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Nucleare, dalla Russia in arrivo in Africa le prime centrali ‘galleggianti’

Una centrale nucleare galleggiante che dall’Artico arrivi in Africa. Questo l’ambizioso programma della Russia che a breve farà partire il progetto: una struttura mobile in grado di affrontare un viaggio di migliaia di chilometri lungo la rotta del Mare del Nord, come nuovo passo per i suoi piani di espansione nell’Artico. Le prime indiscrezioni sui programmi di Mosca sul nucleare sono apparse sul Guardian, provocando l’allarme degli ambientalisti. Se tutto andrà secondo il quotidiano britannico, l’Akademik Lomonosov sarà rimorchiata nel porto artico di Pevek questo mese, dove utilizzerà i suoi due reattori nucleari per fornire calore ed energia alle case e supportare le operazioni di estrazione e perforazione nella remota regione di Chukotka, ricca di minerali. E secondo le autorità russe consentirà di chiudere una vecchia centrale nucleare e una centrale elettrica a carbone. Gli ambientalisti invece hanno espresso dubbi sul fatto che le centrali galleggianti possano fornire energia pulita, e Greenpeace ha evocato il rischio di una “Chernobyl del mare”, riferendosi al disastro nucleare della fine degli anni ’80. Ma gli ideatori dell’impianto rassicurano: “Abbiamo studiato da vicino l’esperienza di Fukushima. Nemmeno uno tsunami causato da un terremoto di magnitudo 9 staccherebbe l’impianto dalla sua base”, ha detto Dmitry Alekseyenko, vice capo della costruzione. La centrale galleggiante russa rappresenta una sostanziale novità. Rosatom, la compagnia statale per l’energia nucleare, ha già stipulato accordi per inviare centrali nucleari galleggianti personalizzate a diversi Paesi africani, tra cui il Sudan è la Somalia.
Ma per la Bellona Foundation, che si occupa delle questioni ambientali legate al nucleare, sarebbe un azzardo consegnare tali tecnologie “a Paesi in cui i livelli di sicurezza dalle radiazioni, la regolamentazione e gli standard di sicurezza non sono così elevati come in Russia”.

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