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Sudan, revocato lo stato di emergenza decretato dopo il golpe dello scorso 25 ottobre

In Sudan il Consiglio sovrano di transizione ha revocato lo stato di emergenza imposto dopo il colpo di Stato militare del 25 ottobre scorso.
Ad annunciarlo il generale Abdel Fattah al Burhan spiegando che la decisione e’ stata presa al termine di una riunione del Consiglio di sicurezza e difesa, da lui presieduta, con l’obiettivo di creare la “giusta atmosfera” per facilitare il dialogo al fine di creare un ambiente favorevole a un dialogo fruttuoso e significativo che raggiunga stabilità durante il periodo di transizione” ha sottopone Burhan.
il presidente del Consiglio sovrano ha dunque emanato un decreto con il quale ha revocato le misure che limitavano movimenti e diritti dei cittadini sudanesi.
Con la fine dello stato di emergenza in tutto il Paese le tensioni sembrano essersi attutite ma resta  alto il malcontento della società civile che continua a chiedere ai militari di farsi da parte.
Nel frattempo, secondo quanto riferito dal quotidiano online “Sudan Tribune”, il Consiglio ha annunciato il rilascio di circa 125 prigionieri politici detenuti in diverse carceri e centri di detenzione in tutto il Paese in quanto promotori delle proteste degli ultimi mesi contro la giunta militare al potere. Le proteste sono organizzate a livello locale dai Comitati di resistenza che per il prossimo 2 giugno – anniversario della sanguinosa repressione del sit-in di protesta del 2019 contro le forze armate – pianificano una marcia unificata verso la sede presidenziale. Lo scorso 25 ottobre al Burhan – gia’ al potere dal 2019 dopo la destituzione del presidente Omar al Bashir – ha sciolto il governo civile di transizione guidato dal primo ministro Abdalla Hamdok e ha sospeso una serie di riforme politiche ed economiche e i preparativi per le elezioni. Da allora diversi esponenti delle Forze per la liberta’ e il cambiamento (Fcc) – la piattaforma della societa’ civile che porto’ al rovesciamento di Bashir – sono stati arrestati e circa un centinaio di manifestanti sono stati uccisi nelle numerose proteste che ne sono scaturite.
La decisione di sospendere lo Stato di emergenza ha portato dei primi importanti risultati a livello di rapporti internazionali. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura ha infatti annunciato un nuovo progetto per affrontare l’aumento dell’insicurezza alimentare in Sudan, causata dall’impatto combinato di conflitto in Ucraina, siccità, Covid-19, scarsa produzione di colture di base a causa di infestazioni di parassiti e turbolenze economiche. Come ha comunicato la Fao in una nota, dal Fondo Centrale di Risposta alle Emergenze delle Nazioni Unite (Cerf) arriverà un contributo di 12 milioni di dollari per aiutare agricoltori e pastori nelle 14 contee del Sudan più duramente colpite. Secondo il Piano di risposta umanitaria 2022 della Fao per il Sudan, quest’anno il 30% dei sudanesi (ovvero 10,9 milioni di persone), avranno bisogno di aiuti per sopravvivere: è il numero più alto dell’ultimo decennio. La guerra in Ucraina sta causando un’impennata dei prezzi dei generi alimentari e il Sudan dipende dalle importazioni di grano dalla regione del Mar Nero. “Questo generoso contributo del Cerf significa che la Fao può fornire urgentemente fattori di produzione agricoli essenziali alle famiglie di agricoltori vulnerabili prima dell’inizio della stagione agricola principale a giugno. Questo farà sì che possano produrre cibo a sufficienza per soddisfare i loro bisogni nei mesi a venire”, ha commentato Babagana Ahmadu, rappresentante della Fao in Sudan. Il progetto si rivolgerà a 900.000 persone tra le comunità agricole e pastorali più vulnerabili e prevede assistenza agricola e zootecnica.

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