Skip to content

Ruanda, 6 aprile 1994: chi ha ucciso i presidenti Habyarimana e Ntaryamira?

A Kigali il 6 aprile 1994, alle ore 20,27, due missili terra-aria SAM 16 abbattono il Falcon su cui viaggiano il presidente del Ruanda Juvénal Habyarimana e quello del Burundi Cyprien Ntaryamira. L’attentato provoca la morte di dodici persone: i due capi di stato, sette persone del loro entourage e i tre membri dell’equipaggio, di nazionalità francese.

Questo evento segna l’inizio del genocidio delRuanda: pochi minuti dopo l’attentato, infatti, la guardia presidenziale e le milizie interahamwe mettono dei posti di blocco ed iniziano a massacrare i tutsi e gli hutu moderati. La domanda è: chi ha ucciso i due Presidenti, gli estremisti hutu o i tutsi del Fronte patriottico ruandese? Dopo trent’anni, credo d’essere in grado di dare una risposta.

Diversi giudici e due commissioni parlamentari d’inchiesta (una francese e una belga) hanno cercato di scoprire i mandanti di questo attentato, anche se le indagini sono state a lungo ostacolate dalle autorità di Kigali. Prima di tutto, si è trattato di stabilire il luogo dal quale i due missili sono partiti. In un primo tempo, gli inquirenti hanno creduto che i colpi fossero stati sparati dalla collina di Masaka, nell’estrema periferia di Kigali, in una zona controllata dal FPR (in seguito agli accordi di Arusha del 1993, il Fronte patriottico ruandese aveva ottenuto il diritto di avere un battaglione di 600soldati a Kigali). Successive indagini, però, sembrano indicare che i missili siano partiti dal campo militare di Kanombe, che si trovava nei pressi dell’aeroporto di Kigali e nel quale erano di stanza i soldati della guardia presidenziale.

Un altro punto importante è il tipo di missili usati: si tratta di Sam 16, di fabbricazione sovietica, che all’epoca erano in dotazione all’esercito ugandese. Poiché era l’Uganda ad armare il FPR, molti analisti sono convinti che siano stati gli uomini di Kagame a lanciare i missili.

La prima indagine di una certa importanza è quella di un giudice istruttore francese, Jean-Louis Bruguière, che nel 2006 emette nove mandati di cattura nei confronti di personalità vicine a Paul Kagame. Ecco cosa scrive il giudice Bruguière nella sua ordinanza: “Per il FPR, l’eliminazione fisica del presidente Juvénal Habyarimana era la pre-condizione necessaria per prendere il potere con la forza ed era iscritta in un piano più ampio, che è stato realizzato fino alla fine. L’ordine finale di abbattere l’aereo presidenziale è stato dato dallo stesso Paul Kagame durante una riunione che si è svolta a Mulindi il 31 marzo 1994”
Tra le nove persone accusate dal giudice francese, oltre al generale Kayumba Nyamwasa, di cui parleremo in seguito, c’è Rose Kabuye, colonello del FPR, che vienearrestata in Germania nel novembre 2008. A seguito di quest’arresto, Kagame decide di rompere le relazioni diplomatiche con la Francia, di espellere l’ambasciatore tedesco a Kigali e di aprire una crisi diplomatica con la Germania. Le accuse contro Rose Kabuye vengono ritirate nel marzo 2009 e le relazioni diplomatiche tornano pian piano alla normalità.

Alcuni anni dopo, i giudici istruttori Jean-Marc Herbaut e Nathalie Poux continuano le indagini iniziate da Bruguière: il clima politico, però, è cambiato e il governo di Parigi vuole riconciliarsi con Kigali. Nel 2018, i due giudici emettono un’ordinanza d’archiviazione per insufficienza di prove, ordinanza che viene poi confermata nel febbraio 2022 dalla Corte di cassazione. La mia opinione è che questa decisione della magistratura francese sia stata, almeno in parte, influenzata dal potere esecutivo, che non vuole più avere problemi con Kagame. A confermare questa mia opinione c’è il fatto che la magistratura francese abbia rifiutato di ascoltare alcuni autorevoli testimoni, ex-membri del FPR, tra i quali il maggiore Jean-Marie Micombero, che ha affermato dessere stato uno dei sei membri della “squadra” che ha sparato i due missili SAM 16. Questa “pista FPR” è ancora oggi sostenuta, oltre che dal giudice Bruguière, da autorevoli giornalisti come Charles Onana, Stephen Smith e Pierre Péan e da universitari francesi e belgi, come Filip Reyntiens, Claudine Vidal e Bernard Lugan.

