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Eritrea, una base russa a Massaua: gli affari con il presidente Isaias Afwerki

Lo abbiamo sottolineato più volte, il Corno d’Africa è al centro di interessi molteplici, in campo militare, strategico e geopolitico.

Per capire cosa si muove in quel di Asmara, dove nulla nel campo dell’informazione viene lasciato al caso, occorre tenere d’occhio i movimenti degli uomini di Isaias e quelli dei partner internazionali con i quali il paese fa affari, stringe nuovi accordi, rinsalda quelli storicamente esistenti.

Da annotare alcuni incontri che hanno caratterizzato la vita politica del paese negli ultimi mesi: il 28 Aprile, l’ambasciatore russo in Eritrea, Igor N. Mozgo, ha incontrato il Presidente della società mineraria australiana Danakali Ltd, Seamus Cornelius. Un incontro avvenuto poco dopo il viaggio a Mosca del ministro degli Esteri eritreo, Osman Saleh Mohammed, e del consigliere del Presidente Isaias Afwerki, Yemane Gebreab.

Twitter – Seamus Cornelius
I due, nella loro sortita russa, hanno avuto modo di entrare in contatto con alcuni imprenditori e di condividere progetti ed interessi con il Ministro degli Esteri russo, Sergej Viktorovič Lavrov.

Potrebbero sembrare fatti ben distinti eppure, se osservati con attenzione, sono fotogrammi di un unico movimento, teso a stringere rapporti commerciali piuttosto consistenti tra Eritrea e Russia, economicamente molto rilevanti e strategicamente fondamentali per la Russia, che nell’Eritrea ha uno dei massimi e storici sostenitori.

L’ambasciatore russo Igor N. Mozgo con il Ministro eritreo per gli Affari Esteri, Osman Saleh

Cosa bolle in pentola? Non c’è di che stupirsi se l’EPLF e Isaias Afwerki abbiano trovato nella Russia il partner ideale, un alleato strategico contro il nemico storico, gli USA. Né d’altra parte sorprende che la Russia caldeggi e promuova fortemente un asse contro l’occidente, in chiave anti USA.

Questa relazione però, negli ultimi tempi ha trovato degli sviluppi di fortissimo interesse per entrambe. Sin dal 2018 i russi hanno aumentato gli sforzi in un processo negoziale per la creazione di un hub logistico in uno dei porti eritrei sul Mar Rosso.

I sondaggi che dal 2015 vengono effettuati nella regione dancala, sembrano aver dato i loro frutti: la depressione infatti, vedrebbe la presenza del più grande giacimento di potassio al mondo.
In questo contesto entra in campo la Danakali Ltd, che nel 2020 riceve dal Ministero dell’Energia e delle Miniere eritreo il via libera al progetto di sviluppo del sito minerario; il passo successivo allo sviluppo ed alla creazione di una delle miniere più grandi al mondo di solfato di potassio ( a regime dovrebbe sviluppare un milione di chilotoni di solfato di potassio all’anno).

“Una pietra miliare significativa – commentano dalla concessionaria –  perché consente a Danakali Ltd. di ottenere il finanziamento del progetto richiesto e riduce significativamente la sua posizione finanziaria in relazione al suo progetto di potassio Colluli”.

Cosa manca per chiudere il cerchio? Chi acquisti il potassio, riesca a piazzarlo, insomma chi lo commercializzi.

L’Ambasciatore Igor N. Mozgo con il Presidente della Danakali Ltd, Mr. S. Kornelius
Ma nulla viene lasciato al caso, perché si fa avanti la Eurochem, di proprietà dell’oligarca russo Andrei Melnichenko, uomo dal patrimonio di 19,8 miliardi, colpito dalle sanzioni emesse dall’Unione Europea e dagli Usa e salito alle cronache in Italia per aver visto porre sotto sequestro il suo mega yacht da 530 milioni di euro, ormeggiato nel porto di Trieste.

Dalle dichiarazioni rilasciate dalla Danakali nel 2018, la Eurochem dovrebbe acquistare e commercializzare da un minimo dell’87% ad un massimo del 100% dell’intera produzione di solfato di potassio della miniera.

Un affare che pretenderebbe un hub logistico adeguato, che ricadrebbe nel porto di Massaua. Non solo un accordo commerciale di rilevanza mondiale, ma anche un legame militare a strategico che potrebbe mettere sotto pressione il delicato equilibrio (se così si può chiamare) della regione.

La Russia avrebbe la sua base da cui controllare il commercio nel Mar Rosso, da cui far partire le proprie navi e un hub logistico militare fondamentale per il controllo dei propri interessi internazionali.

L’Eritrea ne beneficerà economicamente, le ingenti entrate potranno soddisfare l’estrema necessità di finanziamento di infinite manovre militari ed imprese belliche, come quella odierna nel Tigray, dai costi ingenti.

Già a Gennaio, con la firma di contratti di acquisto con i russi, il paese si era garantito l’arrivo di elicotteri Ansat, lanciamissili, armi anticarro ed armi leggere; secondo quanto riportato dalla Eritrean Press Agency in queste ultime ore, il 7 Maggio l’Eritrea avrebbe visto consegnarsi dalla Russia 8 droni armati Zala KYB (un prototipo di drone kamikaze prodotto dal gruppo Kalashnikov) oltre a veder garantito l’addestramento delle proprie forze armate attraverso il sostegno di 26 tecnici.
Il Presidente eritreo Isaias Afwerki con il Rappresentante Speciale del Presidente Putin per il Medio Oriente e l’Africa, Bogdanov, a Massaua, il 7 Febbraio 2022

La Russia spinge per una maggior presenza nella regione; una spinta facilitata da un approccio conservativo che rifugge l’ingerenza negli affari interni del paese e dall’estrema necessità della regione (e non solo) di reperire armi.

Quando domanda e offerta vanno a braccetto, gli affari son fatti.

 

 

 

 

 

 

 

 

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