vai al contenuto principale

Sudan, violenze minacciano ospedale Al Nao, tra i pochi funzionanti nel nord-ovest di Khartoum

Violenti scontri in Sudan stanno minacciando l’ospedale di Al Nao, tra le poche strutture rimaste aperte a Omdurman, nel nord-ovest di Khartoum, nonché l’unica nella zona ad avere un pronto soccorso con capacità chirurgica.

In questa area le violenze sono particolarmente intense da ultime settimane, con attacchi aerei e bombardamenti che hanno causato morti e sofferenze devastanti. Centinaia di uomini, donne e bambini sono stati feriti e l’incessante violenza rende pericoloso e difficile per i pazienti raggiungere le poche strutture funzionanti. L’insicurezza colpisce anche il personale ospedaliero, con i medici costretti ai doppi turni quando è troppo pericoloso per i loro colleghi recarsi in ospedale.

La scorsa settimana è arrivata una famiglia coinvolta in uno scontro a fuoco. In due sono morti, la madre e una figlia. Gli altri due figli sono rimasti gravemente feriti e uno di loro ha perso una gambaracconta il dottor Omer di MSF che lavora all’ospedale Al Nao. “Un’altra famiglia è arrivata in ospedale con tre figli feriti da arma da fuoco. Il più grande di 9 anni è stato colpito alla schiena, quello di 6 all’occhio destro, ma sono sopravvissuti. Il fratello più piccolo di 4 anni è morto”.

In due settimane, dal 29 luglio all’11 agosto, il team di MSF all’ospedale di Al Nao, che collabora con lo staff della struttura dipendente dal ministero della salute sudanese, ha fornito cure traumatologiche d’emergenza a 808 pazienti, di cui 447 feriti da colpi d’arma da fuoco, schegge o vittime di accoltellamenti. Nello stesso periodo, l’ospedale ha trattato 787 pazienti ipertesi, diabetici, con infezioni respiratorie o malattie cardiovascolari. Ogni giorno, in media, il personale medico dell’ospedale di Al Nao ha trattato 34 pazienti con ferite traumatiche e 77 con altre condizioni mediche. L’ospedale di Al Nao, tra le poche strutture rimaste aperte a Omdurman, è l’unico nella zona ad avere un pronto soccorso con capacità chirurgica, il che spiega l’alto numero di pazienti. Lo scorso 4 luglio un membro del personale del ministero della salute è morto dopo essere stato colpito da un proiettile all’interno della maternità di Al Saudi di Omdurman, supportata da MSF, costringendo l’ospedale a chiudere. Le attività sono state trasferite all’ospedale di Al Nao, in modo che le donne in gravidanza potessero continuare ad avere un luogo sicuro per partorire.

A Omdurman tutti affrontano le conseguenze della violenza: la vita quotidiana è ostacolata dai continui tagli all’acqua e all’elettricità, dalla carenza di combustibile per cucinare e dalla mancanza di denaro contante o di qualsiasi mezzo per provvedere a sé stessi.

L’ospedale di Al Nao fornisce assistenza medica a chiunque ne abbia bisogno, civili o persone coinvolte nel conflitto. MSF supporta 8 ospedali nello stato di Khartoum, con il personale dell’organizzazione medico-umanitaria operativo in 4 strutture tra Khartoum e Omdurman, su entrambi i lati del fronte. Oltre ad Al Nao, MSF fornisce assistenza medica nel Bashair Teaching Hospital e al Turkish Hospital a sud di Khartoum. Solo a luglio 1.770 feriti di guerra hanno ricevuto cure traumatologiche in questi tre ospedali.

 

È straziante vedere che i più vulnerabili e innocenti sono così devastati da questa indicibile violenza” dichiara Frauke Ossig, coordinatrice delle emergenze di MSF in Sudan. “Mentre i medici di Al Nao lavorano 24 ore su 24, le granate cadono nelle vicinanze dell’ospedale, causando ancora più orrore e minacciando il lavoro salvavita degli operatori sanitari. Chiediamo alle parti in conflitto di risparmiare i civili da questa inaccettabile violenza e di garantire la protezione degli ospedali e degli operatori sanitari. Se gli ospedali non possono funzionare, ci sarà ancora più sofferenza“.

 

 

In due settimane, dal 29 luglio all’11 agosto, il team di MSF ha fornito cure traumatologiche d’emergenza a 808 pazienti, per la maggior parte feriti da colpi d’arma da fuoco, schegge o vittime di accoltellamenti.

 

Torna su