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RDCongo, 7 morti a Goma negli scontri tra la polizia e un gruppo di Wazalendo

Prima dell’alba di ieri, 30 agosto, a Goma, capitale della provincia del Nord Kivu, nel turbolento est della Repubblica Democratica del Congo, sono avvenuti dei violenti scontri tra la polizia e un gruppo di seguaci della chiesa di Wazalendo, in cui almeno 7 persone sono rimaste uccise e altre 20 ferite più o meno gravemente.

Con il temine “wazalendo” si intendono due gruppi differenti: uno appartenente all’etnia mai-mai e un altro che fa riferimento a un gruppo mistico e spirituale, i quali hanno anche una chiesa (che ieri è stata bruciata dall’esercito congolese, le FARDC). È proprio quest’ultimo gruppo che aveva indetto una manifestazione di protesta anti-MONUSCO, cioè contro la Missione di pace delle Nazioni Unite che da 20 anni è presente nelle province orientali congolesi. La manifestazione era stata vietata dalle autorità cittadine di Goma, ma i militanti wazalendo hanno ignorato il divieto ed è intervenuta la polizia, usando una forza tale che ha innescato una guerriglia urbana che ha causato la carneficina.

Le violenze sono scoppiate nei pressi dell’ospedale CBCA Ndosho di Goma, il quale dunque è stato colto di sorpresa dall’imponente afflusso di feriti, per cui è stato lanciato un appello alla popolazione affinché doni del sangue: “servono almeno 100 litri di sangue per curare i feriti nelle successive 24 ore!”.

La chiesa wazalendo (che alcuni chiamano anche “setta”) mescola riti cristiani e animisti e il suo nome esteso è “Foi naturelle judaïque et messianique vers les nations”, ossia “Fede naturale giudaica e messianica verso le nazioni”. Oltre ad essere degli adepti di una setta religiosa, questi wazalendo sono anche un “gruppo di autodifesa” (o “gruppo armato ribelle”) che non di rado si scontra con un gruppo più noto e organizzato, ossia l’M23, composto da tutsi congolesi filo-rwandesi, come due giorni fa: il 29 agosto si sono affrontati in diversi villaggi dell’area Tongo, nei pressi di Bwito, capoluogo del territorio di Rutshuru, nel Nord Kivu. Isaac Kibira, vice delegato del governatore locale, ha riferito queste parole alla stampa congolese:

“Dalle 5 del mattino i ribelli dell’M23 attaccano le posizioni Wazalendo a Marangara-Runzenze, Hohe e le posizioni di altri gruppi armati a Duani nel raggruppamento di Tongo. Diverse case sono state bruciate a Duani. La popolazione che svolgeva le proprie attività rurali in tutti questi villaggi è fuggita. Nella zona regna una psicosi. È in alta montagna. Stiamo monitorando da vicino tutto ciò che potrebbe accadere lì in termini di violazioni dei diritti umani. L’M23 rischierebbe di confondere la popolazione civile con i miliziani”.

Questi scontri tra i ribelli dell’M23 e i wazalendo (da alcune fonti filogovernative definiti “miliziani patriottici”) sono sempre più frequenti nei territori di Rutshuru e Masisi. Ora, però, l’azione dei wazalendo è arrivata anche a Goma e ha preso di mira le Nazioni Unite, per cui le forze di sicurezza nazionali hanno represso nel sangue una manifestazione che si annunciava comunque molto tesa. Ascoltato dalla stampa congolese, uno dei membri della chiesa ha detto:

“Intorno alle quattro del mattino, il tempio della setta Wazalendo a Goma è stato oggetto di atti vandalici da parte delle forze dell’ordine. Alcuni fedeli sono stati uccisi a distanza ravvicinata dalle forze di polizia. Esortiamo le autorità a garantire la sicurezza dei cittadini perché crediamo che nessuna ragione può giustificare l’uso di armi letali in base al principio di proporzionalità”.

La brutale repressione è stata condannata anche dai difensori dei diritti umani, sottolineando come l’azione non abbia risparmiato neanche i bambini. Come ha dichiarato Espoir Muhimuka, difensore dei diritti umani della provincia del Nord Kivu:

“Non capiamo come si possa dare la caccia a civili disarmati alle tre del mattino. La vita umana è sacra e non possiamo accettare che giovani civili disarmati vengano fucilati in questo modo. Tra le vittime ci sono anche dei bambini sotto i cinque anni”.

Alcuni bambini sono rimasti effettivamente feriti durante gli scontri, ma secondo fonti attendibili nessuno di loro avrebbe perso la vita.

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