Questa tesi è sostenuta anche da Michela Wrong che è, a mio avviso, la più grande esperta al mondo della storia recente del Ruanda. Nel diciassettesimo capitolo del suo bellissimo libro Do not disturb, la giornalista inglese parla dell’abbattimento dell’aereo e cita le testimonianze di alcune persone che hanno avuto un ruolo importante nel FPR: Aloys Ruyenzi, ex-guardia del corpo di Kagame e Abdul Ruzibiza, tenente del Fronte. La persona più importante è senza dubbio il generale Kayumba Nyamwasa, attualmente rifugiato politico in Sudafrica, che è stato uno dei comandanti del FPR. Egli, che è uno dei nove incriminati dal giudice Bruguière, accusa anche sestesso, perché dice di essere stato uno degli organizzatori dell’attentato, insieme a Kagame. Il fatto che il dittatore ruandese abbia tentato di farlo assassinare in Sudafrica (l’attentato del giugno 2010 è fallito, ma il generale è rimasto ferito, essendo stato colpito allo stomaco da un colpo di pistola sparato da un sicario ruandese), rende ancora più credibile la testimonianza di Nyamwasa.

Altre persone credono, invece, che siano stati gli estremisti hutu ad abbattere l’aereo presidenziale. A conferma di questa tesi, citano una nota dei servizi segreti militari francesi (DGSE) scritta l’11 aprile 1994, dunque cinque giorni dopo l’attentato: “L’ipotesi secondo la quale questi missili potrebbero essere stati sparati dal Fronte patriottico ruandese non è soddisfacente. Per potersi avvicinare all’aeroporto, è necessario passare diversi posti di blocco militari e la zona è strettamente vietata ai civili. D’altronde, delle pattuglie di gendarmi e di soldati della MINUAR (caschi blu dell’ONU) controllano il territorio”.

Oltre a questa nota della DGSE, c’è la testimonianza del capitano Pascal Simbikangwa, ex-agente dei servizi segreti ruandesi (SCR) al tempo del governo Habyarimana, che afferma che sono stati gli estremisti hutu ad abbattere l’aereo.

È necessario porsi alcune domande: come mai le autorità ruandesi hanno impedito per tanti anni ai magistrati francesi di recarsi in Ruanda ad indagare? Come mai Paul Kagame era pronto a rompere le relazioni diplomatiche con la Germania, subito dopo l’arresto di Rose Kabuye? Ecco la mia risposta: il dittatore ruandese non può accettare che la sua “narrazione” sia messa in discussione: bisogna continuare a dire che sono stati gli estremisti hutu ad uccidere i due presidenti. Dire il contrario significherebbe affermare che è stato il Fronte ad accendere la scintilla che ha scatenato il genocidio.Come ha scritto Michela Wrong, “suggerire che il FPR abbia abbattuto l’aereo era come dire che il Fronte fosse responsabile del genocidio”. Inoltre, uccidere due Presidenti può essere considerato un crimine di guerra ed i responsabili dell’attentato, se individuati, rischiano d’essere processati dal Tribunale penale internazionale.

In conclusione, vorrei sottolineare che l’attentato del 6 aprile è importante dal punto di vista storico non solo perché è stato la scintilla che ha scatenato il genocidio, ma anche perché, per la prima volta nella storia, due presidenti sono stati assassinati nello stesso momento. La mia opinione è che siano stati i soldati del FPR a compiere l’attentato: anche se non ci sono delle prove schiaccianti, per me questa è l’ipotesi più verosimile. A chi volesse approfondire l’argomento, consiglio la lettura del capolavoro di Michela Wrong: Do not disturb. The story of a political murder and an African regime gone bad.

Torna su