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Il sogno dell’Europa svanito in un carrello d’aereo

È bello immaginarlo esattamente come ha fatto Mauro Biani oggi su Repubblica: in volo su un aereo di carta, mentre scruta con orgoglio ed entusiasmo il continente dei suoi sogni. Noi europei abbiamo il grosso problema di non renderci onto della fortuna che abbiamo, e non è un difetto da poco ma un crimine contro l’umanità. È un crimine, soprattutto, contro ragazzi come Laurent Barthélmy Ani Guibahi, questo il nome del quattordicenne ivoriano che ha cercato di raggiungere la Francia nascosto nel carrello di un aereo, non sapendo, purtroppo per lui, che a cinquanta gradi sotto zero e in un’armosfera rarefatta per via dell’altitudine non si respira e si muore. Infatti è morto assiderato, e ora lo si può solo piangere. Lo si può piangere come, nel luglio del ’99, piangemmo Yaguine Koïta e Fodé Tounkara, due ragazzi guineani della stessa età di Laurent he cerarono di raggiungere Bruxelles nello stesso modo, anche se presero qualche precauzione in più, sapendo che ad alta quota le temperature sarebbero state gelide.
Certo, l’ingenuità. Certo, la follia di un gesto che qualunque genitore impedirebbe, cosciente del fatto che si tratti di una pazzia mortale. Tutto quel che vi pare, ma che senso ha star qui col dito puntato e l’attegiamento del giudice al cospetto di un ragazzo che, proprio come Yaguine e Fodé, sognava solo un futuro migiore insieme a noi?
Ciò che sfugge a noi occidentali, sempre vissuti nel benessere, in società democratiche e con una miriade di diritti che altrove non esistono nemmeno nell’immaginario collettivo, è la fortuna che abbiamo avuto a nascere dalla parte giusta del mondo. Ci sfugge, dunque, il dovere di conidividere una parte di questo benessere con chi è stato meno fortunato e non viene qui per toglierci diritti e possibilità ma per assicurare alla propria famiglia un avvenire migliore, proprio come faevamo noi italiani agli inizi del secolo scorso, andando a cercare una speranza oltreoceano.
Sarebbe bello se a Laurent venisse intitolata una scuola, se ogni capitale europea si dotasse di una pietra d’inciampo in suo onore, se la sua storia venisse raccontata in ogni classe, se i nostri bambini, già alle elementari, venissero a conoscenza di ciò che avviene in Africa e del perché oggi hanno spesso un compagno di banco che si chiama Mohammed e ha la pelle di un colore di verso dalla loro.
Sarebbe bello se nei programmi scolastici venissero inserite le rotte migratorie contemporanee, ovviamente collegandole a quelle del passato, magari inducendo i nostri ragazzi a riflettere che se siamo tuttora al centro delle cronache globali, nonostante l’irrilevanza nella quale ci stiamo drammaticamente confinando, è perché nei secoli preedenti abbiamo avuto personalità come Marco Polo e Cristoforo Colombo.
Ma, soprattutto, sarebbe bello se ovunque venisse letta la lettera che Yaguine e Fodé avevano rivolto all’Europa prima di imbarcarsi: “Loro eccellenze i signori membri e responsabili dell’Europa,
Abbiamo l’onorevole piacere e la grande fiducia di scrivervi questa lettera per parlarvi dello scopo del nostro viaggio e della sofferenza di noi bambini e giovani dell’Africa.

Ma prima di tutto, vi presentiamo i nostri saluti più squisiti, adorabili e rispettosi. A tale fine, siate il nostro sostegno e il nostro aiuto, siatelo per noi in Africa, voi ai quali bisogna chiedere soccorso: ve ne supplichiamo per l’amore del vostro bel continente, per il vostro sentimento verso i vostri popoli, le vostre famiglie e soprattutto per l’amore per i vostri figli che voi amate come la vita. Inoltre per l’amore e la timidezza del nostro creatore “Dio” onnipotente che vi ha dato tutte le buone esperienze, la ricchezza e il potere per costruire e organizzare bene il vostro continente e farlo diventare il più bello e ammirevole tra gli altri.

Signori membri e responsabili dell’Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto in Africa. Aiutateci, soffriamo enormemente in Africa, aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti.

Al livello dei problemi, abbiamo: la guerra, la malattia, il cibo, eccetera. Quanto ai diritti dei bambini, in Africa, e soprattutto in Guinea, abbiamo molte scuole ma una grande mancanza di istruzione e d’insegnamento, salvo nelle scuole private dove si può avere una buona istruzione e un buon insegnamento, ma ci vogliono molti soldi, e i nostri genitori sono poveri, in media ci danno da mangiare. E poi non abbiamo scuole di sport come il calcio, il basket, il tennis, eccetera.

Dunque in questo caso noi africani, e soprattutto noi bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l’Africa perché progredisca. Dunque se vedete che ci sacrifichiamo e rischiamo la vita, è perché soffriamo troppo in Africa e abbiamo bisogno di voi per lottare contro la povertà e mettere fine alla guerra in Africa. Ciò nonostante noi vogliamo studiare, e noi vi chiediamo di aiutarci a studiare per essere come voi in Africa.

Infine: vi supplichiamo di scusarci moltissimo di avere osato scrivervi questa lettera in quanto voi siete degli adulti a cui noi dobbiamo molto rispetto. E non dimenticate che è con voi che noi dobbiamo lamentare la debolezza della nostra forza in Africa.

Scritto da due bambini guineani. Yaguine Koïta e Fodé Tounkara”.

Basterebbe questo per mettere fuorigioco il razzismo che serpeggia ovunque. Egregia ministra Azzolina, ne chieda con una circolare la lettura in tutte le scuole. Era questo, più d’ogni altra cosa, che sognavano Yaguine, Fodé e Laurent.

Roberto Bertoni

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