilatori, alcuni nemmeno le terapie di base, come l’ossigeno.
Gli stati più fragili, soprattutto quelli dell’Africa subsahariana e occidentale, presto saranno sopraffatti dalla diffusione dell’infezione, che troverà facilmente strada tra gli strati più poveri della popolazione, costretti a vivere in aree urbane sovraffollate e povere, spesso privi dei servizi sanitari di base, senza la possibilità di auto-isolarsi, senza periodi di malattia retribuiti o sistemi di sicurezza sociale.
Contro questa minaccia Focus on Africa, raccogliendo l’allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha predisposto un programma di finanziamento Covid-19 Solidarity Response, ha lanciato un appello affinché l’Europa, seppur essa stessa gravemente provata, non lasci sola l’Africa.
Finora, soprattutto dalla Cina, sono arrivati 70 milioni di dollari e alcune organizzazioni regionali hanno preso dei provvedimenti decisi, condiviso informazioni e ricevuto donazioni di tamponi e forniture mediche.
I governi più attrezzati hanno risposto rapidamente, ma altri non hanno ancora preso seriamente la minaccia, ignorando le raccomandazioni dell’Oms di evitare eventi di massa.
L’Europa e gli Usa hanno dimostrato che la scelta di rimandare non paga. È fondamentale che la comunità internazionale alimenti lo spirito di cooperazione emerso in queste settimane per evitare di ripetere gli stessi errori nei paesi più vulnerabili.

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