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Covid-19. Migranti, rifugiati, clandestini: dove sono i lavoratori invisibili?

“Siamo tutti nella stessa barca” è la frase che sentiamo da due mesi in merito all’emergenza Covid19. E’ vero, ma non siamo stati mai stati tutti sullo stesso “barcone” e in questo c’è una differenza sostanziale. In meno di due mesi il Covid19 ha messo in evidenza il fatto che non erano i migranti il nostro problema, il nostro problema è stato sempre la cattiva distribuzione del benessere e noi per non vedere la nostra realtà si sentivamo grandi di fronte alla loro realtà. Oggi tocca a noi italiani? Ovvero, siamo tutti “poveri nella stessa barca”? Il tasso di povertà di noi italiani si è alzato, le problematiche sociali sono tante, ma in questo momento vorrei soffermarmi su una fascia fragile di persone: I migranti, i rifugiati, i clandestini.
Il Covid19 purtroppo ha monopolizzato tutte le notizie, da settimane ormai non si parla e non si scrive d’altro e purtroppo con grande dolore. In questo contesto di notizie ho letto solo poche righe riguardanti i migranti, rifugiati e clandestini. Fino a poche settimane fa ci scandalizzavamo per le condizioni in cui vivevano nelle baraccopoli o nelle masserie agricole accalcati l’un l’altro senza adeguate strutture igieniche, fino a qualche tempo fa in alcuni condomini delle città dava fastidio la loro presenza perché vivevano in troppi in poche stanze, dava fastidio persino l’odore del loro cibo, fino a qualche tempo fa c’era un accanimento di notizie che dominava le tendenze sui social dove qualche politico dedicava intere giornate di selfie e video all’argomento… Dove sono ora? Perché non se ne parla più con enfasi e soprattutto quali misure di prevenzione e/o sostegno sono state adottate per loro? E dei casi conclamati di Covid19, quali conseguenze? Inoltre mi chiedo cosa accadrà ai clandestini nel caso fossero positivi/ o asintomatici al virus e senza sostegno sanitario?
Scrivo queste poche righe perché mi sento di dare voce a questa parte di “persone invisibili” a “lavoratori invisibili”, “persone” che prima incontravamo fuori dai supermercati che con gentilezza ci portavano il carrello della spesa pur di racimolare qualche spicciolo, o lavavano i vetri della macchina ai semafori, sono coloro che svolgono gran parte del lavoro sommerso (cantieri edilizi, badanti, aziende varie), sono coloro che solo oggi vengono ricordati a causa della mancanza di manodopera nelle nostre campagne, che lavorano tanto e spesso senza le adeguate protezioni e non mi riferisco solo a guanti e mascherine, con un compenso che varia da 1 a 4 euro al giorno. Sono uomini che ingoiano tutto per la dignità del proprio lavoro, sono donne che subiscono anche violenze sessuali pur di mantenere il lavoro e dar da mangiare ai propri figli. Si parla di sanatoria, sì forse è giunto il momento di attuare una sanatoria non solo per evitare piccoli focolai di Covid19, ma soprattutto per garantire l’accesso alle cure, adeguata educazione scolastica ai bambini, dare al lavoro il giusto compenso, ridare dignità a persone che non sono qui per scelta ma perché è a rischio la loro sopravvivenza, dove la fragilità della loro condizione è corrisposta con arroganza, spesso disprezzo.
Chi sono i migranti? Sono i “poveri del nuovo millennio” che oggi a causa del default economico si contendono il lavoro con noi italiani i “ poveri del vecchio ricco continente”, generando malcontento… Com’è strana la vita!
Mi limito a parlare solo di loro perché sono quelli più vicini a noi, con la speranza che la loro condizione possa essere presa in considerazione in qualche provvedimento del Governo in sede di “emergenza coronavirus”, pur dando voce ma senza entrare nel merito delle condizioni di coloro che si trovano nei centri di detenzione libici, sulle navi ONG o delle migliaia di rifugiati al confine tra Turchia e Grecia, per non parlare dell’amata Siria!!!
Non credo ci si alto da dire di ciò che già sappiamo ma facciamo finta di non vedere in profondità perché ci fa comodo.
Come dice Papa Francesco: “Viviamo la cultura dello scarto. Viviamo nella cultura dell’indifferenza che è negazionista. I grandi poveri sono quelli delle politiche economiche e finanziarie, vittime della grande ingiustizia dell’economia mondiale. Gesù diceva: “I poveri sono sempre con voi”. Ma io li vedo? Io me ne accorgo di questa realtà nascosta? Se io oggi ignoro i poveri, il Signore mi ignorerà nel giorno del giudizio. Quando Gesù diceva: “I poveri li avete sempre con voi” vuol dire: Io sarò sempre con voi nei poveri, sarò presente lì. E questo non è fare il comunista, questo è il centro del Vangelo e noi saremo giudicati su questo”.
Katia Botta

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