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Loujin e noi: l’Europa affonda nel Mediterraneo

Spiace dirlo, ma l’Europa non esiste. E se esiste, ha smarrito l’anima, l’identità e la sua stessa ragione di essere. Che Europa è, infatti, quella che, oltre a non pronunciare mai la parola pace, non fa nulla per far fronte all’ecatombe che sta scuotendo il Mediterraneo, dove negli ultimi giorni diverse persone, tra cui alcuni bambini, sono morte di sete mentre si trovavano alla deriva fra le onde senza che nessuno prestasse loro soccorso? Che Europa è quella in cui Loujin Ahmed Nasif, una bambina siriana di quattro anni, muore chiedendo disperatamente acqua alla sua mamma, senza poter ottenere alcun conforto? Sarebbe opportuno che questi giorni di comprensibile commozione globale per la scomparsa della regina Elisabetta venissero utilizzati anche per riflettere sul passato coloniale del Vecchio Continente e sui crimini che tutti noi, profondi sostenitori dei “valori occidentali”, abbiamo perpetuato nel corso dei decenni. Sarebbe opportuno che cominciassimo non solo a chiedere scusa all’Africa ma a risarcirla a dovere, con una cooperazione allo sviluppo degna di questo nome e, nel caso specifico delle migrazioni, con l’apertura di corridoi umanitari che tolgano soldi e potere ai trafficanti di corpi che lucrano sul dolore degli ultimi del mondo. Non solo: dovremmo vergognarci per l’orrore degli accordi con i tagliagole libici e per i fiumi di denaro che abbiamo versato e continuiamo a versare nelle casse del sempre più potente Erdoğan, offrendogli la possibilità di ricattarci con i flussi migratori e di fare il bello e il cattivo tempo in ogni circostanza. Senza contare che dovremmo anche cominciare ad affrontare il comportamento di alcuni stati, primo fra tutti Malta, perché non è accettabile che le imbarcazioni vengano lasciate alla deriva, senza rispondere agli allarmi, senza inviare soccorsi e senza prendersi cura di chi fugge dalla miseria e dalla guerra. Quasi dieci anni fa, Enrico Letta ebbe il merito, da presidente del Consiglio, di varare l’operazione Mare Nostrum, poi colpevolmente accantonata dai successori. Oggi l’Europa fa poco o nulla per soccorrere adeguatamente, e per tempo, chi affronta le varie rotte, dalla Libia o dalla Turchia, che conducono sulle nostre coste persone che scendono a terra in condizioni degne di un campo di sterminio: lacere, emaciate, denutrite, spesso a rischio della vita e prive dell’accoglienza di cui avrebbero bisogno dopo aver patito sofferenze indicibili. E così assistiamo a un crescente orrore, a campagne elettorali sempre più volgari e violente, condotte sulla pelle dei poveri cristi, all’ascesa di partiti populisti, razzisti e xenofobi e alla barbarie dilagante che vediamo a ogni latitudine.
Non avrei mai creduto di dover giungere alla conclusione che l’Italia ha accantonato definitivamente la sua storica politica filo-araba, che l’Europa è diventata una prigione, se non un’espressione geografica, e che non esiste più alcuna pietà, alcun rispetto, alcuna passione civile. Non ci si indigna più nemmeno per una bambina di quattro anni lasciata morire di sete in mezzo al mare: sta affondando la nostra civiltà e neanche ce ne accorgiamo. Abbiamo perso il diritto di rivendicare alcunché e, ancor più, di sentirci superiori in qualcosa.
Credits foto GLF Media
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