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Eritrea

L’interesse crescente di Russia e Cina per l’Eritrea

Pur essendo un piccolo paese del Corno d’Africa, l’Eritrea è oggi al centro di grandi interessi strategici da parte di Cina e Russia e di grandi investimenti in campo minerario.

Non è passata inosservata la visita di stato in Russia del Presidente Isaias Afwerki; una quattro giorni iniziata il 30 Maggio scorso nella quale oltre ad essere ricevuto con tutti gli onori da parte della nomenklatura, è culminata con l’incontro con il suo omologo russo Vladimir Putin.

Eritrea. Photo: TASS
Photo: TASS

La Russia, a causa della guerra in Ucraina, dell’isolamento e dei problemi economici e finanziari causati dalle sanzioni occidentali, sta tentando da tempo di aggirare l’isolamento avviando una campagna di tour diplomatici da e per l’Africa.

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La visita del presidente eritreo, di ricambio a quella effettuata ad Asmara nel gennaio scorso dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, è stata tesa a rinsaldare l’asse di ferro in piedi con l’alleato russo. Basti pensare che l’Eritrea è stato l’unico paese africano ad aver votato contro la condanna dell’invasione russa dell’Ucraina in seno all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e contro l’esclusione di Mosca dal Consiglio Onu per i diritti umani.

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Dietro la geopolitica, tanti interessi. Afwerki e Putin nel 2018 concordarono di effettuare un progetto esplorativo per lo sfruttamento del porto e dell’aeroporto di Massaua, sita sul Mar Rosso. Il commercio bilaterale prima di tutto, nel campo energetico, in campo minerario, dell’agricoltura e dei macchinari agricoli e del trasporto civile.

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Come controcampo, nel 2021 la Cina ha avviato l’iter di adesione del paese alla Belt and Road Initiative, il programma multimiliardario di Pechino che ha contribuito a costruire mega progetti infrastrutturali – tra cui porti, autostrade, dighe elettriche, ferrovie e strade – in tutta l’Africa.

Secondo un recente studio del Green Finance and Development Center della Fanhai International School of Finance, Fudan University, gli impegni economici cinesi con l’Eritrea sono aumentati del 359% nella prima metà di quest’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

Impegni economici in gran parte diretti all’estrazione mineraria: potassio e potassa, oro, polimetallo, con rame e zinco in gran parte esportate verso la Cina. Proprio quest’anno è avvenuta l’acquisizione del progetto di estrazione di cloruro di potassio della australiana Danakali Colluli, del valore di 131 milioni di dollari e nel 2018, la Zijin Mining Group aveva acquisito la canadese Nevsun Resources Ltd per 1,4 miliardi di dollari.

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Al centro degli interessi la lunga costa eritrea sul Mar Rosso e gli hub commerciali e strategici su di esso. Sia per la Cina che per la Russia, quindi, l’Eritrea ha un potenziale e potrebbe persino diventare un collegamento con l’INSTC [International North-South Transport Corridor] nel tempo.

Interessi al centro dei colloqui tra Afwerki e il presidente Xi Jinping del maggio scorso; proprio a Pechino il presidente cinese promise di incoraggiare e sostenere le aziende cinesi a investire in Eritrea e rafforzare la cooperazione in infrastrutture, telecomunicazioni, agricoltura, estrazione mineraria e pesca.

Eritrea
May 15, 2023 Photo: Xinhua

Ma lo sappiamo l’accesso eritreo al Mar Rosso, al Canale di Suez e alle acque del Golfo Persico e poi all’Oceano Indiano sono fondamentali per il successo della via della seta marittima, parte del programma Belt and Road di Xi, ma non solo.

Se la Cina sviluppasse infrastrutture a molteplice uso nelle città portuali eritree di Assab o Massaua per integrare la sua base nel vicino Gibuti, potrebbe bloccare lo stretto di Bab el-Mandeb.

Una mossa che costringerebbe le marine militari e mercantili di mezzo mondo a sottoporsi al controllo serrato cinese o a trovare alternative ben più complicate e dispendiose, forse impossibili.

 

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