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Etiopia, la disastrosa situazione umanitaria del Tigray

Etiopia, la disastrosa situazione umanitaria del Tigray

Governo dell’ Etiopia e rappresentanti del Tigray, stato regionale settentrionale etiope, hanno siglato l’accordo di Pretoria, Sud Africa, il 2 novembre 2022.

La firma sulla cessazione delle ostilità è arrivata 2 anni dopo l’inizio della guerra genocida iniziata nel Tigray. Sono stati perpetrati sistematicamente crimini sul popolo tigrino: crimini legittimati da volontà politiche come il blocco sull’accesso umanitario alla regione.

Il report del team di esperti di diritto umanitario dell’ONU ha denunciato tutte le forze come responsabili di crimini. La discriminante è la sistematicità dei crimini che li rende un’aggravante. La fame e gli stupri sono stati usati come armi da guerra in Tigray.

La legge etiope dal 1 maggio 2021 ha legittimato anche retroattivamente le deportazioni e gli arresti di massa su etiopi di etnia tigrina e su tutte le persone sospettate di avere legami con i membri del partito TPLF – Tigray People’s Liberation Front. Da quella data il TPLF e tutti i suoi sostenitori sono stati definiti gruppo terroristico e terroristi e quindi perseguibili. Gli arresti e la detenzione di decine di migliaia di tigrini di ogni sesso ed età, sono stati denunciati da HRW come illegittimi e in violazione del diritto umanitario internazionale. Le detenzioni con modalità infernali e in molti casi senza supporto igienico sanitario e in luoghi spesso secretati e non dichiarati.

Oggi, dopo più di 2 anni, le stime parlano di più di 500.000 morti diretti ed indiretti della guerra: per fame, per stenti, per mancanza di cure e supporto sanitario bloccati, per esecuzioni extragiudiziali o per bombardamenti e per mezzo droni.

E’ stato colpito anche il sistema sanitario regionale: il 90% degli ospedali è stato distrutto, saccheggiato o messo fuori uso. Il 10% rimasto attivo non ha disponibilità di materiale igienico sanitario. Già nel 2021 l’Ayder Hospital di Mekelle, uno dei più grandi centri regionali e che in tempo pre bellico forniva supporto anche a pazienti delle regioni Amhara e Afar, oggi può offrire soli servizi emergenziali. In mancanza di materiale, medicine e cure: pazienti con patologie normalmente curabili sono a rischio. Decine di migliaia di diabetici che facevano affidamento all’Ayder Hospital oggi non possono essere curati per mancanza di insulina e medicinali per dialisi.

Martedì 15 novembre 2022 la ICRC Ethiopia – Comitato internazionale della Croce Rossa segnala che:

“Abbiamo appena consegnato forniture mediche vitali salvavita a Mekelle, Tigray , per la prima volta da quando i combattimenti sono ripresi lo scorso agosto. Il sistema sanitario nella regione è sotto pressione estrema e queste consegne sono un’àncora di salvezza per le persone che hanno bisogno di assistenza medica.”

Nel comunicato ufficiale della ICRC viene indicato che sono entrati 2 camion carichi di forniture mediche a Mekelle.

La situazione per i rifugiati tigrini in Sudan.

Lo stesso giorno Asmlash-Grant Foundation riferisce che:

“AGF è rattristata dallo sfortunato incidente, l’incendio nel campo profughi di Um Rakuba scoppiato oggi e che ha distrutto 49 case. Stiamo lavorando con i partner locali per determinare i bisogni + modi appropriati per fornire assistenza alle famiglie colpite. Si prega di donare qui https://asmlash-grant.org/donate/”


Mercoledì 16 novembre 2022 il Dr. Kibrom Gebreselassie, direttore esecutivo del’ Ayder Hospital comunica che:

“Oggi segna la seconda settimana della firma di #CoH [Accordo di Pretoria n.d.r.]. L’insulina e i farmaci per la dialisi, di cui c’è un disperato bisogno, non sono ancora ammessi in Tigray. La situazione sanitaria rimane grave com’era, se non peggiorata.”


Approfondimento: Etiopia, colloqui di pace falliti prima di iniziare mentre in Tigray si muore per mancanza di medicinali


Lo stesso giorno l’ONU attraverso un portavoce dell’ Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (UNOCHA) fa sapere che:

“Noi, insieme ai nostri partner umanitari, continuiamo le discussioni con le parti interessate per riprendere il movimento dei convogli di aiuti e personale verso il Tigray”

Aggiungendo:

“I partner umanitari sono pronti a spedire gli articoli entro 48-72 ore dopo aver ricevuto l’approvazione per procedere”.

