“Invertire la rotta” questo il richiamo riferito all’approccio del Mondo, verso l’Africa. Lo ha evocato la Premier italiana Giorgia Meloni, nel suo intervento alle Nazioni Unite, mercoledì 20 settembre. La Premier ha parlato di un’Africa ricca, ma sfruttata, di un approccio troppo spesso predatorio, di un Continente che ha tutte le risorse e che non ha bisogno di carità. “Da organizzazione africana quale siamo condividiamo questo approccio, da sempre” afferma Guglielmo Micucci, Direttore di Amref Health Africa-Italia “anche se spesso non si rispecchia nella realtà. Se si chiede ad un italiano cosa ne pensa dell’Africa, ancora oggi al primo posto c’è la povertà (indagine Ipsos per Amref, 2021). Quando i media italiani trattano di Africa, perlopiù lo fanno in riferimento all’immigrazione africana nel nostro Paese. Quando si affronta il racconto dell'”Africa là” (notizie collocate nella cornice africana), i primi temi sono guerre e terrorismo. Ecco che allora abbiamo bisogno di vedere e credere in un’Africa diversa: non povera, ma depredata. Senza alcun pietismo, però. Ed infatti dal cuore del nostro quartier generale, a Nairobi, in Kenya, viene un richiamo costante ai Paesi dell’Africa e alla società civile, di farsi protagonisti, responsabili del proprio futuro. Se l’Italia, l’Europa, il cosiddetto “Nord del Mondo”, invertiranno la rotta su questa idea di Africa, troveranno un Continente ricco di giovani, di speranze e futuro, non solo ricco di risorse minerarie e terre da coltivare”.
Meloni e l’Africa, discorso alle Nazioni Unite. Micucci (Amref) “Invertire la rotta sì, ma costruire un piano con l’Africa”
“Invertire la rotta” questo il richiamo riferito all’approccio del Mondo, verso l’Africa. Lo ha evocato la Premier italiana Giorgia Meloni, nel suo intervento alle Nazioni Unite, mercoledì 20 settembre. La Premier ha parlato di un’Africa ricca, ma sfruttata, di un approccio troppo spesso predatorio, di un Continente che ha tutte le risorse e che non…
Continua Micucci “Sul cambio rotta siamo d’accordo e richiamiamo con forza la responsabilità di istituzioni, media, società civile. Solo partendo dalle nostre concezioni, dai nostri valori, da un’idea nuova di Africa, possiamo lavorare sul resto. Ricordiamo che lavorare ad un Piano per l’Africa (Piano Mattei)- a noi per nulla chiaro ancora – non si può fare senza l’Africa come interlocutore.Un Piano per l’Africa non si fa tenendo a mente solo i propri bisogni ed interessi – vedi l’energia o l’esigenza di intervenire sui flussi migratori. Usciamo da ogni forma d’ipocrisia, come ha più spesso richiamato la Premier nel suo discorso alle Nazioni Unite, e costruiamo quel ponte che la Premier ha citato al G20 in India. Quel ponte lo si fa rigettando ogni forma di neocolonialismo, e costruendolo insieme. Un lavoro faticoso che vede dentro i temi della stabilità dei governi, della sicurezza, della migrazione, del cambiamento climatico, del rafforzamento della cooperazione allo sviluppo, dei diritti umani e della salute; quest’ultima ci vede in prima linea. Ma tutto questo si fa solo se si “inverte la rotta” e si guarda all’Africa senza né paura, né pietismo. Con dignità, da pari”.
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