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Etiopia, senza volontà politica la catastrofe umanitaria in Tigray non finirà

Ormai la catastrofe umanitaria è palese, ma è bene ribadirlo perché il resto del mondo compresa l’Italia, sembra non capire la portata di questa situazione: ecco che ci viene in supporto un nuovo allarmante bollettino dell’ UNOCHA che ci fornisce dettagli e numeri in costante aumento.

L’OCHA – Office for the Coordination of Humanitarian Affairs riferisce che la consegna di forniture umanitarie, compreso il carburante nel Tigray, rimane fortemente limitata attraverso l’unica via di accesso stradale nell’Afar (il corridoio Semera-Abala-Mekelle).

Nell’ultima settimana [tra il 21 e il 28 settembre], 79 camion con rifornimenti umanitari sono arrivati nel Tigray attraverso il corridoio Semera – Abala – Mekelle.

Questo porta il numero totale di camion umanitari che sono entrati nel Tigray dal 12 luglio a 606 camion. Sono necessari 100 camion al giorno.

Per fare una stima dei camion tra il 12 Luglio ed il 30 Settembre ne sarebbero dovuti entrare 7800 di camion con supporto umanitario in 78 giorni: inutile sottolineare la gravità della crisi umanitaria in corso.

C’è ancora un divieto di accesso in Tigray per camion con carburante e forniture mediche e con camion in attesa a Semera per trasferirsi a Mekelle.

Le forniture commerciali sono state bloccate dal 28 giugno, causando gravi carenze di beni di prima necessità e un forte aumento dei prezzi: il prezzo dell’olio da cucina è aumentato del 400%, del sale del 300%, del riso del 100% e del teff del 90%.

I partner umanitari continuano a rispondere ai bisogni urgenti nel Tigray, ma con una capacità notevolmente ridotta a causa dell’esaurimento delle scorte e delle risorse.

Tra il 16 e il 22 settembre, i partner hanno fornito cibo a più di 126.000 persone. Ma più della metà di queste persone ha ricevuto meno cibo del previsto a causa della carenza di scorte. In confronto, più di 242.000 persone hanno ricevuto assistenza alimentare una settimana prima.

Almeno 5,2 milioni di persone hanno bisogno di aiuti alimentari nel Tigray. L’ONU e i suoi partner umanitari continuano a potenziare la risposta umanitaria nelle aree di Afar e Amhara colpite dal conflitto. Il Programma alimentare mondiale ha fornito cibo a più di 52.000 sfollati interni in Afar ea più di 163.000 persone ad Amhara. I partner delle ONG internazionali hanno anche fornito cibo a più di 201.000 persone ad Amhara. L’ONU accoglie con favore l’arrivo di ulteriori camion nel Tigray questa settimana e continua a chiedere con urgenza al governo etiope di consentire e facilitare l’ingresso senza ostacoli di rifornimenti e attrezzature, compresi contanti e carburante, nel Tigray.

Il capo umanitario delle Nazioni Unite Martin Griffiths chiede un’azione urgente per scongiurare la carestia nella regione del Tigray.

La crisi in Etiopia che sta spingendo la regione del Tigray segnata dalla guerra verso la fame è una “macchia sulla nostra coscienza”, afferma il capo umanitario delle Nazioni Unite.

“Le persone hanno mangiato radici, fiori e piante invece di un normale pasto costante”, ha detto Griffiths in un’intervista con l’Associated Press (AP) martedì scorso.

I ricordi della carestia degli anni ’80 in Etiopia, che uccise circa 1 milione di persone, erano ancora vividi nella sua mente, “e speriamo ardentemente che non stia accadendo al momento”.

“Questo è ciò che tiene le persone sveglie di notte”, ha detto Griffiths.

La morte per fame è subdola perché non è immediata, non è come un colpo di una pistola per cui si vedono subito gli effetti orribili, ma è altrettanto se non più disumana perché è lenta ed agonizzante, una morte che non fa rumore e porta via le persone sotto gli occhi distaccati del resto del mondo.

