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Conflitti

RDCongo, a Goma la repressione di una manifestazione è stata un massacro

Aveva fatto scalpore già nell’immediato, quando si parlava di 7 morti uccisi dalla polizia a Goma per reprimere una manifestazione non autorizzata, ma dopo due giorni la realtà dei fatti appare enormemente più grave: il governo della Repubblica Democratica del Congo parla di 43 morti (tra cui un poliziotto), ma altre voci arrivano a un…

Aveva fatto scalpore già nell’immediato, quando si parlava di 7 morti uccisi dalla polizia a Goma per reprimere una manifestazione non autorizzata, ma dopo due giorni la realtà dei fatti appare enormemente più grave: il governo della Repubblica Democratica del Congo parla di 43 morti (tra cui un poliziotto), ma altre voci arrivano a un centinaio di cadaveri.
Ne abbiamo riferito anche su “Focus on Africa”, ma oggi dobbiamo aggiornare quelle informazioni, dopo la pubblicazione sui social media di video raccapriccianti in cui i soldati dell’esercito regolare congolese sparano mitragliate ad altezza d’uomo o caricano decine di corpi sui camion come se fossero sacchi.

Le vittime si erano radunate su invito della setta mistico-religiosa “Foi naturelle judaïque et messianique vers les nations” (nota anche con il termine “Wazalendo”) e protestavano contro la presenza della MONUSCO e di altre forze internazionali nel Paese.

Secondo “Human Rights Watch” la maggior parte di quei corpi sono conservati nell’obitorio di un ospedale militare, dove è negato l’accesso alle famiglie. “LUCHA”, un’organizzazione locale che promuove il rispetto della democrazia, ha condannato fermamente le azioni dell’esercito e ha ricordato che i fedeli della setta si sono sempre comportati in modo pacifico.

Il governo centrale e, in particolare, il presidente Félix Tshisekedi hanno condannato il massacro e hanno confidato in indagini serie e celeri.

Dal canto suo, la MONUSCO ha espresso cordoglio per la perdita di vite umane, pur ricordando che la manifestazione non era autorizzata. La signora Bintou Keita, rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite nella RDC, ha espresso le sue condoglianze e ha chiesto un’indagine indipendente sugli eventi.

Secondo il governatore del Nord Kivu, Constant Ndima Kongba, la situazione è precipitata quando la polizia, nel tentativo di contenere la folla, ha visto catturare e uccidere uno dei suoi membri: “Inizialmente ho visto 6 morti all’obitorio di Camp Katindo presso l’ospedale militare, tuttavia poi il bilancio è rapidamente peggiorato“. Il governatore ha aggiunto che “il gruppo dietro i disordini è emerso solo pochi mesi fa, sotto la guida di un certo Ephraim Bisimwa, che si proclama profeta ed è originario del Sud Kivu; questi Wazalendo hanno già paralizzato più volte la città e le tensioni sono aumentate questa settimana, quando hanno avanzato richieste radicali, tra cui la partenza della MONUSCO, la cacciata degli occidentali e delle loro ONG e il ritiro delle forze dell’EAC“.

L’Ambasciata degli Stati Uniti ha espresso rammarico per la perdita di vite umane e ha aggiunto di accogliere “con favore il sostegno del governo della RDC all’apertura di un’indagine su questi eventi e il suo appello alla calma“.

Intanto ieri, venerdì 1° settembre, presso lo Unity Stadium di Goma è già iniziato il processo contro un primo gruppo di 143 persone arrestate nel corso degli scontri dell’altra mattina. Nella prima udienza c’è stata l’identificazione degli imputati, tra cui i leader del gruppo, il “profeta” Ephraïm Bisimwa, tutti indagati per due capi d’imputazione: associazione a delinquere e partecipazione a movimento insurrezionale.

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Guido Gargiulo

Appassionato di Taiwan, Asia e Africa. Laureato in Lingue e Culture dell’Europa e delle Americhe presso l’Università L’Orientale di Napoli, ho approfondito lo studio del cinese al Taiwan Mandarin Educational Center e all’Istituto Confucio. L’Africa ha sempre avuto un posto speciale nel mio cuore, con studi anche del Kiswahili, una delle lingue più parlate nel continente.

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