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L’Africa tra Cristianesimo e Islam: una prospettiva antropologica sul lavoro missionario

Recentemente ho avuto modo, quasi per benevolenza di due conoscenti a me molto cari, i teologi Francois Boespflug ed Emanuela Fogliadini, di entrare in possesso di un preziosissimo volume edito dalla Fondazione Ambrosiana Paolo VI e curato da coloro i cui nomi li ho menzionati sopra. Il tema del volume a cui mi riferisco riguarda il significato e l’importanza delle missioni cristiane in Africa, continente veramente interessante per storia e culture primarie, il cui sviluppo fisico e spirituale è ugualmente influenzato dalle missioni islamiche. Non dimentichiamo infatti che alcuni dei paesi africani più rappresentativi come la Tunisia, l’Egitto, il Marocco o l’Algeria sono interamente musulmani, esercitando una grande influenza su molte altre aree dell’Africa che finiscono per ricevere il messaggio musulmano, come l’area sub-sahariana Africa o Africa meridionale. In questo senso, per un’analisi dettagliata della presente questione dovremmo partire dalla seguente domanda: come si può svolgere un’autentica missione cristiana in un continente, un po’ dipendente da una storia lontana – non dimentichiamo che l’Africa stessa è un mondo che non può uscire dalla storia o che non può superare la propria storia a causa di condizioni di miseria e soprattutto di povertà, tenuto conto anche dello sfruttamento delle proprie risorse naturali da parte di varie potenze occidentali -, da parte di varie culture tribali i cui costumi, lingua e rituali sono impenetrabili per molti di noi europei, ma anche soggetti a un velo di sfide islamiche che in qualche modo minacciano la presenza cristiana lì. Ma al di là della questione sopra formulata, la nostra attenzione deve essere focalizzata anche sulla possibilità di convivenza tra cristiani e musulmani nel continente africano che, fino a recepire il messaggio cristiano o musulmano, si definisce identitario-ontologicamente attraverso il prisma di fattori spirituali totalmente differenti . Il titolo del volume che voglio sottolineare è “Le missioni in Africa. La sfida dell’inculturazione” e, come accennavo prima, la sua comparsa è stata possibile grazie a due teologi e professori occidentali di alto livello accademico e scientifico: Francois Boespflug ed Emanuela Fogliadini. Francois Boespflug, teologo e storico dell’arte e delle religioni, è professore emerito all’Università di Strasburgo, con un’opera impressionante, e una delle sue principali preoccupazioni è l’iconografia cristiana in Occidente, la rappresentazione divina nell’arte cristiana. Emanuela Fogliadini, che si occupa di storia, teologia e arte bizantino-ortodossa, insegna Storia teologica dell’Oriente cristiano presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano e dal 2015 coordina le attività culturali della Fondazione Paolo VI Ambrosiana. Il volume, il cui aspetto è interamente dovuto a loro, raccoglie infatti i documenti delle comunicazioni scientifiche di Villa Cagnola (Italia) del 2-5 settembre 2015, che hanno rappresentato la Settimana di Storia Religiosa Euromediterranea promossa dall’ambrosiano Paolo VI Fondazione lea in collaborazione con l’Istituto Superiore di Studi Religiosi di Milano. A questi eventi erano presenti numerosi teologi, rappresentanti della Chiesa e docenti provenienti da diverse parti del mondo, i cui interventi sono stati pubblicati in italiano, inglese e francese.

