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Nigeria, al 16° posto tra i Paesi più instabili del mondo per violenze Fulani

L’ondata di uccisioni da parte dei pastori Fulani e delle milizie continua senza sosta.

Prima delle elezioni governative nel Benue, nell’area meridionale di Kaduna e in altre aree dello Stato di Plateau la brutalità di criminali armati ha  distrutto la vita rurale dei residenti soffocandone le risorse agricole, alimentari.

Negli Stati di Benue e Plateau, la loro violenza è stata paragonata a quella di una vera pulizia etnica: persone sfollate dalle loro case, leader nazionali e comunitari rapiti, luoghi di culto bruciati, donne stuprate, terre saccheggiate e violate impunemente.

Senza una risposta adeguata da parte del governo centrale, i pastori Fulani fanno la loro parte aggravando la sfiducia etnico-religiosa e alimentando le teorie cospirative.

In un recente episodio, almeno 50 persone sono state massacrate durante una furia durata quattro giorni nelle comunità dell’area di governo locale di Kwande, nello Stato di Benue. Un altro gruppo ha attaccato le comunità nel sud dello Stato di Kaduna, uccidendo 10 persone. La posizione ambivalente del Governo federale di fronte agli attacchi dei pastori sta costando troppe vite ed è ora di affrontare la questione con un senso di giustizia, equità e fermezza.

L’ex presidente della LGA (Area del Governo Locale) di Kwande, Tertsua Yarkbewan, ha descritto così la situazione della sua gente: “La mia gente viene massacrata come capre. Abbiamo sentito che ci sono attacchi Fulani, soprattutto a Turan, nell’asse di Kwande. Ogni giorno si sente dire che sono state uccise cinque o più persone; non si può avere il numero esatto di coloro che sono stati uccisi perché alcuni cadaveri sono ancora nella boscaglia e non sono ancora stati recuperati”.

Gli attacchi sono avvenuti prima delle elezioni governative. Come al solito, dicono i residenti, i pastori hanno avuto una giornata di intensa resistenza e senza una pronta risposta da parte delle forze di sicurezza. E tutto ciò deve finire.

Pensate che l’FSI, Indice degli Stati Fragili, attribuisce l’instabilità della Nigeria ad una mancanza di coesione sociale, di instabilità economica e politica, di insicurezza e di grande presenza di rifugiati e sfollati interni e di fuga del capitale umano.

In un’indagine su 179 Paesi, la Nigeria, al 16° posto, condivide il rischio di potenziale disintegrazione con Haiti, Guinea, Etiopia, Mali e Zimbabwe, classificati tra l’11° e il 15° posto.

 

 

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