Arrivano testimonianza dall’ Ayder Hospital di Mekele da parte del chirurgo Sinatayehu che opera tre volte al giorno. Quando sta per iniziare la seconda operazione, ormai è diventato comune che almeno uno dei suoi colleghi svenga in sala operatoria. Non perché i pazienti siano troppi. Non perché le atrocità siano così terribili. Ma perché i medici non hanno mangiato. “Devi saltare almeno un pasto al giorno in modo da poter salvare quello che hai per dopo” Testimonianza condivisa con la giornalista svedese Gina Grieg Riisnæs del Aftenposten attraverso un telefono satellitare.

Griffiths ha anche criticato quello che le Nazioni Unite hanno definito un blocco governativo de facto di cibo da parte del governo centrale etiope: forniture mediche e carburante nella regione del Tigray, dove il tasso di malnutrizione è ora superiore al 22%.

Il governo centrale di Abiy Ahmed ha accusato gli operatori umanitari di sostenere i combattenti del Tigray (accusandoli di importare prodotti illegali come telefoni satellitari – utilizzati e di vitale importanza per gli operatori medici ed umanitari in situazioni di estrema emergenza – considerando che in Tigray è da mesi in blackout comunicativo ed elettrico, in concomitanza con la mancanza di risorse come carburante, per i gruppi elettrogeni oltre che per la movimentazione degli automezzi)

Griffiths ha definito tali accuse ingiuste e inaccettabili, invitando il governo etiope a condividere qualsiasi prova di cattiva condotta da parte degli operatori umanitari in modo che l’organismo internazionale possa indagare.

Mentre riguardo le indagini congiunte tra EHRC – Ethiopian Human Rights Commission e UN per indagare sui crimini di guerra e contro l’umanità, l’ Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani Michelle Bachelet ha detto lunedì 13 settembre al Consiglio che le investigazioni nel Tigray orientale e centrale, dove i testimoni hanno accusato le forze etiopi e alleate della vicina Eritrea di alcuni dei peggiori abusi della guerra dei 10 mesi, “non possono procedere”.

Ha citato “cambiamenti improvvisi nella situazione della sicurezza e nelle dinamiche del conflitto”. Non ha fornito ulteriori dettagli.

L’1 novembre 2021, data di rilascio del report delle indagini, quindi risulterà quasi certamente parziale.

L’ONU, gli Stati Uniti e altri hanno esortato le parti in guerra a porre fine ai combattimenti ed a compiere passi verso la pace.

Nel contesto nazionale italiano chi ha voluto cercare di accendere i riflettori dopo quasi un anno, è stato l’ex Ministro della Difesa Elisabetta Trenta che ha condiviso su Twitter il 29 settembre il suo resoconto sul Tigray titolando:

“Questa #guerra ha tutte le caratteristiche di un #Genocidio e in tutto ciò l’#Italia non può restare a guardare!”

Proposta di un tweet che le chiedeva:

“Lodevole il Suo articolo per dar voce alla catastrofe umanitaria del Tigray. In quanto personaggio politico le propongo di sollevare nelle debite sedi di governo la tematica. L’attivismo può solo supportare, ma bisogna agire con scelte politiche.”

Il tweet di risposta non si è fatto attendere da parte dell’ ex Ministro alla Difesa:

“Etiopia, occorrono gesti politici significativi. Si sospenda l’accordo sulla difesa firmato nel 2019”

Accordo siglato bilateralmente Italia ed Etiopia nell’ agosto 2020, alcuni mesi prima dello scoppio della guerra genocida in Tigray, quando già c’erano evidenze di instabilità e tensioni che avrebbero portato a potenziali conflitti.

L’Etiopia intanto vedrà la formazione di un nuovo governo la prossima settimana con altri cinque anni in carica per il primo ministro considerato Premio Nobel per la Pace 2019.

Ma “la guerra non sembra finire presto”, ha detto Griffiths.

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