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Un carro armato distrutto lungo la direttrice A2, a confine tra Tigray e Regione Ahmara

Etiopia, si riaccende il conflitto nell’Amhara: stato d’emergenza e denunce di massacri

La guerra in Etiopia non è affatto terminata, come sanno bene coloro che seguono Focus on Africa.  

Ad Amnesty International stanno pervenendo segnalazioni di gravi violazioni dei diritti umani nell’Amhara, nel contesto degli scontri armati tra l’esercito federale e le milizie armate Fano, in precedenza alleati contro le formazioni armate tigrine. Negli ultimi giorni si è combattuto per il controllo di importanti centri come Gondar e Debre Birhan. 

In particolare, sono arrivate denunce di massacri di civili a Finote Selam, Bahir Sar e Shewa Robit. 

Come sempre da due anni e mezzo a questa parte, verificare in maniera indipendente le notizie che arrivano dai conflitti d’Etiopia è estremamente complicato, anche perché il 14 agosto il parlamento ha ratificato lo stato d’emergenza nazionale dichiarato dieci giorni prima dal governo, per un periodo di sei mesi. Dal 3 agosto nell’Amhara è impossibile collegarsi a Internet.  

Lo stato d’emergenza consente di eseguire arresti senza mandati di cattura, imporre il coprifuoco, impedire la libertà di movimento, vietare raduni pubblici, limitare o mettere al bando gli organi di stampa indipendenti e perseguire chiunque sia sospettato di “agire in modo contrario agli obiettivi della proclamazione” dello stato d’emergenza. Il governo ha reso noto di aver aperto centri informali di detenzione ad Addis Abeba, tra cui istituti scolastici, per trattenere sospetti senza consentire loro di vedere gli avvocati. 

Amnesty International ha sollecitato il governo a garantire immediato accesso alla Commissione di esperti sui diritti umani in Etiopia, ad altri organismi investigativi internazionali e alla stampa indipendente. 

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