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Camerun, almeno 20 morti in un attacco dei separatisti anglofoni

Nella notte tra il 5 e il 6 novembre nel villaggio di Egbekaw, nel sud-ovest del Camerun, una ventina di persone sono state uccise dai separatisti di lingua inglese. Tra le vittime ci sono uomini e anche diverse donne e bambini, ha spiegato alla radio pubblica il portavoce del governo camerunense Mengot Victor Arrey-Nkongho.

Dalla fine del 2016, un violento conflitto contrappone gruppi armati indipendentisti e forze di sicurezza, ciascuno accusato di crimini contro i civili dalle ONG internazionali e dalle Nazioni Unite, sia nelle regioni del Nord-Ovest che in quelle del Sud-Ovest, popolate principalmente dalla minoranza anglofona, in un Paese che invece è a maggioranza francofona.

Secondo le ricostruzioni fornite dal governo, “i terroristi hanno attaccato nel cuore della notte usando armi da fuoco e armi tradizionali” e, oltre ai morti, ci sono anche sette feriti gravi e una decina di case bruciate: “È successo alle 4 del mattino. Giovani armati sono arrivati ​​e hanno sparato ai residenti che dormivano nelle loro case e hanno dato fuoco a un intero isolato”, ha dichiarato un residente sopravvissuto. “Abbiamo già tirato fuori dalle macerie 23 persone, alcune delle quali non sono nemmeno riconoscibili a causa dell’incendio”, ha continuato il testimone. Intanto, avanza l’ipotesi che la data dell’attacco non sia casuale, perché il 6 novembre è l’anniversario dell’ascesa al potere del presidente Paul Biya (capo di stato dal 1982) e in quella giornata era previsto un comizio del RDPC (Raggruppamento Democratico del Popolo Camerunese, il partito presidenziale).

Il Camerun ha quasi 30 milioni di abitanti ed è governato con il pugno di ferro da 41 anni dal presidente Paul Biya, il quale ha 90 anni. Il conflitto con le minoranze anglofone è scoppiato alla fine del 2016, quando Biya ha represso violentemente nelle due regioni le manifestazioni di protesta, inasprendo le posizioni. I ribelli, che attaccano spesso i civili perché li accusano di “collaborare” con Yaoundé, si autodefiniscono “Ambazonians”, dal nome della “Ambazonia”, un loro stato di cui hanno proclamato unilateralmente l’indipendenza nel 2017. Le violenze sono spesso brutali e indiscriminate, come il 4 ottobre scorso, quando due abitanti del villaggio di Guzang, nel nord-ovest, sono stati giustiziati pubblicamente da un gruppo che li accusava di aver informato l’esercito. Non mancano neanche i rapimenti di civili accusati di “collaborazione” e che spesso si risolvono con il pagamento di riscatti. Secondo l’International Crisis Group, questo conflitto interno ha provocato più di 6.000 morti e costretto più di un milione di persone alla fuga.

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