Scorrendo un simile volume ci troviamo di fronte a una serie di aspetti della realtà contemporanea che attirano sempre più l’attenzione della Chiesa, delle organizzazioni politiche internazionali ma, non da ultimo, degli antropologi. Per questo, fin dal titolo, ho voluto fare un riferimento diretto a quella che si potrebbe definire una prospettiva antropologica sul lavoro missionario, sia esso islamico o cristiano, ma soprattutto cristiano in un’area del mondo più che affascinante , Africa. Per quanto riguarda il continente africano, come sappiamo anche dalla storia, quest’ultimo rappresentò un prezioso “oggetto” di ricerca, soprattutto per gli europei che scelsero di compiervi spedizioni, alcune delle quali concluse tragicamente, fin dal XVII secolo. Ricordiamo esploratori come Samuel Baker, Georg Schweienfurth, David Livingstone, Henry M. Stanley, annotando ognuno di loro nei propri diari il fatto che l’Africa è sia l’inizio che la fine della civiltà, una terra unica che, per quanto esplorata, sarà mai essere compreso correttamente dal cosiddetto mondo civilizzato. Non dimentichiamo poi i romanzi popolari di Jules Verde o Emilio Sagari, che cercano di mettere in luce quanto l’Africa, con tutto il suo mistero, sia terra di grandi rivelazioni spirituali. Il volume “Le missioni in Africa” ​​cerca di partire proprio da queste realtà attraverso le voci di tutti i contributi scientifici, poiché dal punto di vista antropologico un missionario, soprattutto se cristiano, quindi europeo, ha l’obbligo morale di comprendere e penetrare nei significati la cultura africana che ha scelto di evangelizzare fino a farsene amicizia. Non a caso, John Bradburne, missionario cristiano in Congo, soprannominato il vagabondo di Dio, ha voluto affermare più volte che nessuna missione di evangelizzazione può essere avviata fino al momento in cui non si è compreso l’ethos della popolazione bersaglio dell’evangelizzazione. Altrimenti, qualsiasi tentativo di missione cristiana sarà un fallimento o in qualche modo equivalente a un tentativo di invadere quello spazio non cristiano per imporgli un insieme di valori che non conosce e che inizialmente non può accettare.

Ovviamente, un’altra grande sfida di cui ci stiamo occupando consisterebbe nel tentativo dei missionari cristiani di convertire alcuni musulmani al messaggio di Cristo, ma questo è difficilmente concepibile fintanto che l’Islam stesso svolge una missione abbastanza consistente in Africa, per non parlare della fatto che buona parte dell’Africa è musulmana da secoli.

Tutti gli aspetti sopra citati in realtà ci aiutano a comprendere meglio la velocità della globalizzazione, il fenomeno sociale più rilevante dei nostri tempi, solo nel caso dell’Africa potrebbe trattarsi di un tipo completamente diverso di globalizzazione, cioè quella spirituale, visto il cristiano e missioni musulmane che sono costrette a interagire con diverse popolazioni considerate pagane. Ecco perché è estremamente importante che la tolleranza e l’accettazione dell’altro diventino principi di principio per i missionari sia cristiani che musulmani il cui messaggio spirituale dovrebbe non solo civilizzare il mondo barbaro dell’Africa, ma soprattutto far loro conoscere le virtù della dolcezza e dell’amore per di cui fu sempre privata, a seguito delle varie invasioni e aggressioni a cui fu sottoposta.

Un altro aspetto che viene portato alla nostra attenzione nel volume “Le missioni in Africa” ​​sarebbe la bellezza del cristianesimo etiope e della sua arte iconografica, essendo l’Etiopia uno dei territori cristiani più antichi del mondo. Ultimo ma non meno importante, la maggior parte delle icone che si possono trovare in varie chiese ortodosse etiopi (non dimentichiamo che l’Etiopia è un paese africano prevalentemente ortodosso, come il Camerun) hanno un messaggio alquanto profetico, basato su una sorta di esotismo nel dipinto, quest’ultimo evidenziando i tempi in cui le persone vivranno in pace anche con le bestie più pericolose, come leoni o tigri.

Ci tengo a precisare che, scorrendo le pagine di questo provocatorio e prestigioso volume, ci vengono rivelate anche alcune realtà riguardanti la nascita e l’evoluzione di alcune comunità cristiane africane, la vita della Chiesa cattolica in Africa, ma, considerando che provengono da un paese ortodosso, non posso fare a meno di chiedermi quando o come si potranno svolgere in Africa missioni ortodosse consistenti come quelle cattoliche.

Personalmente ringrazio i professori Francois Boespflug ed Emanuela Fogliadini per la loro gentilezza e disponibilità nel donarmi il volume “Le missioni in Africa. La sfida dell’inculturazione” che raccomando vivamente a quanti desiderano comprendere meglio il mistero africano, ma anche il significato effettivo delle missioni cristiane in Africa, con riferimento a quelle islamiche. È certo che una missione svolta correttamente, adeguatamente e basata sull’imperativo della pace può contribuire alla nascita della nuova spiritualità africana.

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