Ciò suggerisce che fino a tal data non vi è stata alcuna approvazione per l’ingresso nel Tigray di convogli di aiuti delle Nazioni Unite o di voli cargo umanitari.

Lo stesso giorno un flebile segnale di ICRC Ethiopia indica che:

“Il volo di prova del CICR è atterrato oggi a #Shire, il primo volo umanitario in 2 anni dallo scoppio del conflitto! La ripresa dei ponti aerei verso #Tigray aiuterà a trasportare più rapidamente gli aiuti umanitari urgenti nella regione, per alleviare le sofferenze di migliaia di persone che necessitano di un sostegno immediato”

Contemporaneamente esce il comunicato del WFP – World Food Programme Ethiopia:

WFP è appena entrato nel corridoio nord-ovest del Tigray attraverso Gondar [regione Amhara n.d.r.] per la prima volta da giugno 2021. Nei prossimi giorni verranno consegnati alle comunità di Mai Tsebri generi alimentari di prima necessità. Più cibo, nutrizione, carico medico seguiranno imminentemente, attraverso tutte le rotte possibili.”

Mai Tsebri da fine ottobre 2022 è area presa sotto il controllo dell’ENDF, l’esercito nazionale etiope. Da alcuni report risulterebbe che sia stata sotto il controllo militare etiope già da settembre.

Sebbene sia un segnale positivo che il WFP sia autorizzato a fornire aiuti alimentari nei territori occupati dall’ENDF (e nei campi profughi), la maggior parte della popolazione è fuggita da quelle aree per sfuggire ai combattimenti, violenze e potenziale morte. Secondo l’accordo siglato a inizio novembre gli aiuti verranno forniti nelle aree sotto il controllo dell’ENDF. Non si hanno informazioni certe se anche nel resto delle aree rurali, la maggior parte nella regione, il governo abbia predisposto l’accesso umanitario, in che modi e tempistiche.

Anche David Beasley, direttore del WFP si compiace del segnale positivo:

“FONDAMENTALE: i camion WFP stanno ora entrando in #Tigray con assistenza alimentare critica: questo è il primo movimento da quando è stato firmato l’accordo di pace. Il progresso deve continuare. Tutte le parti devono sostenere l’accordo. I servizi di base devono riprendere immediatamente. #Ethiopia bisogno di pace.”

Un bene, ma le parole del Direttore del WFP possono trarre in inganno: il primo accesso umanitario non è arrivato dopo la firma dell’accordo di Pretoria, bensì dopo il 24 agosto 2022, giorno in cui sono stati ripresi i combattimenti nel Tigray. Non 2 settimane dalla firma, ma 2 mesi di blocco.

Giovedì 17 novembre 2022 WFP Ethiopia segnala:

“Un altro convoglio WFP è appena entrato in #Tigray arrivando da #Kombolcha . Le squadre stanno attualmente scaricando 300 tonnellate di grano, piselli spezzati e olio vegetale per andare direttamente nelle mani di 67.000 persone in #Alamata , zona sud. Le consegne regolari su strada attraverso tutti i corridoi sono cruciali.”

Lo stesso giorno UNOCHA condivide aggiornamento in cui si può leggere:

“Nel solo Tigray, al 12 ottobre, i partner hanno assistito 4,61 milioni di persone nell’ambito della risposta alimentare del Round 1 del 2022, che rappresenta l’85% dell’obiettivo.”

Quelle 4,61 milioni di persone hanno ricevuto un massimo di 16,5 kg di cibo nel 2022.

Una sola volta e nemmeno per tutti i 5,4 milioni di persone che soffrono di insicurezza alimentare.

Gli accordi di Pretoria e Nairobi hanno sancito i buoni propositi tra le parti per una cessazione delle ostilità come “non guerra” per facilitare la risoluzione pacifica. Non è dato sapere tecnicamente come avverrà nella pratica.

Qualche punto degli accordi sembra che vanga comunque ancora violato, come suggerisce la BBC.

