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Ruanda, i rifugiati sono diventati un’arma contro il Congo

“La popolazione dell’est della Repubblica democratica del Congo è stremata. Lo scontro fra la Rdc è il Ruanda si fa sempre più aspro e a pagarne le conseguenze sono gli abitanti nel Nord Kivu, che da decenni vivono nel terrore e sempre in cerca di un luogo sicuro dove poter vivere. Scappano dai villaggi presi di mira dalle numerose “bande” di criminali che si mescolano alle milizie organizzate, l’esercito regolare congolese  non riesce a fronteggiare i ribelli e spesso si fa complice delle stesse milizie. La forza di peacekeeping dell’Onu sembra essere impotente di fronte ai continui attacchi. La gente scappa un po’ ovunque, dove può e dove si sente piu’ sicura. In molti si rifugiano nel vicino Ruanda, uno stato ostile secondo il governo di Kinshasa. Ma è di ieri la notizia che il presidente ruandese, Paul Kagame, ha deciso che il suo paese non “può più accogliere i rifugiati congolesi” perché continuamente “insultato” e accusato di sostenere i ribelli, di etnia tutsi, dell’M23 che hanno conquistato molto terreno nell’est del Congo e da cui scappa la popolazione. Accuse, tuttavia, rimandate al mittente dal governo di Kigali. Secondo il presidente Kagame, il Ruanda non può sopportare il “peso” dei profughi della Repubblica democratica del CONGO. Parlando davanti al Parlamento del suo paese, Kagame ha spiegato che c’è “un tipo di rifugiato che penso non accetteremo piu’. Non possiamo continua ad accogliere profughi, di cui poi veniamo ritenuti in un qualche modo responsabili o addirittura insultati”. E, dunque, ancora una volta, a pagare il prezzo piu’ alto delle “scaramucce” tra i due paesi sono gli abitanti del Nord Kivu ormai allo stremo e certamente non responsabili dello scontro sempre piu’ aspro tra i due paesi. Nel respingere le accuse che gli vengono rivolte dalla comunità internazionale e che sono contenute, tra l’altro, in un rapporto redatto da un gruppo di esperti delle Nazioni Unite, di sostegno ai ribelli dell’M23, Kagame ribadisce la sua estraneità e poi affonda: “Chiunque pensi che sia un problema del Ruanda e non del CONGO, per prima cosa rimuova i CONGOlesi che sono qui. Quelli che arrivano ogni giorno, a causa delle azioni del loro governo e delle istituzioni a causa del mal funzionamento del loro stato. Questo non e’ ancora un mio problema”. Poi se la prende con la comunità internazionale, spiegando ai deputati del Parlamento ruandese che se e’ un problema ruandese lo e’ “anche della comunità internazionale. E’ a loro che mi rivolgo”. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, alla fine di novembre il Ruanda accoglieva sul suo territorio più di 76 mila congolesi, alcuni da piu’ di vent’anni, e i media locali del Ruanda parlano di oltre 2 mila nuovi arrivi negli ultimi due mesi. Il prossimo passo sara’ l’espulsione di quelli presenti nel Paese? I rifugiati, dunque, sono diventati oggetto dello scontro, che dura ormai da molti mesi, tra i due paesi. Ai primi di dicembre, il presidente  Felix Tshiseke di sosteneva che il regime ruandese, con Paul Kagame alla sua testa, “e’ il nemico della Repubblica democratica del CONGO”. Tshisekedi ha detto che i ruandesi “hanno bisogno della nostra solidarietà per liberarsi e liberare l’Africa” da Kagame che considera parte dei “leader retrogradi”. Le Nazioni Unite hanno confermato le accuse di Kinshasa di sostegno ai ribelli. La Rdc accusa il Ruanda di sostenere il gruppo ribelle M23, che negli ultimi mesi ha sottratto aree di territorio all’esercito di Kinshasa e alle milizie alleate. Kigali ha ripetutamente negato le accuse, ma conferme a un suo ruolo piu’ o meno diretto sono arrivate anche da esperti delle Nazioni Unite, Stati Uniti, Francia, Belgio e dall’intera Unione europea. Il Ruanda dal canto suo accusa Kinshasa di aver arruolato tra le fila congolesi le Fdlr, un ex gruppo ribelle hutu ruandese con sede nella Rdc ritenuto l’erede delle forze responsabili del genocidio del 1994. “Le autorita’ della Rdc sembrano essere incoraggiate dalle costanti coccole da parte della comunità internazionale che ripetutamente accusano il Ruanda di tutti i mali della Rdc, ignorando le trasgressioni originate dalla Rdc” recita una nota diffusa delle autorità ruandesi, che si conclude con un invito perentorio: “Queste provocazioni devono finire”.
Secondo Kigali, Kinshasa utilizzerebbe il conflitto per scopi elettorali, le elezioni presidenziali e legislative in Rdc sono previste il 20 dicembre, ma già molti analisti temono che possano essere rinviare proprio a causa delle continue tensioni e scontri armati nell’est del Congo. La tensione, dunque, rimane alta e lo dimostra la notizia, resa nota da Kinshasa, dello smantellamento di una rete di spie al servizio del Ruanda che operava nella capitale della Rdc. Nell’area del Nord Kivu, inoltre, opera una forza militare regionale dell’Africa orientale che ha proprio lo scopo di aiutare e supportare l’esercito regolare del Congo nel contrastare l’avanzata dei ribelli dell’M23. Ma, anch’essa, sembra essere impotente. La comunità internazionale, tuttavia, teme che il “conflitto” tra Repubblica democratica del Congo e Ruanda, possa trasformarsi in una guerra vera e propria, che avrebbe conseguenze destabilizzanti per tutta la regione dell’Africa orientale.

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