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Nigeria, Bola Tinubu è il nuovo presidente del più popoloso paese africano. Opposizioni contestano voto

Bola Tinubu del partito APC (All Progressive Congress) è stato dichiarato vincitore delle contestate elezioni presidenziali in Nigeria. Secondo i risultati ufficiali, il 70enne politico ha ottenuto il 36% dei voti. Il suo principale rivale Atiku Abubakar ha ottenuto il 29% e il laburista Peter Obi il 25%.
L’annuncio della vittoria arriva dopo lunghe ore di raccolta dei risultati elettorali di 27 Stati federali.
Bola Tinubu tra l’altro presidente della TVC Communications, una delle reti televisive e radiofoniche private più grandi del Paese, ha trascorso i suoi primi anni di vita nel sud-ovest della Nigeria e successivamente si è trasferito negli Stati Uniti dove ha studiato contabilità alla Chicago State University. Rientrato in Nigeria all’inizio degli anni ’80, è stato assunto dalla Mobil Nigeria come contabile, prima di entrare in politica come candidato senatoriale di Lagos West nel 1992 sotto la bandiera del Partito socialdemocratico. Dopo che il dittatore Sani Abacha sciolse il Senato nel 1993, Tinubu divenne un attivista battendosi per il ritorno della democrazia come parte del movimento National Democratic Coalition.
Sebbene nel 1994 sia stato costretto all’esilio, Tinubu è tornato dopo la morte di Abacha nel 1998, quando è iniziata la transizione verso la Quarta Repubblica.
Candidato del partito di governo, da sempre al potere politico, è stato nominato vincitore nelle prime ore del mattino di mercoledì del primo marzo 2023.
Le elezioni, tenutesi nell’ultimo fine settimana di febbraio, sono state le più aperte e seguite da anni in Nigeria, il Paese più popoloso dell’Africa, con più di 220 milioni di abitanti. Il Paese ha trascorso gli ultimi otto anni in una situazione di profonda crisi sotto la guida del Presidente Muhammadu Buhari, ex dittatore militare.
Tinubu ha dovuto affrontare una dura competizione contro due avversari principali: Atiku Abubakar, ex vicepresidente e uomo d’affari multimilionario che, a 76 anni, ha già corso per la presidenza cinque volte; e Peter Obi, ex governatore di Stato che ha sorpreso il Paese candidandosi con il poco conosciuto Partito Laburista che ha attratto un nugolo di giovani nigeriani.
Il governo Buhari ha lasciato il Paese coni moltissime difficoltà. A partire dalla sicurezza, ricordiamo gli innumerevoli rapimenti, attentati, agli enormi problemi finanziari, la chiusura dei mercati per troppo tempo e la moneta, svalutata di giorno in giorno.
Poco prima delle elezioni, l’introduzione delle nuove banconote da 200, 500 e 100 Naira aveva portato a una grave carenza di contanti, causando scontri e incidenti mortali in tutto il Paese. Era stato chiesto di portare il denaro ‘vecchio’ in banca per sostituirlo con le nuove banconote ma le banche non avevano potuto consegnare le nuove banconote rendendo difficilissima quasi impossibile la vita delle famiglie per pagare i beni di prima necessità.
Nel conteggio finale, Tinubu ha vinto con 8,7 milioni di voti, Abubakar ha ottenuto 6,9 milioni mentre Obi 6,1 milioni. Secondo la legge nigeriana, per vincere un candidato deve ottenere il maggior numero di voti e almeno il 25% dei voti in due terzi dei 36 Stati federali.
L’INEC ribadisce che il processo elettorale è stato “libero, equo e credibile”. Nel suo discorso, Tinubu elogiato il Presidente della Commissione Elettorale Nazionale Indipendente, Professor Mahmoud Yakubu, per aver mantenuto la calma nonostante i numerosi attacchi personali che gli sono stati rivolti nel corso della conduzione e della raccolta dei risultati delle elezioni presidenziali in corso in tutto il Paese.
Come sappiamo però anche diversi osservatori, tra cui l’Unione Europea, hanno disapprovato questa vittoria a causa della carenza di trasparenza di questi giorni.
Organizzare le elezioni in Nigeria non è un’impresa da poco, considerando che i 93.469.008 elettori del Paese sono 16.742.916 in più rispetto al numero totale di elettori registrati, pari a 76.726.092, in 14 Paesi dell’Africa occidentale messi insieme. Con un dispiegamento di oltre 1.265.227 funzionari elettorali, l’utilizzo massivo di tecnologia per migliorare il processo elettorale e l’incubo logistico dell’invio di materiale elettorale in tutto il nostro vasto Paese, queste elezioni sono state un’impresa molto difficoltosa.

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