“Un alto funzionario della regione settentrionale del Tigray in Etiopia afferma che le forze eritree continuano a commettere atrocità nonostante il recente accordo con Addis Abeba per porre fine alla guerra durata due anni.

Il portavoce del Tigray People’s Liberation Front, Getachew Reda, ha affermato che le forze eritree stanno uccidendo civili e saccheggiando e distruggendo proprietà.

Diverse organizzazioni per i diritti umani hanno accusato i soldati eritrei di aver commesso atrocità in Etiopia in passato, ma queste affermazioni sono state negate dai funzionari eritrei.

Getachew ha anche affermato che i combattenti tigrini non deporranno le armi fino a quando il governo federale non avrà assicurato il ritiro delle forze eritree e di altre forze dalla regione.

Un funzionario etiope ha detto che la questione eritrea sarebbe stata risolta non appena le truppe federali sarebbero state di stanza nelle zone di confine del Tigray.”

La catastrofica situazione umanitaria del popolo del Tigray è subordinata ai punti dell’accordo di Pretoria e di quello di Nairobi tra i capi militari etiope e tigrino.

Il ritiro delle truppe eritree che hanno invaso il Tigray fin dall’inizio della guerra genocida nel novembre 2020, sono oggi l’ago della bilancia per la buona riuscita dell’accordo di cessazione ostilità. Un altro fattore è la giurisdizione territoriale del Tigray occidentale. Area oggi occupata dal governo regionale Amhara.

Martedì 15 novembre il Premier etiope Abiy Ahmed Ali, in seduta parlamentare ha accennato alla risoluzione della “controversia” territoriale in conformità con lo “stato di diritto” del paese, ma non ha affrontato il tema del coinvolgimento dell’Eritrea.

Lunedì 14 novembre 2022 il membro del Congresso Americano Brad Sherman ha rilasciato la seguente dichiarazione dopo la sua discussione del giovedì precedente con il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan sulla situazione in Etiopia.

“Ho esortato a continuare a sospendere l’AGOA – African Growth and Opportunity Act – e ad opporci ai prestiti degli istituti di credito internazionali all’Etiopia fino a quando:

(1) vengono mantenuti impegni per consentire cibo e medicine senza restrizioni (e il carburante necessario per trasportarli) nel Tigray

(2) c’è una fine completa e duratura ai combattimenti

(3) osservatori e giornalisti internazionali sui diritti umani sono sul campo nel Tigray e in tutti i siti dell’Etiopia dove i civili del Tigray sono detenuti in massa

(4) Internet venga ripristinato in modo che il mondo possa ascoltare la gente del Tigray.

Per una pace duratura in Etiopia, le truppe dell’Eritrea devono ritirarsi definitivamente. Ho sollecitato ulteriori misure se l’Eritrea non si ritirasse, inclusa la sanzione del presidente Afwerki, l’introduzione di risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che condannano l’Eritrea, un’indagine sulla riscossione della “tassa sulla diaspora” eritrea negli Stati Uniti e, se necessario, una “contro campagna spedizione” sui beni di lusso.”

Appello riportato anche durante la discussione in sede Affari Esteri il giovedì 17 novembre. (VIDEO)

Il percorso di pace è fatto di compromessi, ma anche di ricerca di fiducia e garanzie.

La politica tanto amata da diverse fazioni occidentali che prevede finanziamenti per “crescita e sviluppo economico” a governi implicati in guerre genocide e ricevuto l’accusa di crimini di guerra e contro l’umanità forse dovrebbe essere rivista.

Lo stesso occidente il quale ha messo sanzioni alla Russia in quanto invaditrice dell’ Ucraina.

La stessa Italia, sia di destra che di sinistra, sta mantenendo volontà di accordi economici e politica valida oggi per l’Etiopia come per il memorandum Italia – Libia, rinnovato nonostante il mondo sappia delle violazioni, abusi sui diritti umani, atrocità sulle persone che avvengono nei lager libici.


Approfondimento: Libia, migrante minorenne scappa dalla guerra genocida in Tigray torturato nel Paese dei lager libici


La via per la pace, quella duratura, quella con la P maiuscola, prevede che sia imprescindibile dal percorso di giustizia.

Tutte le parti nella guerra genocida in Tigray hanno commesso reati, ma il fattore discriminante da considerare è la natura sistematica dei reati.

La via della pace deve necessariamente implicare la giusta responsabilità di crimini e criminali che non possono rimanere impuniti.

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